Alzheimer, ecco dove l’Italia deve migliorare nell’assistenza

L'Italia registra ancora una grande carenza nelle cure domiciliari delle persone con demenza, nell’assistenza diurna e nelle strutture residenziali

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

L’Italia sale qualche scalino nella graduatoria dell’European Dementia Monitor di  Alzheimer Europe – organizzazione che riunisce 37 Associazioni Alzheimer in Europa, tra cui la Federazione Alzheimer Italia, ma ci sono ampi margini di miglioramento.

I 36 paesi coinvolti nell’indagine sono stati valutati in base a 10 differenti parametri suddivisi in 4 macro aree – assistenza, ricerca, politiche sociali, aspetti legali – per arrivare a una classifica finale stilata sulla base dei risultati ottenuti dagli stati nelle singole categorie, ciascuna dei quali contribuisce al 10% del punteggio totale.

Al primo posto si posiziona la Svezia con un punteggio complessivo del 71,8%, seguita da Regno Unito (Scozia 70,9% e Inghilterra 68,4%), e Belgio (67,2%).  L’Italia, da metà classifica, sale al 10° posto con un punteggio di 62,9%, +10% rispetto alla precedente indagine. Chiudono la classifica tre paesi dell’est: Bosnia-Erzegovina (24,7%), Polonia (22,8%) e Bulgaria (19,5%).

Più attenzione alle famiglie per le cure a domicilio

Il nostro Paese registra un miglioramento in quasi tutte le categorie prese in esame, ottenendo il punteggio pieno in due, nello specifico nel riconoscimento dei diritti legali delle persone con demenza e dei loro familiari e nella partecipazione alle iniziative europee di ricerca sulla demenza; in generale, dimostra una grande attenzione per gli aspetti sociali e per la tutela dei diritti, grazie anche a iniziative come le Comunità Amiche delle Persone con Demenza realizzate dalla Federazione Alzheimer Italia.

Sul fronte del riconoscimento della demenza come priorità nazionale, il Monitor non registra la grande novità italiana dello scorso dicembre che ha visto l’approvazione da parte della Commissione Bilancio della Camera dell’emendamento alla legge di bilancio 2021 che prevede un finanziamento di 15 milioni in 3 anni per il Piano Nazionale Demenze e l’ufficializzazione del “Tavolo di monitoraggio dell’implementazione del Piano Nazionale per le Demenze (PND)”, che ora potrà trasformare in azioni concrete gli obiettivi del Piano stesso.

Attenzione però: a fronte di alcuni significativi passi avanti, il nostro Paese si conferma ancora indietro sugli aspetti legati alla disponibilità di servizi di assistenza e alla loro accessibilità. In particolare, viene registrata ancora una grande carenza nelle cure domiciliari, nell’assistenza diurna e nelle strutture residenziali. In aggiunta a questo, più del 50% dei costi di accesso ai servizi sono totalmente a carico delle famiglie, e ancora insufficienti sono i finanziamenti pubblici.

“Il Monitor 2020 indica che l’Italia in questi tre anni si è impegnata nel migliorare il proprio approccio alla demenza, raggiungendo punteggi molti alti in alcune categorie prese in esame, come ad esempio lo sviluppo di iniziative a favore delle persone con demenza o il riconoscimento dei loro diritti” – commenta Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia.

“La strada da percorrere è ancora lunga e, come molti altri, il nostro Paese è ancora carente nel garantire servizi di assistenza adeguati e accessibili alle persone con demenza, ma confidiamo che il recente finanziamento del Piano Demenze possa portare un miglioramento anche in queste aree, come anche nella ricerca”.

Le graduatorie in pillole

L’indagine ha coinvolto 36 tra Stati membri dell’Unione europea, Bosnia-Erzegovina, Islanda, Israele, Jersey, Norvegia, Regno Unito (Inghilterra e Scozia), Svizzera, e Turchia.  Per quanto riguarda la disponibilità dei servizi di assistenza a ottenere il miglior punteggio sono Svezia e Lussemburgo, ma l’Italia migliora passando dal 23° al 18° posto; parlando invece di accessibilità dei servizi di assistenza, al primo posto troviamo la Finlandia e, anche in questo caso, l’Italia fa passi avanti, risalendo dal 30° al 23°.

Sul fronte del rimborso dei medicinali, al primo posto troviamo Irlanda, Lussemburgo, Svezia, Turchia e Regno Unito (sia Inghilterra sia Scozia): in questi Stati, infatti, tutti i trattamenti anti-demenza sono rimborsati integralmente dal Servizio sanitario ed è presente una politica per limitare l’uso inappropriato di antipsicotici.

L’Italia scende di una posizione, dal 6° al 7° posto. Germania, Spagna e Inghilterra si classificano primi, ma non a punteggio pieno, nella categoria di sperimentazione clinica, dove il nostro paese perde molti punti passando dal 5° al 19° posto; mentre Italia e Spagna sono gli unici Paesi che partecipano a tutti i programmi e progetti europei presi in esame dall’indagine.

In ogni caso Italia, Austria, Croazia, Israele, Lettonia, Turchia e Regno Unito hanno seguito le raccomandazioni di Alzheimer Europe sul rispetto dei diritti legali delle persone con demenza e dei loro familiari; il Belgio si posiziona primo per quanto riguarda i diritti di cura e di lavoro riconosciuti, categoria dove il nostro paese raggiunge il 3° posto; infine il Portogallo è l’unica nazione ad aver ratificato tutte le convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani, mentre l’Italia scende di alcune posizioni (dall’8° al 15° posto).