Allergia ai pollini ed ai cibi, il ruolo della sindrome orale allergica

Il collegamento tra l’allergia al polline e i cibi dipende dalla reattività crociata tra alcune proteine degli alimenti che sono strutturalmente simili a quelle del polline

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Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Non tutti sono a conoscenza del fatto che esiste una stretta relazione tra l’allergia ai pollini ed alcuni specifici alimenti che, se venissero consumati, potrebbero causare un peggioramento dei sintomi.

Allergia ai pollini: che cos’è e come si manifesta

Le allergie interessano milioni di persone e hanno un impatto negativo sulla qualità di vita delle persone colpite a causa dei sintomi che le caratterizzano. Infatti, hanno un notevole costo sociale perché possono limitare la capacità di svolgere le mansioni quotidiane più semplici, ridurre la capacità di concentrarsi e rendere il lavoro meno produttivo. Inoltre, per il numero delle persone interessate e il conseguente ricorso ai farmaci, come gli antistaminici, le allergie gravano sulla spesa sanitaria.

Le allergie sono il risultato di una risposta ipersensibile del sistema immunitario che reagisce in maniera anomala ed eccessiva nei confronti di agenti estranei (gli allergeni) che, diversamente, per la maggior parte delle persone risultano innocui. Tra gli allergeni, che sono sostanze di diversa natura e origine, i pollini sono spesso coinvolti nelle reazioni allergiche. Le allergie da polline interessano l’apparato respiratorio perché attraverso la respirazione immettiamo una grande quantità di polline nelle vie respiratorie. Di solito, c’è una certa stagionalità e la primavera è il periodo dell’anno in cui è più alta la concentrazione di polline nell’aria e in cui sono più severi i sintomi dell’allergia.

Il polline nei soggetti allergici provoca la rinite allergica e nei casi più gravi può provocare attacchi d’asma con gravi difficoltà respiratorie. Più rari, ma estremamente pericolosi sono i casi di shock anafilattico dalle conseguenze potenzialmente letali. La causa della malattia è un’anomalia immunologica che porta a reazioni di ipersensibilità IgE mediate derivanti dall’esposizione al polline (antigene). La reazione è provocata da un’infiammazione delle mucose del cavo orale e da forme di congiuntivite.

I sintomi caratteristici dell’allergia al polline sono:

  • Congestione e naso gocciolante;
  • Prurito e lacrimazione agli occhi;
  • Infiammazione delle mucose;
  • Tosse continua.

Allergia ai pollini: chi sono i principali responsabili

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, tra il 10 e al 20% della popolazione europea, Italia compresa, presenta una prevalenza di riniti allergiche con un andamento variabile in funzione delle stagioni e delle regioni. L’allergia al polline ha un notevole impatto sociale poiché è causa di malattia e di disabilità.

Le piante il cui polline è spesso in grado di scatenare reazioni allergiche sono le betullacee, le cupressacee, le graminacee e la parietaria. Il polline si presenta come dei granuli di diversa dimensione e forma le cui dimensione ridotte gli permettono di rimanere sospeso in aria per molto tempo. Inoltre, i pollini possono essere trasportati dalle correnti d’aria e dal vento fino a qualche centinaio di chilometri dal sito di produzione e liberazione nell’aria.

Ad esempio, i pollini della betulla e di altre Betulacee e delle fagacee, alberi più diffusi nel Nord e nel Centro Europa, sono una delle cause principali di rinite e allergica e di asma. Spesso, i sintomi si estendono oltre la stagione dei pollini a causa dell’ampia cross-reattività e alle stagioni polliniche variabili all’interno del gruppo omologo di alberi di betulla.

Anche piante come ad esempio l’ambrosia, l’ontano, l’assenzio e l’artemisia provocano spesso sintomi lievi come riniti e congiuntiviti. In realtà, sono molte le piante e le erbe in grado di provocare reazioni allergiche.

Allergia ai pollini e reattività crociata

In realtà, la questione dell’allergia al polline è ancora più complicata in quanto esiste una reattività-crociata tra alcuni pollini e alcune proteine presenti nel cibo. Accade che il sistema immunitario riconosce come allergeni anche delle proteine dalla struttura molto simile agli allergeni del polline, presenti in alcuni alimenti e che, come questo, sono in grado di scatenare una reazione allergica.

Soltanto per fare un esempio, il principale allergene della mela chiamato Mald1, è omologo per il 63% al principale allergene del polline di betulla chiamato Betv1. Infatti, tali allergeni presenti nella frutta e nella verdura sono chiamati anche panallergeni: essendo simili agli allergeni del polline con cui il sistema immunitario è già venuto in contatto, li scambia per questi e reagisce.

Che cos’è la Sindrome orale allergica

La Sindrome orale allergica (SOA) o Sindrome da allergia alimentare associata ai pollini (PFAS) è una reazione allergica nel cavo orale susseguente al consumo di alimenti come frutta, verdura e noci ed è causata dalla reattività-crociata tra gli allergeni presenti sia nel polline che in questi alimenti. Infatti, si verifica negli adulti che soffrono di rinite allergica.

Sebbene sia considerata una malattia a basso rischio, non va affatto sottovalutata. Infatti, i dati epidemiologici mostrano che fino al 3% dei pazienti affetti da sindrome alimentare associata ai pollini possono avere sintomi sistemici senza avere sintomi orali. Addirittura, l’1,7% dei pazienti subisce uno shock anafilattico.

La SOA rappresenta la più comune reazione allergica causata dal cibo. In realtà, più del 60% di tutte le allergie alimentari sono reazioni crociate tra alimenti ed allergeni inalati. Differentemente da altre allergie alimentari, la SOA è limitata alla mucosa orale, alle labbra alla lingua e alla gola.

Solitamente, chi è affetto da PFAS può mangiare la stessa frutta o verdura responsabili della reattività-crociata con il polline, senza che si verifichi una reazione allergica, quando queste vengono cotte.

Infatti, le proteine sono termolabili e il calore sprigionato durante la cottura le destruttura (denatura) in modo da non renderle più allergizzanti. In generale, tutti i fattori che incidono sulla degradazione delle proteine possono influenzare l’insorgenza e la gravità della reazione allergica: la cottura, le fasi di lavorazione del cibo, i farmaci antiacido che possono ridurre la degradazione delle proteine (peggiorando la PFAS), il volume di cibo ingerito e l’esercizio fisico.

Sintomi della sindrome alimentare associata ai pollini:

  • Prurito orofaringeo (è il sintomo più comune);
  • senso di costrizione alla gola;
  • difficoltà a deglutire;
  • nausea;
  • disfonia;
  • prurito nasale;
  • prurito dell’orecchio.

Sorprendentemente, la sindrome orale allergica non compare nei bambini piccoli e solitamente i bambini di età inferiore ai 3 anni non sviluppano la rinite allergica. Può comparire nei bambini più grandi, negli adolescenti e nei giovani adulti che da anni mangiavano la frutta o la verdura in questione senza avere nessun disturbo.

Quali sono i cibi gli alimenti responsabili delle allergie crociate

Oggi, consociamo quali sono gli alimenti responsabili della sindrome orale allergica. Ciononostante, la questione è molto complessa perché chi è allergico al polline non è detto che assumendo gli alimenti incriminati manifesti la sindrome. A questo punto non ci resta che scoprire quali sono gli alimenti il cui consumo è in grado di innescare una reazione allergica nei soggetti allergici ai pollini, correlandoli ad un tipo specifico di allergia al polline.

Tipi di polline e di cibi associati alla sindrome orale allergica:

Polline Frutta Verdure Frutta secca a guscio Cereali, legumi e semi
Betulla Mela, ciliegia, kiwi, pera, prugna secca, albicocca, banana, fichi, avocado, fragola, mango, prugne e pesca e pesca noce

 

Sedano, carota, pastinaca, prezzemolo, aneto, cumino, coriandolo, finocchio, patata, pomodoro, peperone (verde) e cicoria Nocciola, mandorla, noce e arachide Soia, grano, lenticchie, piselli e fagioli
Ambrosia Banana, cocomero, melone, melone cantalupo e melata Zucca, peperone, cetrioli, carciofi, ibisco, zucchine e tè alla camomilla Semi di girasole
Erbacce Mela, anguria, arancia e kiwi Pomodori
Assenzio Mela, anguria e melone Sedano, carota, prezzemolo, pepe, coriandolo e finocchio
Paretaria Ciliegia e melone
Piante erbacee Fico, melone, arancia, kiwi e anguria Pomodori e patate arachidi
Ontano Mela, ciliegia, pesca, pera, fragola e lampone Sedano e prezzemolo Nocciola, mandorla e noce
Cedro Giapponese Pomodoro
Artemisia Mango Sedano e carota
Platano Mela Lattuga e mais Nocciola e arachidi Ceci

Come si fa la diagnosi di sindrome orale allergica

La diagnosi di sindrome orale allergica viene eseguita attraverso i test allergometrici. I test cutanei più tradizionali skin prick test per allergeni inalatori e i prick by prick con alimenti freschi. Per confermare la diagnosi, è possibile ricorrere anche ad un test di provocazione orale realizzato in condizioni di sicurezza con il frutto o il vegetale sospettato. Tuttavia, più mirata è la ricerca delle IgE specifiche per i pollini ed i panallergeni (profiline, E PR-10 E LPT). I test per la diagnosi molecolare Isac e il test Alex riescono ad indagare rispettivamente 112 allergeni e 282 allergeni. Tali saggi, vengono eseguiti al fine di individuare l’eventuale sensibilità del paziente a molecole ed allergeni responsabili delle reattività crociate.

Come comportarsi in caso allergia ai pollini e/o sindrome orale allergica

Oltre a usare ai farmaci sintomatici sotto forma di spray, colliri o da assumere per via orale, oppure ricorrere immunoterapia, la cosa principale che un paziente allergico deve fare è la prevenzione. Infatti, l’unico modo per evitare la comparsa di una reazione allergica è evitare di venire in contatto con gli allergeni noti.

In presenza di sindrome orale allergica è possibile fare una dieta di restrizione che prevede l’esclusione dalla dieta tutti gli alimenti che causano una reattività crociata con il polline. Tuttavia, ciò potrebbe essere non sufficiente perché è possibile venire comunque a contatto accidentalmente con un allergene presente nel cibo. Per scongiurare questa eventualità, consiglio di leggere con attenzione le etichette degli alimenti per evitare di avere brutte sorprese.

Per un paziente allergico, è importante conoscere il “calendario dei pollini” e il periodo dei picchi dei pollini perché, se è pur vero che non è sempre possibile ridurre l’esposizione al polline, esistono tuttavia delle differenze biogeografiche che riflettono il clima e la fenologia locali e che è fondamentale conoscere. Uno strumento molto utile per i soggetti allergici, che consiglio di consultare, è il bollettino dei pollini: un servizio che offre un aggiornamento regione per regione sulla conta pollinica. Inoltre, è possibile essere aggiornati sui valori attuali, sul trend settimanale dei pollini e sulle previsioni polliniche attraverso una “correlazione previsioni meteo e andamento delle conte polliniche”.

Fonti Bibliografiche

  • Allergie da polliniIstituto Superiore di Sanità.
  • “Pollen season is reflected on symptom load for grass and birch pollen‐induced allergic rhinitis in different geographic areas—an EAACI Task Force Report.” Pfaar, Oliver, et al.  Allergy5 (2020): 1099-1106.
  • Pollini e Allergia. Bollettino dei pollini.
  • American College of Allergy, Asthma and Immunology (ACCAI).
  • “Oral allergy syndrome: an update for stomatologists.” Kashyap, Roopashri Rajesh, and Rajesh Shanker Kashyap.  Journal of Allergy2015 (2015).
  • “Pollen food allergy syndrome (PFAS): a review of current available literature.” Carlson, Geoffrey, and Christopher Coop.  Annals of Allergy, Asthma & Immunology 123.4 (2019): 359-365.
  • Che cos’è la sindrome orale allergica e chi colpisce? Humanitas Medical Care.