Pandemic Skip: perché ci sentiamo tutti più giovani (anche se non lo siamo)

Ci sentiamo tutti più giovani di due o tre anni perché abbiamo messo la nostra vita in pausa durante la pandemia. Perché siamo vittime del Pandemic Skip

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Nell’epoca della condivisione e della spettacolarizzazione che spesso va a discapito della nostra privacy, sempre che ce ne sia ancora una, tutti sanno tutto di tutti. Sesso, provenienza, passioni, interessi, conosciamo anche gli amici degli amici e i loro movimenti semplicemente perché pubblichiamo la nostra vita online. Possiamo risalire persino alle date di nascita, una possibilità questa assai preziosa per gli smemorati. Certo, c’è sempre la possibilità di nascondere le informazioni sensibili se lo vogliamo, o quelle che non vogliamo rivelare, come la nostra età, per esempio.

Perché dovremmo farlo, poi? In fondo sono finiti i tempi in cui, per galanteria, non si chiedevano gli anni a una donna perché l’età che avanza, in teoria, non è più un tabù. Devo confessarvi, però, che non solo non mostro la mia età su Facebook, ma spesso in passato, un po’ per gioco e un po’ per vezzo, anche io ho mentito sui miei anni. Del resto, se lo fanno le attrici e le celebrities perché non posso farlo anche io?

Se prima lo facevo in maniera goliardica, però, ultimamente mi viene quasi naturale togliere dalla mia età anagrafica quei due o tre anni, e facendo un giro sui social ho scoperto di non essere l’unica. E non perché ci sentiamo tutte più giovani e belle, ma perché siamo in balia del fenomeno del Pandemic Skip.

Cos’è il Pandemic Skip, e perché ne siamo tutte vittime

Arriva da TikTok, come accade sempre più spesso ultimamente, una nuova parola che è già entrata a far parte del vocabolario delle vecchie e delle nuove generazioni. Si tratta del Pandemic Skip, un termine che – anche se non può essere spiegato con una traduzione letterale – è capace comunque di fare luce su un ampio fenomeno del quale siamo tutte, o quasi, vittime.

Si tratta di una sorta di perdita della percezione del tempo che un po’ tutti abbiamo sperimentato dopo la fine della pandemia. Tra isolamento sociale, lockdown e privazioni abbiamo cambiato temporaneamente le nostre abitudini, ma l’abbiamo fatto in attesa del ritorno alla normalità, e quindi mettendo in standby la nostra vita.

Poi quella normalità è tornata, è successo con la fine dell’emergenza sanitaria. Ed ecco che è riaffiorata una nuova sensazione: quella di esserci svegliate da un lungo letargo. Quante di voi si sono sentite così?

La verità, però, è che la vita è andata avanti, in tutti i sensi. Noi, così come le persone che fanno o facevano parte della nostra vita, siamo cresciute, evolute e cambiate. Il mondo intorno a noi è andato avanti e il tempo non si è fermato, anche se abbiamo messo in pausa le attività, i sogni e i desideri.

Torniamo quindi al Pandemic Skip, al “salto della pandemia” che ci riporta al presente. Che ci ricorda costantemente, anche inconsciamente, quegli anni che non abbiamo potuto vivere come avremmo voluto. Tutti abbiamo perso qualcosa: tempo, progetti, abitudini, sogni e perfino persone. Non è poi così sbagliato desiderare che quel tempo, che quegli anni, ci siano restituiti indietro. O forse sì?

Tornare a vivere nel presente

Ho visto tantissimi video su TikTok di ragazze giovanissime che si riconoscevano nel fenomeno del Pandemic Skip. Eppure non è solo la Genz Z, che frequenta il celebre social network, ad aver perso quegli anni spensierati che nessuno ridarà indietro. Pensiamo ai Millenials, per esempio, che ora si ritrovano ad affrontare delle vere e proprie corse contro il tempo per recuperare tutto ciò che hanno perduto o alla Generazione X, che è invecchiata di tre anni senza aver potuto costruire dei nuovi ricordi.

È normale, quindi, desiderare di avere qualche anno in meno. È normale persino sentirsi più giovani, almeno mentalmente. Però sono nostri il diritto e il dovere di riconoscere che quel tempo è passato eccome, e nessuno ce lo restituirà mai più.

Quello che possiamo e dobbiamo fare, invece, è riflettere su quanto accaduto se necessario, anche se la pandemia sembra un lontano ricordo. Dobbiamo accettare tutto quello che è stato, anche se difficile, terribile e inaspettato. Dobbiamo smettere di rimuginare su quello che abbiamo perso e concentrarci, invece, su tutto quello che abbiamo realizzato, su tutto ciò che abbiamo imparato in quegli anni difficili. Solo facendo così possiamo tornare a vivere nel presente e sì, anche a riappropriarci della nostra vera età anagrafica.