Noi donne nasciamo intere, non abbiamo bisogno di nessuna metà

Perché non esiste l'altra metà della mela, perché le due metà siamo noi, unite e inseparabili. E l'amore non è l'unione di due metà perfette, ma l'incontro di due mele complete, integre e imperfette

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Dicono che questo disperato bisogno di amare qualcuno, che a volte si manifesta in forma di sciagura più che di dono, nasca in qualche modo dall’idea dell’amore romantico che ha preso forma nella nostra mente quando eravamo solo delle bambine. Tutta colpa dei cartoni Disney, dicono, e delle favole che ci hanno raccontato. Di quei principi azzurri che dovevano salvarci e che abbiamo aspettato invano.

Eppure prima dei castelli, dei draghi e delle principesse c’era un frutto che spiegava l’amore. Era una mela, non una di quelle avvelenate intendiamoci, ma di una spiegava il vero senso di quel sentimento che muove il mondo. A parlarne fu Platone, filosofo e scrittore greco, che per dare un significato a tutto narrò nel suo Simposio quella che per noi è diventata una verità assoluta.

Forse Platone lo aveva già capito che quel dolore del cuore che si manifestava prepotentemente dopo le relazioni fallimentari sapeva essere insopportabile. E per lui c’era solo una vita d’uscita per mettere a tacere la sofferenza, quella di trovare l’anima gemella, l’altra metà della mela.

Sì perché secondo il filosofo l’uomo e la donna, tanto tempo fa, altro non erano che una cosa sola. Bella, perfetta e indivisibile. Eppure Zeus, invidioso di tutta questa magnificenza, scelse di dividere in due quella creatura destinando così le due metà a cercarsi e a rincorrersi, a vagare disperatamente nel mondo per riunirsi e trovare così, di nuovo, la perfezione.

Solo l’incontro con l’altra metà della mela, quindi, può mettere a tacere la disperazione del cuore e dell’anima. Può restituire quel senso di appagamento e perfezione che cercano tutti gli esseri umani e che possono ottenere solo ricongiungendosi con l’altro.

Così lo abbiamo fatto anche noi, senza sosta e senza resa. Abbiamo trascorso anni alla ricerca di quell’anima gemella in grado di colmare l’assenza, di riempire i vuoti e completare l’essenza. Lo abbiamo fatto senza sosta credendoci sempre, anche quando non avevamo più ragione di farlo, anche se l’amore assumeva le forme di una dipendenza.

Ci siamo aggrappate con disperazione alla speranza che quella mela riunita avrebbe risolto il più grande di tutti gli enigmi. Perché per spiegare il fuoco ardente e la passione, il batticuore e il magone che insiste e persiste più di un pugno in pieno stomaco, avevamo bisogno di credere in qualcosa che fosse più grande di noi e della nostra intera esistenza. E lo abbiamo fatto.

Romantico, suggestivo e affascinante. Mitologico. Sì perché quello delle anime gemelle è un mito e per quanto può essere bellissimo, per quanto possa aiutarci a dare una spiegazione a quello che sembra inspiegabile, non è reale. Perché la verità è che noi nasciamo intere.

Non siamo la parte del corpo di un uomo, né tanto meno siamo la sua metà. Nasciamo uniche, complete e integre. Abbiamo un corpo, una testa, un cuore e un’anima. E sì, abbiamo anche dei vuoti da colmare e della mancanze, ma sono proprio questi a renderci umani, imperfetti. E non ci sarà mai nessun’altra persona in grado di darci valore, perché quello ci appartiene per natura. Ed è solo acquisendo questa consapevolezza che possiamo smettere di cercare negli altri quello che abbiamo già.

Perché non esiste l’altra metà della mela, perché le due metà siamo noi, unite e inseparabili. E l’amore altro non è che l’incontro di due mele integre, complete e imperfette.