L’indifferenza è come una brutta malattia: non fatevi contagiare

Una forma di violenza silenziosa che può trasformarsi in una piaga terribile

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ogni giorno parliamo di violenza, per combatterla, per insegnare ai nostri figli e alle future generazioni che questa forza, impetuosa e incontrollata, non dovrebbe appartenerci, mai. Tuttavia, c’è qualcos’altro che dobbiamo spiegare agli uomini e alle donne del domani, un’altra forma di violenza, silenziosa e apparentemente non nociva che però può trasformarsi in una piaga terribile: l’indifferenza.

Non curarsi del prossimo, non vedere i problemi di chi ci circonda e ignorare il grido di qualcuno che ha bisogno d’aiuto, non è forse questa stessa una violenza? Alcune persone definiscono l’indifferenza come uno stato affettivo neutro perché chi è indifferente, semplicemente non sente e non soffre.

Eppure, quando veniamo colpiti dall’indifferenza di qualcuno, dalla sua freddezza, è inutile negare che restiamo ferite. E fa male, tanto.

Perché essere ignorati è doloroso, e questo atteggiamento è una risposta dura che proprio non ci aspettiamo di ricevere dalle persone. Eppure manca l’empatia, la gentilezza, il rispetto e la condivisione. Viene a mancare tutto perché per quelle persone, noi semplicemente non esistiamo.

L’indifferenza sa ferire il cuore e l’anima, molto più di ogni altra parola e atteggiamento, perché è come se per l’altra persona noi non esistessimo, non avessimo alcun valore. Camminare per strada e non guardare, vedere qualcosa di orribile e girarsi dall’altra parte, sentire un grido d’aiuto, e non ascoltarlo, non è forse una delle forme di violenza più pericolose del mondo?

Eppure accade ogni giorno, a noi, a chi conosciamo, a chiunque vive nel mondo. Ecco perché l’indifferenza, nei confronti degli altri, è una cosa che non deve appartenerci e che dovrebbe stare alla larga dai nostri bambini e dalle future generazioni. Dovremmo spiegare a loro, che guardare il prossimo, e tendere a lui la mano, è alla base della civiltà, del rispetto e dell’amore, a prescindere dal sesso e dell’età, o dalla razza.

Insegniamo ai nostri figli a non essere mai indifferenti nei confronti delle persone, del mondo che c’è la fuori, di non ignorare una lite tra i vicini di casa, o una violenza per strada, né la richiesta di supporto di un amico o di un conoscente.

Insegniamo agli uomini e alle donne di domani che l’indifferenza è come una brutta malattia, la peggiore, e che quindi non dovranno mai farsi contagiare da essa.