La sindrome di Asperger rientra all’interno dei Disturbi dello spettro dell’Autismo (Autism Spectrum Disorders, ASD), dal momento che i disturbi che ne fanno parte sono caratterizzati da alcuni sintomi comuni. Pur avendo infatti dei punti in comune con l’autismo, i soggetti con sindrome di Asperger non presentano deficit a livello cognitivo, piuttosto hanno un modo differente di interagire con gli altri. Ad esempio, possono avere dei comportamenti ripetitivi, prendere alla lettera quanto gli viene detto scatenando (involontariamente) fraintendimenti, non gradire i cambiamenti.
Dati alla mano, si stima che solo nel nostro Paese 1 bambino su 77 con un’età compresa tra i 7 e i 9 anni abbia un disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza nei maschietti. Tra l’altro, negli ultimi anni è stato riscontrato un aumento di questo disturbo.
Che cos’è quindi la sindrome di Asperger e come si manifesta? Ne parliamo con la Dottoressa Serena Costa, Psicologa dell’infanzia.
Indice
Cos’è la sindrome di Asperger
«La sindrome di Asperger è un disturbo dello sviluppo che appartiene alla categoria dei “Disturbi dello spettro dell’Autismo”. Il nuovo DSM-5, sostiene che la patologia dell’autismo, faccia “da cappello” a diverse manifestazioni del disturbo, in quanto ci sono delle caratteristiche di base che si riscontrano sempre, e altre caratteristiche che invece si manifestano in altri casi e con diversi livelli di gravità.
In tutti i disturbi rientranti nello spettro autistico, si riscontrano sempre due aree deficitarie:
- deficit persistente nella comunicazione sociale;
- deficit nell’interazione sociale in diversi contesti, non spiegabile attraverso un ritardo generalizzato dello sviluppo e comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive.
Chi ha la sindrome di Asperger presenta le caratteristiche citate sopra, però è possibile dire che si riscontrino in maniera più lieve rispetto agli autistici. Per esempio, chi ha la sindrome di Asperger può avere difficoltà relazionali, ma riuscire comunque a esprimere sentimenti di affetto e di attaccamento nei confronti dei propri familiari o delle persone a cui si sentono maggiormente legati», spiega la dottoressa.
La sindrome di Asperger prende il nome da Hans Asperger, un medico austriaco che per primo ha analizzato un gruppo di bambini con comportamenti sociali differenti. Nel 1994, questa sindrome viene inserita per la prima volta all’interno del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) IV – sottocategoria dei Disturbi Persuasivi dello Sviluppo.
Caratteristiche della sindrome di Asperger
«Ci sono due caratteristiche peculiari della sindrome di Asperger:
- assenza di ritardo mentale, anzi, un livello intellettivo nella norma o a volte persino superiore;
- linguaggio sviluppato nella norma. Tuttavia, molte volte, può presentare caratteristiche particolari, ovvero può essere particolarmente prolisso, comprensivo di terminologie molto specifiche, o avere un tono dell’eloquio monotono.
Inoltre:
- i comportamenti tipici di questo disturbo devono comparire nella prima infanzia;
- ci deve essere una compromissione del quotidiano;
- queste alterazioni non sono meglio spiegate da ritardo globale dello sviluppo o da disabilità intellettiva. Tuttavia, la disabilità intellettiva e il disturbo dello spettro dell’autismo spesso sono presenti in concomitanza», continua la dottoressa Costa.
Un’altra caratteristica che potrebbe indicare la presenza di questo disturbo è l’interesse verso specifiche parti di un oggetto (come alcuni pezzi di un giocattolo). Sempre sotto il fronte degli interessi, ci sono soggetti con sindrome di Asperger che possono coltivarne di diversi fin dall’infanzia e mantenerli tali per tutta la vita. Altri invece, possono cambiarli nel corso degli anni e averne alcuni insoliti, come la raccolta della spazzatura.
Come si manifesta la sindrome di Asperger
«La sindrome di Asperger si manifesta attraverso:
- anomalie sensoriali, ovvero ipersensibilità o iposensibilità agli stimoli visivi, uditivi, olfattivi e tattili;
- anomala regolazione emotiva, cioè incapacità di comprendere le proprie emozioni e quelle altrui;
- comportamenti inadeguati alla circostanza, ad esempio comportamenti-problema; stereotipie motorie; etero/auto aggressività;
- anomalie dell’attenzione, ovvero inconsapevolezza della realtà che circonda il soggetto, grande attenzione al dettaglio, ma non all’insieme o ancora difficoltà a pianificare e organizzare le proprie attività», precisa l’esperta.
Inoltre, si possono notare:
- difficoltà nel fare amicizia;
- necessità di essere assistiti;
- propensione per argomenti legati alla logica (ad esempio la matematica);
- difficoltà nell’interpretare i messaggi osservando dallo sguardo degli altri;
- maggiore sensibilità a sapori, suoni;
- tendenza ad interpretare in modo letterale quanto detto dagli altri;
- tendenza a perseguire in modo ripetitivo attività frutto dell’immaginazione, come la propensione ad allineare i giocattoli;
- necessità di maggiore tempo per poter processare le informazioni sociali.
In aggiunta, i bambini con sindrome di Asperger rivelano una maturità emotiva spesso inferiore di tre anni rispetto ai loro coetanei; nello specifico potrebbero descrivere le proprie emozioni con pochi vocaboli.
Inoltre, dal momento che il mondo appare loro come un luogo imprevedibile e confuso, preferiscono seguire una routine ben stabilita, fatta di regole e di modi di fare ripetitivi. Ad esempio, possono insistere per viaggiare e vestirsi nello stesso modo, o ancora consumare i medesimi alimenti durante i pasti. Di conseguenza, cambiamenti improvvisi possono non metterli a proprio agio; in questo senso, potrebbe essere utile prepararli con un po’ di anticipo alle novità (quando queste possono essere previste/organizzate).
Cause della sindrome di Asperger
«Le cause alla base della sindrome di Asperger sono differenti e possono riguardare:
- le strutture anatomiche compromesse (come cervelletto, sistema limbico e corteccia cerebrale), anomalie neurotrasmettitoriali, metaboliche, cromosomiche e genetiche;
- fattori esogeni infettivi, tossici, farmacologici, traumatici e vascolari;
- infezione virale prenatale;
- ipossia al momento della nascita», spiega la dottoressa.
Diagnosi della sindrome di Asperger
Questa condizione viene identificata nei primi anni di vita, intorno ai 4-5 anni di età e si manifesta con specifici comportamenti adottati, specie quando i bambini interagiscono con gli altri. È stato riscontrato che individuare precocemente il rischio di autismo e intervenire ancor prima si sia manifestato del tutto, può attenuare il quadro clinico.
Nonostante ciò, la diagnosi arriva spesso tardi considerando l’arco temporale che va dalle prime avvisaglie dei genitori, alla prima consultazione con uno specialista fino ad arrivare alla diagnosi stessa.
Ricevere una diagnosi di sindrome di Asperger potrebbe essere più utile di quanto si possa immaginare se si considera che un approfondimento in tal senso può:
- consentire ai soggetti di accedere a diversi servizi di supporto volti a migliorare la qualità di vita;
- aiutarli, insieme ai loro familiari, a comprendere più a fondo i comportamenti adottati, oltre che a risolvere alcune difficoltà;
- fornire un aiuto in più nelle scelte di studio e di carriera.
La diagnosi di sindrome di Asperger varia da persona a persona e potrebbe non essere immediata. In alcuni casi infatti, questa condizione può essere diagnosticata in età adulta, aiutando le persone a riconoscere che le loro difficoltà in ambito comportamentale, comunicativo e relazionale hanno origine proprio in questa sindrome. Ad ogni modo, il processo diagnostico prevede il coinvolgimento di un team multidisciplinare, ovvero composto da un pediatra, uno psicologo/psichiatra, un logopedista.
La diagnosi passa dalla valutazione delle abilità linguistiche, degli atteggiamenti nei confronti dei cambiamenti, delle abilità motorie, dell’interesse ad interagire con gli altri, delle interazioni sociali, delle espressioni del volto quando si parla.
Se i genitori si accorgono che il proprio bambino non riesce di frequente a stabilire un contatto visivo, ha difficoltà ad integrarsi nelle situazioni sociali o presenta la maggior parte della sintomatologia elencata sopra, il consiglio è di parlarne con uno specialista per valutare il percorso da intraprendere.
Trattamento della sindrome di Asperger
«La sindrome di Asperger non è una malattia dalla quale guarire ma un’atipia nello sviluppo che caratterizzerà l’individuo per tutta la vita. Chi ha questa sindrome avrà modalità percettive, immaginative, mnestiche, ideative e socio-affettive e, in generale, su uno stile di funzionamento cognitivo atipico. Più che di cura, quindi, si parla di riabilitazione e intervento psico-educativo mirati al recupero dei deficit cognitivi, comunicativi e sociali.
Infine, l’ottica da sviluppare sempre di più è quella inclusiva, modificando l’ambiente che può rendere più o meno evidenti le lacune dei soggetti con questa sindrome», conclude l’esperta.
Con il giusto supporto e incoraggiamento dunque, ogni soggetto con la sindrome di Asperger può vivere una vita appagante e indipendente. Gli interventi possibili dipendono dal soggetto e possono comprendere:
- terapie psicologiche come quella cognitivo comportamentale;
- programmi di supporto per i bambini e per i genitori;
- terapia occupazionale, volta ad affrontare – tra le altre cose – le abilità di vita quotidiana (vestirsi, lavarsi, mangiare, prendere i mezzi pubblici, gestire i soldi, fare i compiti);
- eventuali farmaci, funzionali al solo trattamento di sintomi specifici che potrebbero verificarsi in alcuni casi, tra cui l’ansia, l’iperattività.
Come abbiamo visto, i sintomi riconducibili alla sindrome di Asperger possono iniziare a manifestarsi già nei primissimi anni di vita. Se si hanno dubbi circa la presenza o meno del disturbo, il consiglio è di parlarne con un professionista del settore. Quest’ultimo individuerà l’eventuale presenza della condizione e potrà individuare un trattamento personalizzato.
Fonti bibliografiche
- Istituto Superiore di Sanità, La sindrome di Asperger
- National Autistic Society, Asperger syndrome and other terms
- Istituto Superiore di Sanità, Progetto Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio dei Disturbi dello Spettro Autistico