Bimbi dimenticati, cos’è la “forgotten baby syndrome”

Si chiama forgotten baby syndrome ed è la sindrome dei bambini dimenticati nelle auto parcheggiate. In Italia sono stati registrati 11 drammatici casi

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Una bambina, di soli 14 mesi, è morta a Roma. Il suo corpicino esanime è stato ritrovato sul sedile posteriore di un’automobile parcheggiata in zona Cecchignola, quella di suo papà. È stato proprio lui, un carabiniere di 45 anni, a dimenticare sua figlia in auto. Avrebbe dovuto lasciarla all’asilo, situato a poche decine di metri dal suo ufficio, ma non lo ha fatto.

Così si è consumata la tragedia, l’ennesima di questo genere, nel quartiere militare dell’area sud della capitale. Mentre l’uomo è indagato per abbandono di minore, i commenti lasciano spazio al cordoglio e al dolore. Quello nei confronti di una vita spezzata troppo in fretta e di una famiglia che dovrà convivere per sempre con una realtà inaccettabile.

Una tragica fatalità che, purtroppo, vede nel passato diversi episodi di questo genere, tutti legati alla forgotten baby syndrome. La traduzione stessa del termine ci restituisce tutta la drammaticità del suo significato, ovvero quella del bambini dimenticati nelle auto parcheggiate.

Cos’è la sindrome del bambino dimenticato

FBS, è questa la sigla utilizzata negli Stati Uniti per definire la forgotten baby syndrome. Un buco nero, una tabula rasa, un vuoto destinato a diventare tragedia. Il termine viene utilizzato nei casi in cui un genitore dimentichi, letteralmente, un figlio in auto proseguendo poi con gli impegni quotidiani seguendo il pilota automatico che si innesca nei meccanismi delle abitudini.

In Italia, dal 1998, si contano 11 casi l’ultimo dei quali – prima della tragedia capitolina – risale al 2019, quando un papà ha lasciato il suo bambino in auto, parcheggiata al sole, per 5 ore. Numeri che non sono alti, è vero, che non compensano minimamente tutto il dolore di una tragedia che può colpire chiunque.

Sì perché quella forma di amnesia dissociativa, che gli esperti hanno individuato nella forgotten baby syndrome, non è collegata a patologie mentali o a disturbi psicologici, ma soprattutto a picchi elevati di stress o a traumi. Si verifica, così, un vuoto di memoria che può durare anche pochi minuti, che però fa dimenticare delle informazioni, a volte importanti, altre volte vitali.

Ed è quello che è successo al carabiniere di Cecchignola e a chi, come lui, si è reso involontariamente parte attiva di un dramma che nessun genitore dovrebbe mai vivere.

Non lasciamo da soli i genitori

Davanti a queste tragedie non possono esistere giudizi, ma solo rispetto. Non ci vogliono consigli, ma soluzioni reali e concrete affinché i genitori non vengano lasciati da soli. Proprio da questa consapevolezza, nel 2018, è stato avviato in Italia l’iter per promulgare la legge “salva bambini”, poi entrata in vigore l’anno successivo.

Con questa è stato disposto l’obbligo di introdurre in auto dei dispositivi anti abbandono, a volte direttamente collegati al seggiolino, dei veri e propri allarmi acustici che rilevano la presenza del neonato all’interno del veicolo. La legge ha reso questi strumenti obbligatori per i bambini al di sotto dei quattro anni.

Altri accorgimenti, per evitare queste tragedie, sono stati forniti da esperti, tra cui anche Paolo Bersani, psicologo di Piacenza, che ha parlato a Today dell’importanza di saper riconoscere i segnali d’allarme che indicano un forte stress, causa delle amnesie temporanee.

“Il consiglio è quello di parlare con i bambini in macchina senza distrazioni, così da includere il bambino nella quotidianità fatta anche di tragitti in auto” – ha dichiarato poi l’esperto – “E magari mettere la borsa o il pc sul sedile posteriore accanto al bambino, in modo che l’automatismo di prendere gli oggetti indispensabili induca a rendersi conto della realtà e quindi del piccolo seduto sul seggiolino”. Piccoli gesti, secondo Bersani, che facilitano l’uscita dagli automatismi e riattivano la memoria, consentendo alle persone di tornare vigili e presenti.