Come dev’essere un uomo per piacerci? Bello, onesto, intelligente, coraggioso, generoso, divertente. E protettivo. Anche se siamo Wonder Woman, non c’è nulla di male nel desiderare di avere accanto una persona che sappia proteggerci. E non è un desiderio solo femminile: anche i maschi sognano una donna che sia protettiva e rassicurante. È nel DNA della nostra specie, fin dall’homo sapiens che si affacciò sulla Terra almeno trecentomila anni fa. Proteggere la propria caverna, le scorte alimentari e soprattutto la compagna che garantiva l’esistenza della prole – ovvero la prosecuzione della specie – era in cima alla “to do list” degli uomini della preistoria. E, da sempre, la donna ha protetto quella prole e sé stessa, spesso anche dalle violenze di quegli uomini che “dimenticavano” la missione di tutela del loro nucleo. Una gran fatica, ma tra carestie, epidemie, assassinii e guerre devastanti, noi sapiens siamo ancora qui anche grazie a quell’istinto di protezione che ci ha garantito la sopravvivenza.
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Protezione significa amore
Forse è anche per questo che gli atteggiamenti protettivi ci piacciono così tanto. Significano cura, accudimento, incolumità, dedizione. Ci ricordano i gesti di attenzione e difesa dei nostri genitori, che ci facevano sentire al sicuro dai pericoli. Siamo tutte autonome e indipendenti, ma avere la certezza che il nostro compagno è pronto a proteggerci – da un evento avverso o da una paura fondata, da un momento di confusione o dall’attacco malevolo di qualcuno – ci regala una sensazione di completezza e anche di calma interiore.
Dal canto nostro, siamo pronte a garantire al partner la disponibilità a esserci sempre, per sostenerlo e difenderlo. E questa vocazione alla protezione reciproca (e poi, ovviamente, dei figli o delle persone a cui si vuole bene) è ciò che rende un legame duraturo e invincibile.
Possesso è diverso da protezione
Proteggersi a vicenda è una delle prove più luminose e potenti del sentimento che lega due persone. Ma questa nobile attitudine dev’essere sempre accompagnata dal rispetto della libertà dell’altro e non scivolare mai verso una china pericolosa: il possesso. Se è vero che le persone che si amano in qualche modo si appartengono è anche indiscutibile che il possesso non rientri in quel sentimento generoso e appagante che è l’amore.
I problemi che fanno da miccia
Cosa spinge un partner dolcemente protettivo a diventare ossessivamente possessivo? Principalmente la bassa autostima, una forte insicurezza di base, la paura di essere abbandonato. Sono tre fattori enormi, che implicano motivi e ragioni che si sono accumulati in tutta una vita. E il confronto con il sé stesso insicuro è impietoso: “Ti lascerà perché non vali abbastanza”, “Non puoi vivere senza di lei”, “Stai rischiando di restare da solo” insinua la voce interna di chi è possessivo, minando il suo equilibrio e il rispetto di sé con pensieri distruttivi.
Il controllo è un segnale
Una red flag importante può essere la richiesta o la pretesa di avere accesso al nostro cellulare (con le scuse più disparate) e il check continuo del nostro whatsapp, che permette di capire quando siamo online e se abbiamo letto un messaggio. Condividere una password è normale, ma usarla per spiare le mosse dell’altro non lo è affatto.
La gelosia eccessiva
Se la gelosia scherzosa e appena accennata è divertente e fa anche piacere, quella eccessiva è uno dei segnali che rivela il partner possessivo. È qui che una frase in apparenza super-romantica come “Sei solo mia” diventa una minacciosa dichiarazione di proprietà esclusiva e penalizzante: “con chi stai parlando al telefono, quest’abito è troppo corto e non te lo metti, ti ho vista mentre gli sorridevi, tu senza di me non vai da nessuna parte” e altri deliri simili significano che della protezione iniziale è rimasto ben poco, e che il suo interesse per noi si sta trasformando in una gabbia.
Togliere autonomia
Un partner possessivo tenterà di limitare la nostra autonomia personale: con una scusa o un pretesto, vorrà sapere dove andiamo, a che ora torniamo, perché tardiamo, pretenderà di accompagnarci e tenterà di limitare le nostre uscite e gli spostamenti. Un premuroso “Ci penso io” può trasformarsi in un “Penso a tutto solo io”, per escludere la partner dalle decisioni importanti, negandole potere e importanza.
Il rischio è non accorgersene
Una delle mosse più subdole di questo tipo di persona è quella di riuscire a manipolare l’altro: per controllarlo e influenzare il partner, può renderlo dipendente indebolendo la sua autostima e capacità di giudizio. Come fa? Maschera il suo comportamento da amore premuroso e e preoccupazione altruista. In questo modo il partner possessivo riesce a limitare la libertà e l’autonomia dell’altro, creando un legame basato sulla dipendenza e sulla paura. Ad esempio, potrebbe convincerci a condividere sempre con lui la nostra posizione ma potrebbe farlo anche con un’app di localizzazione segreta che ci monitora senza che noi ce ne accorgiamo.
Atteggiamento super-critico
Un altro segnale che devono metterci in guardia è la continua criticità verso le nostre scelte, sia di look che di politica, di educazione dei figli che di amici da frequentare. Di solito è lui a avere il quadro chiaro della situazione mentre noi siamo quelle influenzabili dagli altri, confuse, poco informate, inesperte, ingenue. E non di rado il possessivo afferma le sue ragioni con forza, sostenendo che quello che fa è per il nostro bene.
Vuole appropriarsi di noi
La possessività non significa amore né rispetto. Se lui ci toglie lo spazio, l’aria, la vita, non lo fa perché vuole proteggerci ma per appropriarsi di noi come un oggetto privo di volontà, desideri e personalità. Lo fa perché non è capace di sostenere il confronto e perché, di base, ha paura di vivere. Ed è più facile controllare e colpevolizzare la partner invece di ammettere che il problema è dentro di sé.
Parlarsi può servire
Sciogliere questi nodi non è un’impresa facile. Cerchiamo di affrontare il nostro disagio con il partner stesso ricorrendo al dialogo, il ragionamento, l’obiettività che comporta il vero amore verso l’altro, per fargli capire quanto sia importante mantenere la propria libertà e che l’autonomia nel fare le scelte non significa mancanza di lealtà. Ma proponiamo anche il ricorso alla psicoterapia, purché la persona possessiva si renda conto di quanto stia rovinando la propria vita e quella del partner.
Ascoltiamo un’amica
O una sorella, una madre: insomma, se da sole non riusciamo a capire, cerchiamo di dare ascolto agli avvisi e agli allarmi di chi ci conosce. Una persona esterna che comunque ci vuole bene non esiterà a metterci in guardia su certi atteggiamenti del partner. Non prendiamoli come attacchi personali alla nostra coppia ma cerchiamo di dare una chance a quelle parole: e se le cose stessero davvero così?
A chi chiedere aiuto
Se la situazione diventa pesante e ingestibile, rivolgiamoci ai centri di assistenza alle donne come D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, Telefono Rosa, e il 1522, numero antiviolenza e stalking della Presidenza del Consiglio. Questi organismi aiutano la donna che abbia subito o stia subendo violenza in qualsiasi forma: psicologica, fisica, economica, sessuale.
Proteggersi è costruire insieme
Avere un partner protettivo – ed essere protettivi per il partner – è bellissimo perché regala quel senso del “costruire insieme” necessario all’equilibrio di coppia e a quello della famiglia. Sapere che l’altro “c’è” assicura una grande forza ad entrambi i partner che hanno comunque rispetto delle libertà e delle esigenze reciproche.
La possessività è la negazione della protezione. È una prigione soffocante e disperante, che altera ogni equilibrio e sbilancia i sentimenti. Pensiamoci bene quando percepiamo dei segnali che non ci convincono e ai quali non dovremmo passare sopra pensando che stiamo esagerando.