I campanelli d’allarme da non sottovalutare per riconoscere una relazione malsana

Quando i sentimenti sono forti non è facile ammettere che le cose non funzionano. Riconoscere i campanelli d’allarme è il primo passo per proteggersi.

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Veronica Colella

Sex Editor

Content writer con una laurea in Scienze antropologiche e un passato tra musei e archivi. Scrive di sessualità e questioni di genere da un punto di vista sex positive, con la consapevolezza che non esistono risposte semplici a psicodrammi complessi.

Sulla carta sappiamo che le relazioni sane sono quelle basate sul rispetto e sulla fiducia, quelle in cui si litiga senza farsi male e si scende a compromessi perché i bisogni di entrambi siano rispettati. Peccato che quando ci sono di mezzo i sentimenti non sia così facile essere razionali e obiettive. Una parte di noi è sempre pronta a prendere le difese delle persone che amiamo, anche davanti all’evidenza. E poi c’è il seme del dubbio, il timore di essere troppo suscettibili oppure quello di rimanere sole. Così non tutte riescono a cogliere in tempo i segnali di una relazione malsana o tossica, restando invischiate per mesi o per anni in rapporti che ledono l’autostima e svuotano di ogni energia.

Ne abbiamo parlato con il dottor Nicola Ghezzani, psicologo clinico, formatore e psicoterapeuta esperto di narcisismo e di dipendenza affettiva, argomenti a cui ha dedicato numerosi saggi e articoli, tra cui Relazioni crudeli e L’amore impossibile, pubblicati da Franco Angeli.

Segnali esterni e segnali interni

«I segnali che possono aiutarci a capire che la relazione che stiamo vivendo è malsana, se non addirittura tossica, possono essere individuati sia nel comportamento dell’altro che in noi. Ci sono persone che sono particolarmente attente all’esterno, orientate a cogliere più facilmente quello che succede fuori da sé, e altre più attente alle proprie reazioni soggettive e più portate all’introspezione» chiarisce l’esperto.

Quando in una relazione vengono a mancare il rispetto e la cura per i sentimenti di entrambi un segnale molto potente può essere il proprio disagio. Se quando lui o lei entra nella stanza ti manca l’aria, se sei ormai abituata a camminare sulle uova per paura di reazioni negative, se ti senti perennemente confusa e infelice, sono tutte bandiere rosse che una parte di te sta sventolando nella speranza di essere ascoltata.

Guardarsi dentro

«In una relazione bisogna stare molto attenti a non cadere nell’eccessiva idealizzazione, ovvero nel negare la propria capacità critica e ignorare i segnali di malessere» raccomanda lo psicologo. «Non solo ansia e depressione, molto comuni per chi vive relazioni tossiche in cui il disagio tende ad accentuarsi in presenza dell’altra persona, ma anche l’evitamento della decisione, cioè la tendenza a non sentirsi più in grado di decidere da sole per paura di innescare reazioni negative». Un conto infatti è chiedere un parere su tutto perché si è profondamente insicure o emotivamente dipendenti, un altro è temere così tanto di dire o fare la cosa sbagliata da rimanere bloccate.

«Chi vive relazioni malsane può anche manifestare un bisogno riparativo: è il caso di chi si sente sempre in dovere di scusarsi, anche preventivamente, di riempire l’altro di attenzioni e regali o di lavorare tanto per farlo contento, come se fosse sempre in difetto o in dovere di recuperare qualcosa che ha perso. Un altro sintomo soggettivo da non prendere alla leggera è la prigionia mentale, ovvero la tendenza a mettere l’altro al centro di ogni pensiero o discorso. In questo modo è come se la mente smettesse di crescere, ne risente la carriera e anche i legami esterni alla coppia. A volte è accompagnata da angoscia catastrofica, cioè dalla convinzione che se senza di lui o di lei non siamo più niente, come se quella relazione ci avesse fatto il vuoto intorno».

Non è detto che queste reazioni dipendano solo ed esclusivamente dalle azioni dell’altro, ma guardarsi dentro e ascoltarsi è importante quanto saper riconoscere i comportamenti negativi. A maggior ragione se tutti questi problemi sono comparsi insieme alla relazione o se si tratta di legami difficili da interrompere, come quelli tra genitori e figli.

8 red flags da non sottovalutare

Alcuni campanelli d’allarme sono più riconoscibili di altri. Le manie di controllo, l’eccessiva gelosia e i comportamenti aggressivi sono solo alcuni dei segnali esterni a cui prestare attenzione, ma ce ne sono anche di più ambigui e sottili.

  1. Indifferenza emotiva. Chi è emotivamente assente o tende a scomparire del tutto per giorni interi magari è poco innamorato, magari strategicamente narcisista. Negarsi e tenere l’altro a distanza può diventare un modo di esercitare il controllo, o anche una forma di ricatto.
  2. Litigiosità costante. Se si litiga di continuo e anche per i motivi più futili, spiega l’esperto, è quantomeno l’indizio che si ha un rapporto con una persona difficile. Se poi ci si rende conto che il litigio è cercato apposta per destabilizzare, è segno che si è in una relazione tossica.
  3. Ferita all’autostima. Un conto è un’uscita infelice o una parola sbagliata, un conto essere esposti a critiche e svalutazioni costanti. È il caso di chi tende sistematicamente a ferirti, a sminuirti, a ripeterti che non capisci niente o a farti sentire incapace, davanti agli altri o solo quando siete soli. Particolarmente grave quando c’è un deliberato attacco alla persona: se per farti male si appella alle tue caratteristiche fisiche, ai tratti della tua personalità, ai dettagli della tua storia passata o addirittura ai tuoi studi e alle tue passioni, è un grande campanello d’allarme.
  4. Manipolazione emotiva. Chi tende a ferire in questo modo spesso si giustifica dicendo che lo fa per il tuo bene. Una manovra da manuale del narcisista covert (o implicito) è proprio la capacità di convincerti che le sue osservazioni al vetriolo abbiano una funzione educativa, una verità scomoda detta nel tuo interesse. In una relazione di coppia con un narcisista la manipolazione emotiva può anche assumere i contorni della spinta al tradimento: un buttarsi giù insistente e costante che va distinto dalla bassa autostima o dallo sfogo occasionale perché utilizzato intenzionalmente per spingere il partner a tradire e poi a vergognarsene o sentirsi in colpa.
  5. Fare sesso e non l’amore. La salute di una relazione di coppia si misura anche a letto. Se nel sesso non c’è mai connessione emotiva, se viene vissuto sempre in termini meccanici, ripetitivi o pornografici, è un altro segnale da non sottovalutare. Sia nel caso di chi rimane egoisticamente concentrato su sé stesso e non si cura del piacere dell’altro, sia in quello più grave di chi usa il sesso come forma di negazione o di umiliazione dell’altra persona.
  6. Sfruttamento emotivo e materiale. Questa red flag vale tanto per le relazioni di coppia quanto per le amicizie o i legami familiari: chi ti cerca solo quando ha bisogno di qualcosa da te – soldi, favori, una spalla su cui piangere o un riflesso in cui specchiarsi per sentirsi più bello o più importante – sbilancia la relazione a suo favore. Va bene dare il beneficio del dubbio, ma in una relazione sana l’impegno e la condivisione vanno in entrambi i sensi.
  7. Isolamento sociale. È il caso di chi tende a volerti sempre tutta per sé, portandoti lentamente a trascurare le amiche, i colleghi o la famiglia. Non solo chiedendo attenzioni, ma anche sminuendo o criticando le altre persone importanti per te.
  8. Violenza fisica. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, ma in una relazione sana le mani si tengono in tasca. Purtroppo si tende a scambiare l’aggressività per carattere, ma è un errore clamoroso, ribadisce l’esperto. La violenza domestica riflette una logica, il diritto unilaterale di oltrepassare il confine del contatto fisico. E anche il singolo episodio va preso con la massima serietà.