Separarsi dal proprio cane è sempre più difficile, anche per qualche ora la sera quando si decide di concedersi del relax fuori con gli amici. Ecco allora che sapere quali sono gli obblighi e le leggi sui cani al ristorante diventa di fondamentale importanza. Farsi cogliere impreparati e dover rientrare con un nulla di fatto sarebbe davvero un dispiacere, giocare d’anticipo è la soluzione.
Attenzione, però, non lasciare il proprio animale domestico da solo a casa non è solo un atto di egoismo, ma anche di altruismo. Molti esemplari, infatti, soffrono di ansia da separazione e non riescono a stare lontano da chi considerano famiglia nemmeno per qualche ora. Non esserne schiavi adesso è possibile.
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Cani al ristorante: quali sono le regole
Come accennato, non vige una legge nazionale o regionale che regoli l’ingresso dei cani al ristorante: è il gestore che decide quale sia la policy. Tuttavia, in genere, questi animali – che ormai vivono in simbiosi con i proprietari – possono entrare nei luoghi pubblici (che, va ricordato, sono gestiti da privati). Il proprietario del locale, infatti, tende a rispondere positivamente alle esigenze del cliente e sono sempre di più le persone che vogliono portare con sé il proprio cane.
Però, c’è un però. È indispensabile rispettare anche i bisogni altrui e l’igiene. Non si può pretendere che chi ha paura dei cani ne possa sopportare uno libero in pizzeria, né che le zampe finiscano sul tavolo o nei piatti. Ecco allora che molti gestori chiedono l’utilizzo del guinzaglio e la museruola. Alcuni, poi, si dimostrano particolarmente zelanti in fatto di vaccini per il cane: chiedono per esempio che abbiano il libretto sanitario in ordine e che abbiano l’antiparassitario.
Inoltre ci sono dei luoghi, che si potrebbero definire particolarmente sensibili, alla cui porta (idealmente o letteralmente) è affisso il tipico cartello con la dicitura “io qui non posso entrare”, accompagnata dall’immagine del cane e da quella di divieto. Il cane, infatti, non può entrare né in cucina, né nei bagni.
Polizia veterinaria e il Ministero della Salute: il regolamento
Seppur non ci siano delle leggi specifiche, a livello nazionale si fa riferimento al Regolamento di polizia veterinaria e alle direttive del Ministero della Salute. Il primo stabilisce che i cani possano transitare e sostare nei luoghi aperti al pubblico se tenuti al guinzaglio o con la museruola. Entrambi sono richiesti a bordo dei mezzi di trasporto pubblici. Disposizioni simili possono esserci anche quando si va al mare con il cane.
Inoltre, il Ministero della Salute ha approvato il Manuale della FIPE, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nel quale si legge che è consentito l’accesso ai cani nelle aree aperte al pubblico – come bar e ristoranti – a patto che siano tenuti al guinzaglio e che abbiano anche la museruola.
Quando non possono entrare
Oltre ai luoghi interdetti ai cani per questioni di igiene, ci sono delle eccezioni che confermano la regola. È vero che non esistono leggi a livello nazionale e regionale, ma ci sono alcuni Comuni sul territorio nazionale che potrebbero essere un po’ più zelanti.
Il Comune di Roma, per esempio, lascia libero il proprietario di gestire come meglio crede il locale, ma richiede un’autorizzazione nel caso in cui decidesse di non fare entrare i cani all’interno della propria attività. In sostanza, chi vuole affiggere il cartello di divieto di ingresso deve chiedere il permesso all’amministrazione locale.
Una volta ottenuta, può rendere ufficiale la propria regola, ma deve anche mettere nelle condizioni il cliente di poter lasciare il proprio cane fuori e in sicurezza. In genere, infatti, ci sono dei pali o dei ganci ai quali attaccare i guinzagli all’esterno. È pur vero però che i veri amanti degli animali scelgono ristoranti, pizzerie e pub pet-friendly. Questo succede soprattutto quando si va in vacanza con il cane e si deve stabilire prima il proprio itinerario, così da non avere brutte sorprese.
Consigli se vuoi portare il cane in un locale pubblico
Una regola universale non esiste. Ma è importante fare una distinzione fra luogo pubblico – una spiaggia o un giardino comunali, per esempio – e un luogo aperto al pubblico. Nel primo caso, infatti, vigono le norme stabilite dal Comune di appartenenza, nel secondo è il proprietario del locale – che è privato – cosa vale e cosa non vale dentro ‘casa propria’.
Il consiglio, che vale anche a maggior ragione per i cani in hotel, è quello di informarsi prima rispetto a quello che è il regolamento della struttura ricettiva. Fino a quando si è nella propria città e salta una cena fuori, non succede nulla di che: si può recuperare la sera seguente. Diverso è quando si è in viaggio con il proprio cane e va in fumo il piano precedentemente stabilito.
Cosa succede se il gestore dice no
Se il gestore dice no ai cani al ristorante non ci si può fare nulla: suo il locale, sue le decisioni. L’unico cavillo a cui appigliarsi è se la legge prevede la richiesta di autorizzazione precedentemente descritta e lui non è in regola.
Il proprietario, inoltre, potrebbe stabilire di seguire le regole degli esercizi commerciali che si occupano di vendita al dettaglio. Sempre su indicazione del Ministero della Salute, con due note specifiche (la 11359/2017 e la 23712/2017), è stabilito che – all’interno e all’esterno dei negozi che trattano alimenti – possono essere predisposte zone ad hoc per l’accoglienza degli animali per il tempo necessario all’acquisto.
Ormai sono presenti in quasi tutti i supermercati con i separatori per cani nei carrelli. In questo modo si può portare il proprio animale domestico con sé anche quando si fa la spesa, a patto però che non entri a contatto con cibi e bevande. In questi casi, inoltre, l’esercente deve garantire che non ci sia la contaminazione degli alimenti attraverso il contatto diretto o indiretto con gli animali.
In conclusione, in materia di cani al ristorante, non si tratta di divieti assoluti, ma di regole che si basano sul buon senso, il quieto vivere e il rispetto verso il prossimo.
Fonti bibliografiche