“Dalli alla tua donna”: ecco come un’etichetta dei jeans diventa sessista

Un'etichetta stereotipata, le scuse dell'azienda e un uomo in prima linea a combattere la causa: ecco cosa è successo

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Le differenze di genere passano per i soldi, per la violenza e anche per il lavoro. Certo, non potevamo immaginare che queste passassero anche attraverso una semplice etichetta dei jeans e, invece, così è stato. La scritta incriminata, apparsa nelle indicazioni per il lavaggio dei capi d’abbigliamento, cita testualmente Give it to your woman, che tradotto vuol dire letteralmente “Dalli alla tua donna“.

Ma davvero nel XXI secolo c’è ancora la convinzione che debbano essere le donne a occuparsi delle faccende domestiche? Come se, quello di servire e riverire il proprio uomo, fosse un compito da assolvere, lo stesso che ci rende brave compagne e mogli perfette.

Un’etichetta che sembra annullare tutte le lotte femministe fatte fino a questo momento, e le battaglie ancora in corso per affermare i nostri diritti e la parità di genere che, a quanto pare, vede una vittoria ancora troppo lontana. Forse l’intento della frase non era quello di offendere le donne, forse l’affermazione, per alcuni considerata solo goliardica e ironica, è stata presentata da un’agenzia pubblicitaria non troppo attenta alla sensibilità delle donne, né agli avvenimenti che ci hanno coinvolte per secoli.

La motivazione è sconosciuta, ma la denuncia, da parte di alcune donne a quei jeans, o meglio alla loro etichetta, prodotta dall’azienda bolognese Successori Bernagozzi, ha dato i frutti. Quel Give it to your woman sparirà da tutti i capi d’abbigliamento, parola della stessa azienda.

Fare un processo d’intenti, questo ci sembra chiaro, non servirà a nulla. La più chiara e palese interpretazione di quella scelta è data dal fatto che nella nostra società c’è anche un profondo, e stantio, stereotipo dei ruoli. Così quella frase, fuori luogo e fuori tempo, è stata scelta senza pensarci poi troppo, ma l’azienda ha ammesso i suoi errori e ha rimosso immediatamente le etichette in produzione assicurando che, nelle prossime collezioni, non apparirà più.

Una vittoria, questa, che però ci dà ancora molto da pensare perché una battaglia del genere doveva essere troncata sul nascere. Quello che però rincuora, è il fatto che a combattere per la causa ci sia stato, in prima linea, un uomo. Stiamo parlando del sindaco della città di Castaldo, Giacomo Cucini che ha postato una foto sul suo profilo Facebook, esprimendo il suo disappunto per questo messaggio sessista.

Ho acquistato questo paio di pantaloni, non tanto tempo fa , prodotti da un’azienda italiana.  Solo al primo lavaggio mi sono reso conto di questa etichetta e della scritta che riportava. Sul momento ero un po’ incredulo, poi quando ho elaborato la cosa ho realizzato che quella frase rappresenta gli stereotipi che cerchiamo di combattere ogni giorno. Ho denunciato l’accaduto su Facebook e tra i tanti commenti c’è stato qualcuno che ha pensato all’ironia: l’uomo non è in grado di lavarsi i pantaloni quindi ci deve pensare la donna.

Grazie sindaco per aver smontato un luogo comune e per aver confermato che anche gli uomini fanno le lavatrici.