Tagliano i capelli e bruciano il velo: la protesta delle donne iraniane non si ferma

Mahsa Amini è morta mentre era stata presa in custodia dalla polizia religiosa iraniana, solo perché indossava male il velo

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Non si ferma la protesta delle donne iraniane che da giorni si sono unite e riunite per rivendicare il rispetto, la dignità e la libertà di cui sono state private, per onorare la memoria di Mahsa Amini, la giovane donna picchiata fino alla morte perché aveva indossato male il velo.

Il nome di Masha Amini, ormai, lo conosciamo tutti perché da giorni rimbalza tra i social network e i media di tutto il mondo, perché girarsi dall’altra parte è impossibile, ora più che mai. La giovane 22enne iraniana, infatti, è diventata la vittima di una tragedia che ha sconvolto tutti quanti.

Fermate dalle forze dell’ordine durante un viaggio a Teheran con la sua famiglia, la ragazza è stata arrestata dalla polizia religiosa perché aveva indossato male l’hijab, che le lasciava parte dei capelli scoperti. Ed è proprio sotto la custodia delle autorità che è morta. A causare il decesso, secondo la polizia, è stato un infarto. Ma la versione ufficiale non ha convinto né i familiari, né tanto meno gli attivisti che si sono mobilitati da ogni parte del mondo in onore della verità.

Cos’è successo a Mahsa Amini?

Masha godeva di un’ottima salute e, soprattutto, non aveva mai sofferto di alcun disturbo cardiaco, come hanno confermato i genitori appena avuta la notizia della tragedia. Ma quello che ha fatto pensare a un vero e proprio omicidio, è stato il fatto che il volto della donna era tumefatto al momento della morte. I sospetti legittimi dei genitori si sono trasformati in quella che gli attivisti del mondo ritengono un’amara e tragica verità che sembra essere stata confermata anche dalla testimonianza di alcuni passanti che hanno assistito alle percosse sulla vittima.

Subito dopo la notizia l’opinione pubblica si è infiammata. Dai commenti su Twitter e sugli altri social network fino alla presenza delle donne iraniane durante il funerale di Mahsa, sono state tantissime le proteste per il decesso della giovane donna che ancora oggi non accennano a fermarsi.

Durante la cerimonia funebre, che si è svolta a Saghez, città natale di Mahsa, diverse donne sono arrivate da altre città del Paese per onorare la memoria della giovane e per protestare contro la sua morte. Si sono private del velo e lo hanno sventolato manifestando contro l’obbligo di indossare l’hijab, che in Iran è una vera e propria legge che non lascia impunite le donne.

Le proteste nel Paese

Le proteste, però, non si sono esaurite al termine del funerale di Masha e, anzi, ora dilagano per le strade e per le città del Paese e di tutto il mondo, mentre i social network fanno da eco alle donne che rivendicano la loro libertà, quella che Mahsa Amini ha pagato con la vita.

Proteste che le autorità hanno provato a fermare con la violenza, seguita da decine di arresti, come è stato possibile vedere attraverso i video e le fotografie postate sui social network nelle ultime ore. Eppure neanche questo è bastato a fermare tutte quelle donne che stanno continuando a protestare per la morte della 22enne, ma anche contro gli abusi delle autorità che le privano dei loro diritti fondamentali.

Così si tagliano i capelli, le donne iraniane, e bruciano il velo mentre camminano tra le strade con il capo scoperto al grido di “Libertà“.