“9 figli e uno stipendio di circa 1000 euro al giorno”, dal diario di una borseggiatrice

Arriva a ottenere anche 1000 euro in un solo giorno, e i soldi li usa per mantenere i suoi 9 figli che vivono in Bosnia, ma ogni tanto si sente in colpa. Ecco le confessioni di una borseggiatrice

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

“Attenzione ai borseggiatori”, è questa la frase apposta sui cartelli delle stazioni e delle metropolitane delle grandi città, quella ascoltata in ripetizione tra gli annunci di un arrivo e in ritardo, e quella pronunciata da chi, avvezzo all’utilizzo dei mezzi di trasporto, ha fatto sua l’arte della sopravvivenza.

Non sempre però delle semplici raccomandazioni, accompagnate dalla massima cautela da parte di turisti o pendolari novelli, riescono a proteggere dal pericolo. Così ecco che ogni giorno migliaia di persone di ogni età vengono derubate dai borseggiatori.

Quello che sappiamo di questi furti e che si verificano con frequenza, a ogni ora del giorno e della sera, e che la maggior parte di questi va a buon fine. Diverse, infatti, sono le strategie messe in atto per raccogliere quanto più denaro possibile. Ma quanto denaro riesce a ottenere un borseggiatore in una grande città come Milano? Il Corriere della Sera lo ha domandato a una di loro e, forse, la risposta non vi piacerà.

Le confessioni di una borseggiatrice di Milano

Ha 29 anni, viene dalla Bosnia e per vivere fa la borseggiatrice. Il suo nome, di fantasia s’intende, è Ana e a raccontare quello che succede praticando la criminalità di strada è stata proprio lei, confessandosi a un giornalista del Corriere della Sera.

Il suo luogo prediletto per mettere in pratica le sue tattiche è la metropolitana di Milano, è qui che si reca ogni giorno per furti e rapine ai danni di turisti e pendolari. “Ho imparato il mestiere a 13 anni, è stata nostra zia a iniziarci nella metropolitana di Roma. Tutt’ora mi divido tra Milano e la Capitale. Una delle mie sorelle si è ribellata a questa vita e ha preferito studiare e oggi ha un lavoro. Non abbiamo più rapporti e si vergogna del suo cognome. Per me è troppo tardi”.

Di Ana sappiamo che è nata in Bosnia, e che è proprio nel Paese della penisola balcanica che vivono attualmente i suoi figli, 9 per l’esattezza, mantenuti tutti da lei. Quanto guadagna al giorno, rapinando le persone, lo ha confessato lei stessa: “È capitato che in un giorno mettessi in tasca 1.000 euro, un’eccezione, perché anche 500 sono una fortuna ora che la gente gira con poco contante. Io però ho pazienza. Sette giorni su sette, dalla mattina alla sera”.

Ha anche un appartamento di proprietà, Ana, che condivide con le amiche e i parenti che lei definisce “colleghe di scippi”. Ma quando si tratta di operare, preferisce farlo da sola. Le zone migliori, secondo lei, sono quelle della Stazione Centrale e della metropolitana del Duomo.

“Ho i sensi di colpa”, ma tornare indietro è impossibile

Non ha paura del carcere e delle ripercussioni della sua attività criminale, perché tanto lo sa Ana, che non rischia niente. In caserma ci è finita più volte, ma è sempre stata rilasciata, prima perché incinta, poi perché madre di bambini piccoli.

Tuttavia c’è qualcos’altro a turbare la sua serenità, si tratta dei sensi di colpa che ogni tanto fanno capolino dentro di lei. Tornare indietro, ha confessato al Corriere della Sera, è però impossibile.

“Non può seguire l’esempio di sua sorella?”, chiede il giornalista. “Troppo tardi, ma se potessi tornare indietro scapperei anch’io. Adesso dove vado, con 9 figli, io che non so fare niente e che sono semianalfabeta? L’unica cosa che mi riesce bene è rubare. A volte ho i sensi di colpa”.