Halloween è alle porte, e tutt’intorno la sua macabra atmosfera si fa sempre più insistente. Non che con l’albeggiare, una volta esaurita la notte più spettrale dell’anno, questa si dissolva nell’etere, si intende: è sotto gli occhi di tutti, infatti, come nel mondo della moda aleggi da tempo — forse da sempre — una sorta di viscerale ossessione per l’oscurità, tra suggestioni dark e sfumature spooky a delineare ed introdurre il nuovo stile gotico.
Lugubre, malinconica, ribelle e persino un pizzico folle, questa sottocultura è madre di tutte le tendenze di stampo vagamente cupo, nata tra la fine degli anni Settanta ed il principio degli Ottanta nella culla dell’underground per eccellenza, il Regno Unito. Il goth — così si chiama — nasce dal basso, dalla profonda necessità di ribellarsi al sistema attraverso quella densa aura di teatralità e di fosco romanticismo, e non smette di affascinare, generazione dopo generazione. Ma perché?
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Dark couture, il grottesco nella moda (e non solo): a cosa si deve l’ossessione per il gotico e l’occulto
Ha provveduto la scienza a spiegarlo, indagando quell’oscura attrazione che lega in maniera inevitabile la mente umana a contesti sinistri, all’affascinante senso di pericolo che ne deriva: per quanto ossimorico possa suonare, vi è innegabilmente un naturale nesso tra piacere e paura.
Il che, analizzato in ambito psicologico, trova correlazione diretta con il concetto di proibizione e tutte quelle emozioni fuori dai confini dell’ordinario in grado di suscitare una scossa di adrenalina, e stimolare quindi precisi meccanismi mentali.
Non vi è nulla da stupirsi, pertanto , se da sempre — ben oltre la festività di Halloween — il tema della morte viene celebrato sulle passerelle, e questo per mezzo di personaggi e simboli che incarnano la decadenza: demoni, vampiri, streghe, fantasmi, zucche dal ghigno inquietante, zombie, pipistrelli, pentacoli, teschi e croci sono immagini che riportano all’Ottocento Vittoriano, epoca che sappiamo essere densamente popolata di storie e miti inquietanti.
Ebbene, tutto questo ha assunto con il tempo il nome di dark couture: ogni stilista a modo suo ha affrontato e rielaborato il grottesco, fondando inconsapevolmente (o forse no) un’inedita bellezza noir nel tentativo di amalgamare perfettamente tragico e sublime. Tra loro vi è chi ne ha fatto un vero e proprio credo, una cifra stilistica, e chi, invece, gli ha concesso soltanto un piccolo spazio, alla stregua di un frame isolato di un crudissimo film horror.
È un glamour spettrale, ad esempio, quello riconoscibilissimo di Alexander McQueen, che più di tutti ha attinto all’epoca vittoriana per dar vita alle proprie creazioni immaginifiche, cariche di una sensualità profonda e misteriosa con il nero come grande prediletto.
Lo stesso vale per Riccardo Tisci da Givenchy, per Rick Owens, per John Galliano, per la Artisanal 2025 Collection di Maison Margiela ma anche per le sorelle Mulleavy dietro alla fiaba goth di Rodarte.
Tra coloro che invece hanno fugacemente ceduto alla tentazione c’è Thom Browne, con la sua trasposizione fashion-teatrale de Il corvo di Edgar Allan Poe, Karl Lagerfeld, nel 2011/12 di Chanel, a colpi di abiti e completi rigorosi ma dal romanticismo oscuro, e Versace, con gli abiti da sposa che hanno composto il celebre show Church of Versace.
Insomma, tutti loro hanno saputo magistralmente assimilare i simboli ricorrenti del mondo delle tenebre, ed ora tocca a noi. Da dove partire? Come sfruttare questa seducente simbologia nera in vista di Halloween, uno haute couture maniera? Un attimo di pazienza, siamo qui per questo.
Sebbene siano in molti a credere — erroneamente — che si tratti di una tradizione americana, le origini di questa festa affondano le proprie minacciose radici in Irlanda o, più precisamente, nel Samhain, il capodanno celtico. All’epoca il nuovo anno aveva inizio l’1 novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava quella del gelo e del male.
Era, ovviamente, la morte il tema predominante della celebrazione: i Celti credevano che durante vigilia di ogni nuovo anno, ovvero il 31 ottobre, Samhain richiamasse a sé tutti gli spiriti dei defunti e che questi si unissero ai viventi, attraverso una sorta di ponte trai due mondi. Solo in seguito alla carestia dell’Ottocento e con l’emigrazione degli irlandesi negli Stati Uniti Halloween è stato trasportato in America, insieme alle figure inquietanti di streghe, zucche e fantasmi, a cui tutt’oggi è collegato un significato più o meno macabro.
La strega
Simbolo cardine di questa festa, le streghe nella cultura celtica erano delle vere e proprie guaritrici, percepite solo in seguito come maligne e soprannaturali con l’avvento della cultura cristiana.
Quelle di Rodarte, definite dallo stesso marchio di moda statunitense come “Gothic Fairies”, sono state rappresentate in passerella pallide, con labbra scure e con addosso maestosi abiti dalle rigonfie maniche a sbuffo, tutti nei toni più scuri e funerei possibile, interamente costellati di accenti brillanti.
I demoni
Puramente perché esseri agghiaccianti, i demoni costituiscono un costume molto gettonato per la notte di Halloween, sebbene non propriamente appartenenti alla cultura celtica.
Occhi bianchi, trucco (o)scuro, incarnato pallido e abiti neri caratterizzavano quello indossato dalle top model di Gareth Pugh nella collezione spring/summer del 2017.
Il vampiro
Halloween, come sappiamo, è una ricorrenza che celebra la connessione con l’aldilà, e niente come i vampiri incarna meglio tale concetto: si parla di esseri immortali, indissolubilmente legati alla morte ma incapaci di morire. Nelle antiche leggende, inoltre, questi sono associati ai pipistrelli, animale simbolo della festività che risale, ancora una volta, allo Samhain. I fuochi sacri che bruciavano in quella notte attiravano molti insetti volanti, i quali fungevano da richiamo per questi mammiferi che si nutrivano di loro.
Proprio come nella splendida interpretazione di Rodarte, i vampiri figurano nell’immaginario collettivo come creature affascinanti, dotate di un’eleganza fuori dal comune: per calarsi bene nel ruolo basterà appena scegliere abiti sensuali, aderenti e possibilmente realizzati in pizzo, in colori cupi e liquorosi.
Lo spaventapasseri
Emblema per eccellenza di Halloween, la zucca (posata sul capo di spaventapasseri o presa singolarmente) si rifà alla leggenda di Jack of the Lantern, un alcolista che riuscì nell’ardua impresa di attirare su di sé le ire di Dio e del Diavolo insieme. Al momento della morte, così, né il paradiso né l’inferno gli aprirono le porte ed egli fu costretto a vagare per la terra con la sola luce di una lanterna ricavata da una zucca intagliata, con un tizzone al suo interno.
Come replicare il logoro travestimento? Lo ha suggerito efficacemente Yohji Yamamoto con la sua sfilata del 2020, facendo indossare alle modelle in pedana degli enormi, scenografici copricapi dalla tesa frastagliata.
Il fantasma
Anche i fantasmi, così come le streghe, sarebbero legati al rito di Samhain: durante le ore della notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, come detto, diveniva più labile il muro tra mondo dei morti e dei vivi, concedendo dunque via libera al passaggio delle anime.
A spargere preziosa ispirazione in merito a come vestirsi da spettro ad Halloween è stato ancora Rodarte, con le sue modelle dal cereo incarnato che parevano dame d’altri tempi tornate a farci visita dall’oltretomba. Nel senso più glamour del termine, si intende.
Il pagliaccio
Seppur non legato alla mitologia celtica, il pagliaccio è divenuto negli anni uno dei travestimenti più usati in occasione di Halloween: i clown, con la loro mimica esasperata ed i loro movimenti innaturali, innescano un meccanismo psicologico conosciuto come “valle perturbante”, che si verifica quando qualcosa sembra quasi umano ma non lo è del tutto, infondendo disagio.
Come mascherarsi da un esemplare di Pennywise particolarmente alla moda? Realizzando un make-up da urlo, ovviamente, ed estraendo dall’armadio i capi più colorati, stravaganti ed esagerati che si possiedono.