Celebrazione dell’amore per eccellenza, il matrimonio è un’istituzione in cui confluiscono la sacralità del rito e i festeggiamenti in grande stile. Per questo motivo, organizzare i fiori d’arancio richiede alle coppie italiane uno sforzo non solo in termini logistici, ma anche e soprattutto economici.
Nonostante la crescente inflazione, tuttavia, il matrimonio sembra essere uno dei settori “intoccabili”, di fronte al quale non esistono rinunce. Ma come sono cambiate le abitudini degli sposi Italiani negli ultimi 40 anni? Dalle spese per il rinfresco a quelle per la luna di miele, scopriamo com’è lo scenario attuale.
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Come sono cambiate le abitudini degli sposi italiani
Le abitudini quotidiane degli Italiani sono molto cambiate nel corso del tempo, ma in fatto di matrimonio gli abitanti del Belpaese non sembrano disposti a rinunce di alcun tipo: è quanto emerge da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat e legata agli ultimi 24 mesi. Stando ai dati raccolti, i costi medi per una cerimonia nuziale si aggirano intorno ai 13.721 euro: una cifra importante tanto che, tra chi non si è sposato, il 21% ha dichiarato di aver rinunciato al fatidico sì per ragioni di natura economica.
Le spese relative ai fiori d’arancio hanno subito dei cambi considerevoli dagli anni ‘80 ad oggi, ma anche in fatto di regali e viaggio di nozze gli sposi sembrano aver modificato le loro abitudini rispetto a nonni e genitori. Insomma, se le cerimonie minimal hanno conquistato parte delle giovani coppie, la maggior parte sembra continuare a preferire i fiori d’arancio in grande stile.
Matrimonio: quali sono i costi di ieri e di oggi
Il sondaggio ha evidenziato come, rispetto a 40 anni fa, i costi per organizzare un matrimonio siano notevolmente cresciuti: se negli anni ‘80 tra abiti, inviti, fiori e rinfresco erano sufficienti poco più di 7.000 euro, chi si è sposato negli ultimi due anni ha dovuto attingere ad un budget pari al doppio di quella cifra. Non mancano, inoltre, le coppie che non hanno badato a spese: nello stesso arco temporale è passata dal 3% al 21% la quota di chi ha pagato tra i 20.000 e i 50.000 euro.
Trattandosi di cifre considerevoli, 7 coppie su 10 sono ricorse ad aiuti economici di diversa natura: i genitori restano la prima fonte di supporto, ma cresce il numero degli sposi che optano per un prestito personale. Se negli anni ’80 e ’90 questa pratica era quasi del tutto assente, negli ultimi due anni la percentuale degli sposi che ha chiesto un prestito è arrivata al 10%. Una risorsa importante a sostegno dei giovani, che sempre più spesso scelgono di non gravare sul budget familiare.
Secondo l’indagine, realizzata su un campione di oltre 200.000 richieste raccolte nell’ultimo anno, chi ha fatto domanda di finanziamento per pagare spese legate a matrimoni o cerimonie ha puntato ad ottenere, in media, poco più di 9.000 euro, con piano di ammortamento pari a 5 anni. Anche l’età media dei richiedenti è aumentata, passando da 39 a 41 anni. In merito alla distribuzione geografica delle domande di prestito, invece, emerge che le regioni in cui il peso percentuale di questo tipo di finanziamento sul totale richieste è maggiore sono la Campania, la Puglia, la Sicilia e la Calabria.
Dove si spende di più per un matrimonio
In base alla provenienza territoriale, può variare di molto il budget necessario per organizzare i propri fiori d’arancio. Anche in questo caso, le somme investite dagli sposi del Sud sono notevolmente più alte: nelle regioni meridionali e nelle isole i costi superano del 14-17% quelle del Nord.
Le varianti che contribuiscono al lievitare delle cifre sono molteplici, ma più che location da sogno e pranzi ricercati, a fare la differenza è senza dubbio il numero di invitati. Se nel Nord Italia i partecipanti ad un matrimonio sono, sempre in media, meno di 80, al Sud e nelle Isole arrivano a 110, e addirittura nel 10% dei casi prendono parte alla festa tra le 200 e le 300 persone (percentuale che, invece, scende sotto all’1% nel Nord Ovest). Insomma, complici famiglie più numerose e voglia di festeggiare in grande, i prezzi nelle regioni meridionali superano di gran lunga la doppia cifra.
Matrimonio, quali sono le differenze tra generazioni
Come sono cambiate, invece, le usanze nuziali rispetto al passato? Anche in questo caso, nonostante l’avvicendarsi di mode e tendenze, molti preferiscono restare fedeli alle tradizioni. Così come il numero di invitati, rimasto sostanzialmente stabile nel corso del tempo, resiste al passare delle generazioni l’usanza di sposarsi nella regione di origine di almeno uno dei due sposi.
I fiori d’arancio restano quindi una festa indissolubilmente legata all’aria di casa, e non mancano le coppie che scelgono di celebrare le proprie origini anche con temi e riti ad hoc. Solo il 4% delle coppie italiane ha infatti deciso di celebrare il matrimonio al di fuori di questi confini, probabilmente anche vista la crescente popolarità di elopement o destination wedding.
Come sono cambiati i regali matrimoniali negli anni
In fatto di regali, l’utilità sembra essere il requisito principale: esattamente come 40 anni fa, la busta con contanti è ancora il regalo più comune (circa il 50%). Convivenze pre-matrimoniali ed arredamenti già completati hanno invece inciso significativamente sul calo in percentuale di regali materiali ed oggetti fisici (47% negli anni ’80, 23% oggi).
Si è di poco ridotto anche il numero di coppie che decide di utilizzare la lista nozze: era il 48% quarant’anni fa, è il 36% oggi. Una soluzione che continua a incontrare i favori dei coniugi anche grazie alla popolarità dei wedding registry digitali, da inserire all’interno del proprio sito di nozze.
Viaggio di nozze: gli sposi lo scelgono ancora?
Da segnalare, infine, è la crescita negli ultimi 20 anni dell’uso del bonifico come contributo al viaggio di nozze: era il 6% a inizio 2000, oggi rappresenta il 26%. La luna di miele è infatti irrinunciabile per moltissimi sposi: secondo l’indagine 8 coppie su 10 la fanno, anche se negli ultimi tempi è cresciuta la percentuale di chi rimanda la data.
Più di una coppia su quattro sceglie di partire lontano dalla cerimonia, facendo ricadere la scelta su stagioni in cui i prezzi siano più bassi o sia più semplice venire incontro alle esigenze lavorative di entrambi gli sposi.