Essere genitori non vuol dire risolvere sempre i problemi dei figli

Lasciamo sperimentare e sbagliare i nostri figli, solo così possiamo offrire loro un aiuto concreto per tutta la vita

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Essere genitori è un compito difficile, che fa misurare in continuazione con i dubbi e le incertezze, che fa mettere in discussione, con la fatidica domanda sempre in agguato: sto facendo la cosa giusta?

Per quanto ci possa impegnare è bene ricordarsi che sbagliare è umano: lo è per chi è un genitore, ma lo è anche per i figli. Anzi soprattutto per loro, perché è proprio partendo dai propri errori che imparano a crescere. Fare “bene” la mamma o il papà, quindi, non significa avere la bacchetta magica per risolvere i problemi o correre in soccorso quando sono stati commessi degli sbagli. Essere genitori significa, piuttosto, fornire loro tutti gli strumenti giusti per affrontare ogni tempesta. Anche la più spaventosa.

Genitori iperprotettivi addio: perché dobbiamo lasciare che i figli sbaglino

La tendenza è quella di accudire, di proteggere, di aiutare: del resto è questo (anche) che i genitori fanno. Ma non solo. Se da una parte è corretto trasmettere amore, dall’altra è di fondamentale importanza lasciare che i figli commettano errori, che imparino a gestire i propri problemi, si scontrino con la vita. Questo, infatti, li aiuterà quando saranno grandi e dovranno gestire ogni cosa da soli.

Quindi bisogna dire addio alla tendenza – spesso naturale – che ci spinge a essere genitori iperprotettivi, perché è importante che i figli sbaglino e che si rendano conto che agli errori si può sempre rimediare. Solo così possono accrescere la propria autostima, perché accumulano – nella “cassetta degli attrezzi di esperienze” che gli servirà per la vita – la consapevolezza di essere capaci anche senza l’aiuto di mamma e papà.

L’autonomia si insegna nel gioco, nel gestire i propri rapporti e nel diventare consapevoli che a ogni azione corrisponde una reazione. Un genitore, quindi, deve essere capace di stare un passo indietro e guardare i propri figli mentre imparano a camminare nel mondo da soli. Questo non significa che non debbano dare un consiglio, che non possano tendere la mano in un momento di difficoltà e così anche i figli si sentiranno autorizzati a chiedere aiuto se ne avranno bisogno.

Figli liberi di sbagliare (e senza le paure dei genitori)

Liberi di sbagliare, di cadere e di rialzarsi, di gestire i problemi: questo aiuta tantissimo l’autostima dei figli, ma non solo, perché permette loro anche di vivere ogni inciampo o caduta come una possibilità di crescita e non come un fallimento.

Non è facile, perché spesso le paure dei genitori si riflettono sui figli, così come le loro aspettative. Quindi è importante che gli adulti facciano un lavoro profondo e concreto su di sé per comprendere i propri limiti, per instaurare un linguaggio comune, regole chiare e supporto condivisi.

Ed è anche importante che i bambini e i giovani adulti riescano a sperimentare autonomamente gli aspetti della vita. A partire dal gioco, fino all’igiene personale, ai rapporti con gli amici e ai compiti scolastici: un bambino autonomo e amato sarà un adulto sicuro di sé, capace di affrontare la vita, e tutti i problemi che possono emergere nel corso dell’esistenza, al meglio delle proprie possibilità.