“Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto”: testo e significato della poesia per Giulia Cecchettin

Fu scritta da una poetessa in difesa dei diritti delle donne la poesia usata per dire addio a Giulia Cecchettin

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Giulia Cecchettin è stata uccisa. A meno di una settimana dal 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne, un nuovo nome si aggiunge alla crudelmente lunga lista delle donne cui la vita è stata tolta da un uomo che diceva di amarle. Stavolta, però, non resteremo in silenzio e, per Giulia, “bruceremo tutto”. È il forte, toccante verso di una poesia in onore di tutte coloro cui un uomo ha strappato il futuro. Il manifesto di una lotta necessaria, oggi più che mai.

“Se domani non torno, distruggi tutto”: la poesia per Giulia Cecchettin

Elena Cecchettin, sorella maggiore di Giulia, con una forza e una dignità che appartengono a un altro mondo, sul proprio profilo Instagram ha ricordato la sorella uccisa con i versi della poetessa e attivista peruviana Cristina Torre Cáceres. Una poesia scritta per difendere e urlare al mondo i diritti delle donne di tutto il mondo. Nata in onore delle vittime di violenza in America Latina, ma che racconta una storia universale. Gli stessi versi riportati nel manifesto dell’Associazione Non una di meno per la marcia in programma al Circo Massimo, a Roma, il prossimo 25 novembre.

Il testo, in originale, suona così:

Si mañana no te contesto las llamadas, mamá.

Si no te digo que voy a cenar. Si mañana, mami, no aparece el taxi.

Tal vez estoy envuelta en las sábanas de un hotel, en una carretera o una bolsa negra. (Mara, Micaela, Majo, Mariana). Tal vez estoy en una maleta o me perdí en la playa (Emily, Shirley).

No te asustes, mamá, si ves que me apuñalaron (Luz Marina). No grites cuando veas que me arrastraron (Arlette). Mamita, no llores si te enteras que me empalaron (Lucía).

Te dirán que fui yo, que no grité, que fue mi ropa, el alcohol en mi sangre.

Te dirán que fue la hora, que estaba sola. Que mi ex el psicópata tenía motivos, que yo fui infiel, que fui puta.

Te dirán que viví, mamá, que me atreví a volar muy alto en un mundo sin aire.

Te juro, mami, que morí peleando. Te juro, viejita, que grité tan alto como volé.

Se va a acordar de mí, ma. Sabrá que fui yo quien lo jodió cuando me vea en el rostro de todas las que le van a gritar mi nombre. Porque sé, mamá, que no vas a parar.

Pero por lo que más quieras, no ates a mi hermana. No encierres a mis primas, no prives a tus sobrinas. No es su culpa, mamá; tampoco fue mía. Son ellos, siempre serán ellos.

Lucha por sus alas, por las que me cortaron. Lucha para que sean libres y vuelen más alto que yo. Pelea para que griten más fuerte que yo. Que vivan sin miedo, mamá, tal como viví yo.

Mamita, no llores mis cenizas.

Si mañana soy yo, mamá, si mañana no vuelvo, destrúyelo todo.

Si mañana me toca, quiero ser la última.

Di seguito, la traduzione italiana della poesia:

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.

Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).

Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).

Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).

Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).

Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.

Ti diranno che era giusto, che ero da sola.

Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.

Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.

Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.

Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.

Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.

Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.

Ma, per carità, non legare mia sorella.

Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.

Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.

Sono loro, saranno sempre loro.

Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.

Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.

Combatti perché possano urlare più forte di me.

Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.

Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.

Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

L’invito a non arrendersi mai

I versi di Cristina Torre Cáceres sono intensi, reali, tanto crudi quanto necessari. Ricordano, senza mezzi termini, i modi brutali in cui le donne della sua terra sono state uccise da uomini. Sono versi piene di dolore, eppure, ricchi di speranza e tanto, tanto, coraggio. Ci chiamano, tutte, all’azione. Ci invitano a non avere paura, a non sottostare ai limiti di una società per cui il vero colpevole è sempre la vittima. Ribadiscono che non siamo noi a dover stare attente, a non doverci fidare, bere, vivere la nostra sessualità, indossare gonne corte. Sono loro a non doverci uccidere. E se continuano a farlo, siamo tutte pronte a lottare, l’una per l’altra, l’una accanto all’altra.