Il tradimento giustifica la violenza per due ragazzi su tre

Un adolescente su due ha subito contatti fisici indesiderati da coetanei e molti di loro normalizzano violenze e abusi. Ecco l'allarme

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

I nostri ragazzi sono in pericolo. Le future generazioni lo sono. Un’insidia, questa, che si insinua subdola tra le credenze e le convinzioni, che fa leva sui messaggi confusi, sull’omertà e sulla paura. Che minaccia la loro crescita, la libertà e l’intera società.

L’allarme è stato lanciato da Fondazione Libellula, l’impresa sociale fondata da Zeta Service che promuove l’inclusione e previene la violenza contro le donne, e assume i contorni di un grido disperato e soffocato da chi, ancora, non ha piena consapevolezza della violenza: i nostri ragazzi.

Nell’ambito della ricerca Teen Community, che ha visto il coinvolgimento di oltre 300 adolescenti di sesso maschile e femminile, la fondazione ha indagato sulla violenza di genere in età adolescenziale facendo emergere dei dati che ci confermano l’urgenza di intervenire attraverso l’educazione, il dialogo e la sensibilizzazione. Secondo il sondaggio, infatti, il 48% degli intervistati ha subito almeno una volta nella vita, e spesso più di una, contatti fisici non desiderati da parte di coetanei. Due ragazzi su tre, invece, giustificano la violenza a seguito di un tradimento.

Violenza di genere tra gli adolescenti. i nostri ragazzi sono in pericolo

Il pericolo, per i ragazzi e per gli adolescenti, esiste, è reale ed è già qui. Lo confermano i fatti di cronaca, quelli aberranti e drammatici che coinvolgono minori e donne giovanissime. E lo conferma anche la percezione che i giovani hanno della violenza, in alcuni casi tutt’altro che consapevole.

A fare luce sulla drammaticità dello scenario odierno, come abbiamo anticipato, ci ha pensato il recente sondaggio Teen Community della Fondazione Libellula che ha coinvolto un campione di ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia, con un’età compresa tra i 14 e i 19 anni.

Quello che è emerso, dai primi dati analizzati, è che ancora una volta le donne diventano le vittime stigmatizzate di una violenza che, in molti casi, non è ancora percepita come tale. Come se si trattasse di un innocuo atto di goliardia, di un mero divertimento, senza la benché minima idea che esperienze di violenza diretta o indiretta si trasformano in un fardello pesante, e spesso insopportabile, per chi le subisce.

E sono tanti i giovani che le subiscono. Secondo Teen Community il 48% degli intervistati ha subito una qualche forma di violenza del corso della sua vita. Si tratta di contatti ravvicinati e indesiderati da parte di coetanei. Il 43% di loro ha dichiarato di aver ricevuto richieste sessuali o attenzioni moleste. Situazioni, queste, che coinvolgono soprattutto le ragazze (55%).

A queste percentuali, poi, si aggiungono dei dati ancora più allarmanti che riguardano la percezione della violenza in sé, in tutte le sue forme. C’è chi non considera gravi gli atteggiamenti di possesso e di controllo e chi, addirittura, tende a legittimare la violenza in caso di tradimento.

Violenza: la mancata consapevolezza e le dinamiche spaventose

Come abbiamo già anticipato, non è solo la percentuale dei giovanissimi coinvolti in episodi di molestie e violenze a spaventare, ma lo è anche e soprattutto la percezione che questi hanno sull’argomento e sul riconoscimento della stessa che manca in tantissime dinamiche relazionali.

L’indagine, per esempio, ha scandagliato la percezione che i ragazzi hanno sul controllo del partner. È emerso che ordinare a questo quale abito indossare, o non indossare in una determinata occasione, non è considerata una forma di violenza, soprattutto tra i giovani di sesso maschile, con una percentuale del 24%. Diverso è, invece, il pensiero delle ragazze che ritiene questa forma di controllo una violenza (51%).

Il 33% degli intervistati, invece, non ritiene una forma di violenza quando si impedisce loro di accettare una nuova amicizia sui social network, o di farlo senza il consenso del partner. Questo accade soprattutto tra i giovani che frequentano le scuole medie.

Non è considerato violento neanche il controllo in maniera furtivo degli smartphone o dei profili social. Secondo l’indagine questo atteggiamento viene considerato tale solo in età più adulta e soprattutto dalle ragazze. Un altro pericolo, non percepito come tale, è quello che riguarda la richiesta di geolocalizzazione quando il partner esce da solo.

I dati si fanno altresì preoccupanti quando si parla di consenso. Ancora una volta sono le ragazze a mostrare più consapevolezza e sensibilità sul tema. Baciare una persona, senza il suo esplicito consenso, non è ritenuta una forma di violenza soprattutto tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 15 anni (50%). Gli stessi hanno dichiarato che prendere in giro i coetanei sul web, attraverso i social network, non è un atto violento (37%).

Per molti di loro non lo è neanche commentare ad alta voce il corpo, e più in generale l’aspetto fisico, di un ragazzo o di una ragazza. Anche in questo caso, però, i dati mostrano una chiara discrepanza di percezione tra ragazze e ragazzi. Per il 57% delle intervistate, infatti, i commenti sono una forma di violenza. Non lo sono, invece, per il 31% della controparte maschile.

La percezione è una questione di genere

Secondo i dati analizzati fino a questo momento, è chiaro che le donne, anche in giovane età, abbiano una maggiore chiarezza sulla percezione della violenza rispetto alla controparte femminile, soprattutto sulle forme psicologiche e non dirette. Una consapevolezza che, secondo l’indagine della Fondazione Libellula, tende a crescere con l’età.

Uno degli esempi più lampanti di questa differenza di genere riguarda il revenge porn. L’80% delle ragazze intervistate riconosce la diffusione di immagini personali, e senza consenso, una forma di violenza. Solo il 60% degli intervistati di sesso maschile la ritiene tale. E non solo: sono in molti a legittimare la violenza a seguito di un tradimento. Nello specifico, nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 19 anni, solo il 33% dei ragazzi intervistati lo ritiene inaccettabile.

Cosa fare, dunque, per mettere in sicurezza i nostri ragazzi? Sicuramente educarli e sensibilizzarli al tema, dato che è chiaro, da questa importante analisi, che i comportamenti molesti e violenti vengono troppo spesso normalizzati. La soluzione, in realtà, sembra provenire dalla stessa indagine.

Sembra proprio che una buona percentuale degli intervistati sia disposto e interessato a parlare di violenza, soprattutto con i propri coetanei. Dal sondaggio Teen Community, infatti, è emerso che la scuola è il luogo migliore per la formazione e il confronto sul tema(78%). Questo suggerisce che l’intervento dell’istituzione è cruciale per favorire il cambiamento. Ma bisogna fare attenzione perché nonostante questo dato apparentemente confortante, la scuola è percepita come un posto poco sicuro, dopo la strada e i mezzi di trasporto pubblici, soprattutto per chi frequenta le scuole medie ed è coinvolto in episodi di bullismo.