Suor Geneviève Jeanningros, chi è l’amica di Papa Francesco che ha pianto per lui

Suor Geneviève Jeanningros è molto più di una religiosa: è l’amica del Papa che ha condiviso con lui riflessioni, scelte e momenti profondi di vita

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Pubblicato: 24 Aprile 2025 18:37

È un’immagine che non si dimentica facilmente: una piccola donna con l’abito blu, uno zaino verde sulle spalle e il volto rigato di lacrime. Suor Geneviève Jeanningros è rimasta lì, immobile, davanti al feretro di Papa Francesco, pregando in silenzio mentre cardinali e vescovi sfilavano uno dopo l’altro. Un dolore vero, sentito. Quello di un’amica, prima ancora che di una religiosa. Una scena potente, carica di significato, che ha colpito profondamente tutti i presenti e che racconta molto più di mille parole sull’intensità di un legame che durava da decenni.

L’amicizia tra Suor Geneviève Jeanningros e Papa Francesco

Suor Geneviève Jeanningros, 82 anni, appartiene all’ordine delle Piccole Sorelle di Gesù. È francese, minuta, con occhi azzurri vispi e uno sguardo capace di raccontare un’intera vita passata accanto agli ultimi. È stata lei a portare più volte in Vaticano gruppi di transessuali, prostitute, circensi, giostrai. Tutti quegli esclusi che Papa Francesco ha voluto accogliere, abbracciare, ascoltare. Il Pontefice l’aveva soprannominata affettuosamente l’enfant terrible, con quell’ironia tenera che solo chi si vuole bene può permettersi.

La loro amicizia nasce ben prima del pontificato, in un momento doloroso: suor Geneviève aveva scritto a Bergoglio ricordando sua zia, Léonie Duquet, una delle suore desaparecidas durante la dittatura argentina. Da allora, la corrispondenza tra i due non si è mai interrotta. E anche dopo l’elezione a Papa, Francesco non ha mai dimenticato quella religiosa che portava sulle spalle le storie di un’umanità fragile, dolente e preziosa. L’ha incontrata più volte, anche a sorpresa: nel 2015, poi di nuovo nel 2024, in visita al luna park di Ostia, dove lei viveva in una roulotte con la consorella Anna Amelia.

La “suora dei giostrai” e il Vangelo vissuto terra terra

È proprio lì, tra autoscontri e ruote panoramiche, che Suor Geneviève ha costruito la sua casa. Per 56 anni ha condiviso la vita con la comunità itinerante dei circensi e dei giostrai, ma anche con la comunità Lgbtq+ del litorale romano. Non una semplice missione, ma una scelta esistenziale.

“In questi mondi vediamo passare gente di tutti i tipi e il tuo cuore si apre”, raccontava lei stessa all’Osservatore Romano. E il suo cuore non si è mai chiuso. Neppure davanti alle storie più ingiuste, come quella del medico gay morto di Covid a cui vennero negati i funerali religiosi. Fu suor Geneviève, insieme a una consorella americana, a portare i suoi familiari a salutare il Papa: “E loro sono ripartiti, in tutti i sensi”.

Suor Geneviève Jeanningros, l’amica del Papa Francesco
Fonte: IPA
Suor Geneviève Jeanningros, l’amica del Papa Francesco

Il suo è un “Vangelo vissuto terra terra, che non si proclama ma si incarna, ogni giorno. Dalla catechesi ai bambini tra una giostra e l’altra, alla vendita di giocattoli per beneficenza, fino alla delicata intermediazione con la Chiesa per portare aiuti concreti alle comunità più emarginate durante la pandemia. È grazie a lei che la voce dei transessuali di Ostia è arrivata fino a Bergoglio, che ha inviato l’Elemosiniere Konrad Krajewski con pacchi alimentari e aiuti economici.

Le lacrime di una vita condivisa: il giorno dell’addio

Quando lunedì mattina suor Geneviève è arrivata nella basilica di San Pietro, ha rotto ogni protocollo. In mezzo a porpore, guardie svizzere e prelati in abito solenne, lei si è avvicinata al feretro di Francesco con lo zaino sulle spalle, il capo scoperto, e si è fermata lì. In piedi. A pregare. A piangere. Non c’erano parole, solo lacrime. Le stesse che le scivolavano sul volto mentre cercava un fazzoletto in tasca, senza riuscire a trattenere l’emozione.

Quel piccolo corpo, vestito di blu, sembrava ancora più esile sotto il peso del dolore. Eppure c’era una forza, in quella presenza silenziosa, che raccontava meglio di qualunque discorso cosa fosse stato, per lei, Francesco. Un fratello. Un complice. Un riferimento. “È morto il Papa, ma soprattutto è morta una persona cara con cui ci si vedeva ogni settimana”, hanno detto quelli che la conoscono bene.