Questa estate ci ha tenuti incollati alla televisione. Non importava quanto che ce ne intendessimo di tennis, le imprese vanno seguite e tifate. E poi Matteo Berrettini è bello, grintoso e di grande talento. Così il suo sogno è diventato quello di tutti noi. Lui lo ha portato avanti fino alla finale di Wimbledon, con coraggio e classe.
Lì ha dovuto soccombere, ma il suo nome a quel punto era già diventato leggenda. Ora ha segnato un’altra grande impresa, che già così ci fa esultare e sognare. Perché per la prima volta un tennista italiano ha raggiunto le semifinali degli Australian Open. Matteo Berrettini ci arrivato trasmettendoci un grande messaggio, facendoci un po’ di più innamorare di lui e diventando un’altra volta un esempio per tutti.
Matteo Berrettini, ci ha fatto innamorare
Sportivo, affascinante, di sani principi: Matteo Berrettini è diventato uno di quei nomi conosciuti, googolati, seguiti, anche al di fuori del tennis. E piano piano ci ha fatto innamorare di lui: al di là del suo aspetto fisico, ha dimostrato valori, grinta e tenacia.
Ci è piaciuto nel suo essere genuino, sportivo e tifoso quando questa estate ha esultato con gli azzurri per la vittoria agli europei, dopo che lui ci aveva regalato una finale da incorniciare tra i momenti sportivi più belli.
Ci ha emozionato vedere la sua famiglia sugli spalti a fare il tifo per lui, con quel gesto della mamma così naturale che ci ha ricordato come l’ansia, nel bene e nel male, nei momenti importanti sia parte di tutti noi. Non è passato inosservato infatti che prima di uno dei momenti più importanti della carriera di Matteo, mamma e fratello si siano passati le gocce (naturali) per affrontare il match.
Ci ha fatto battere il cuore quando ha dimostrato che lo sport non è fatto di passerelle, del resto non parla molto della sua vita privata, ma soprattutto di amore e di sacrifici. Perché senza questi non si arriva da nessuna parte.
Matteo Berrettini, un esempio per tutti
Il tennis è uno sport individuale, stancante, molto psicologico. Lo vediamo sul campo, quando le partite vanno avanti per ore e ore e si deve capire l’avversario, la sua predisposizione d’animo, i suoi punti di forza e di debolezza.
Matteo Berrettini è diventato un esempio, perché match dopo match lo abbiamo visto fare del suo meglio, anche soccombere a volte. Ma rialzarsi. Così ha fatto nell’ultima impresa: quando le carte sembravano a suo sfavore, quando il destino appariva già scritto e il tifo era a favore del suo avversario, lui è riuscito a ribaltare la situazione. E alla fine si è lasciato andare a uno sfogo: “Non vi sento”, ha gridato al tifo contro di lui.
E questo è un esempio importante, perché ci insegna che anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato possiamo trovare la forza dentro di noi per alzarci e per ignorare chi ci rema contro.
E poi c’è stato anche un altro insegnamento importante, un altro esempio. La decisione di fermarsi e di tornare più forte. Lo ha fatto alla fine di un anno incredibile, quando ha dovuto rinunciare a un appuntamento sportivo importante: “Quello che sto per scrivere è l’ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera – aveva scritto in un post su Instagram – . È stato un anno fantastico, pieno di emozioni, vittorie, sconfitte dolorose e purtroppo infortuni. Proprio questi ultimi sono la ragione per la quale non potrò partecipare alla coppa Davis di quest’anno. È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, si, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi.”
Promessa mantenuta, perché l’emozione è arrivata scrivendo un’altra pagina di storia con passione, impegno e resilienza. Ora non resta che attendere la semifinale con Nadal, ma già essere qui è un successo.