Leonarda Cianciulli, la storia della saponificatrice di Correggio

È stata la serial killer italiana più celebre e temuta dello scorso secolo. Il suo nome era Leonarda Cianciulli, ribattezzata "la saponificatrice di Correggio" e questa è la sua storia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

In un secolo dove i social network e gli smartphone non esistevano ancora, le notizie correvano lente e spesso si fermavano una volta giunte a destinazione. Qualcuno le accoglieva, qualcuno se ne dimenticava, altri le trasformavano in un chiacchiericcio per passare il tempo, in attesa di quella successiva. Succedeva così con tutte, tranne per quelle che parlavano di Leonarda Vincenza Giuseppa Cianciulli.

Il suo nome è sicuramente sconosciuto ai giovanissimi, del resto stiamo parlando di una delle personalità più controverse dello scorso secolo. Una serial killer italiana che ha ucciso le sue vittime in un modo sicuramente inusuale ma estremamente brutale. Leonarda Cianciulli, infatti, fu ribattezzata “la saponificatrice di Correggio” per aver sciolto nella soda caustica le sue vittime, imitando proprio il processo impiegato per la produzione del sapone.

I ricordi della sua vita, e dei suoi crimini, sono arrivati fino ai giorni nostri grazie sopratutto al suo memoriale: Confessioni di un’anima amareggiata. Un’opera, questa, che ha suscitato sdegno e critiche nell’opinione pubblica e che ha portato a pensare che in realtà il testo fosse stato scritto dagli avvocati della serial killer con l’obiettivo di alleggerire i crimini commessi. Dove sta la verità non possiamo saperlo, quello che possiamo fare però è raccontarvi la sua storia partendo proprio dal materiale che abbiamo in possesso.

Chi era Leonarda Cianciulli

Era il 18 aprile del 1894 quando la famiglia Cianciulli dava il benvenuto a un nuovo membro, si trattava di Leonarda Vincenza Giuseppa. Figlia di Mariano, un allevatore di bestiame, e di Serafina Marano, la piccola crebbe a Montella, un piccolo paesino dell’Irpinia, ma la sua infanzia fu tutt’altro che felice e spensierata.

Da quello che emerge dal suo memoriale, sappiamo che Leonarda soffriva di epilessia, ma non solo. Sopportava il peso psicologico e devastante di non essere mai stata accettata da sua madre. Secondo quanto raccontato dalla donna successivamente, la sua era infatti stata una gravidanza non desiderata. Non sappiamo quanta verità ci sia in questo racconto, quello che è certo è che quel mal di vivere aveva portato Leonarda a tentare il suicidio in più occasioni, come testimonia la sua presenza nel carcere di Reggio Emilia.

Neanche l’amore riuscì a calmare la sua anima irrequieta. A 23 anni sposò Raffaele Pansardi, un impiegato al catasto di Montella, scontrandosi con il volere dei genitori che, per lei, avevano già scelto un altro futuro sposo. La mancata approvazione delle nozze fu il pretesto per chiudere, ufficialmente, i rapporti con la sua famiglia.

Fragile e provata dal suo passato, Leonarda si convinse di essere vittima di una maledizione lanciata da sua madre. Una tesi confermata, a suo dire, dai diversi aborti spontanei e dalle morti precoci dei suoi bambini. La donna, infatti, ebbe in totale 13 gravidanze, di cui tre aborti e dieci bambini morti nella culla.

Pare che fu grazie all’intervento di una maga se le sorti cambiarono e quella maledizione fu annullata. Leonarda, infatti, riuscì a creare quella famiglia che aveva sempre desiderato diventando mamma di quattro figli. La famiglia, che sembrava finalmente aver trovato una serenità che era sempre mancata, si trasferì a Correggio nel 1930. Ma quello che sembrava un nuovo inizio, si trasformò presto nella fine di tutto.

La fine di tutto

Era considerata una donna eccentrica, strana e diversa dagli altri. Leonarda era stata già accusata e condannata per diverse truffe compiute a Montella, eppure nessuno osava mettere in dubbio il suo ruolo di madre. Fu proprio per garantire un futuro dignitoso ai suoi bambini che la donna scelse di contribuire alle finanze di casa attraverso truffe e servizi di chiromanzia.

Agli albori della Seconda Guerra Mondiale, però, un altro uragano si stava scatenando nel suo cuore. Leonarda fu lasciata e abbandonata da suo marito, costretta quindi a prendersi cura da sola dei suoi bambini. Sconfortata dalla situazione, e dal pensiero che il suo primogenito sarebbe potuto partire per il fronte, la donna scelse di riscrivere il suo destino affidandosi totalmente alla magia. La soluzione? Compiere dei sacrifici umani per proteggere i suoi figli.

La saponificatrice di Correggio

Tra il 1939 e il 1941 tre donne scomparvero da Correggio, si trattava di Faustina Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo. Non ci volle poi molto affinché le indagini portarono le autorità a ipotizzare il coinvolgimento della Cianciulli: tutte e tre le donne, infatti, avevano frequentato per lungo tempo la casa di Leonarda con la speranza di poter migliorare la loro vita. La prima auspicava di poter trovare marito, la seconda di avere un posto di lavoro migliore e la terza di poter ottenere un nuovo ingaggio artistico. Ma quale poteva essere il movente? Nonostante fosse conosciuta per i suoi modi particolari e per le sue attività nessuno aveva mai messo in dubbio la sua persona.

La svolta ci fu quando il questore di Reggio Emilia scoprì che proprio Leonarda, insieme a suo figlio Giuseppe, aveva incassato un Buono del Tesoro appartenente a Virginia Cacioppo, un’ex soprano noto in città non ché una delle donne scomparse in quegli anni. Il sospetto ricadde subito su madre e figlio, ma la donna si confessò come unica colpevole dei fatti.

Le tre donne cercate dalle autorità, dai familiari e dall’intera città, non erano sparite. Erano state uccise da Leonarda. Dei loro cadaveri non c’era più traccia perché tramite saponificazione la donna li aveva distrutti, o meglio trasformati in saponette. I terribili omicidi furono raccontati direttamente dalla serial killer durante una confessione integrale nel 1946.

Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre.

Durante il processo l’accusa sostenne che i crimini commessi dalla saponificatrice di Carreggio si basavano sull’avidità e sul denaro. Diversa, invece, era stata la versione di Leonarda. La donna aveva confessato di aver fatto bollire i corpi delle tre vittime, sciogliendoli nella soda caustica, fino a creare delle saponette con l’ausilio di allume di rocca e pece. Ma non solo, raccontò anche di aver conservato il sangue per cucinare dei biscotti al cioccolato, poi serviti ai suoi bambini per donare loro protezione e immortalità.

Gli omicidi commessi furono quindi giustificati dalla donna col desiderio di proteggere i figli. Solo grazie a un sacrificio umano avrebbe potuto garantire loro una vita lunga e sana.

La Cianciulli fu dichiarata colpevole di triplice omicidio, di distruzione di cadavere e di furto aggravato. Poiché la difesa, sostenuta dalla perizia del professor Filippo Saporito, aveva invocato la seminfermità mentale, la condanna fu di trent’anni di reclusione e tre anni in un ospedale psichiatrico. Leonarda fu mandata nel manicomio di Pozzuoli, dal quale non uscì mai più. Dopo 24 anni di reclusione morì all’età di 77 anni a causa di un ictus.