Cosa sono le “giornate del piumone” e perché ne abbiamo bisogno tutti

Ne avremmo bisogno anche noi: tutto quello che c'è da sapere sui duvet days, che in UK sono previsti in alcune aziende

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Ci sono quelle mattine il desiderio di dire no agli impegni quotidiani, lavoro compreso, è fortissimo. Si vorrebbe trascorrere il proprio tempo dedicandosi alla cura di noi stessi, oppure ad attività che ci fanno stare bene. Un sogno? Non in UK dove da tantissimi anni vi sono le giornate del piumone, traduzione di duvet days, momenti riconosciuti da alcune aziende che ci si può concedere senza preavviso e che sono un modo sano, facile e alla portata di tutti, per staccare dal resto del mondo e per pensare solo a noi.

E anche un’iniziativa all’avanguardia, se si pensa che è attiva sin dal 1997, e che non serve una motivazione per prendersene uno.

Duvet days, le giornate del piumone per dedicarsi a sé

Ci si può concedere del tempo libero, magari per una gita all’aria aperta, o per incontrare una persona speciale. Oppure si può decidere di regalarsi dei momenti per pensare al proprio benessere fisico e mentale. Il motivo non è importante, ma lo è il fatto che in alcune aziende inglesi vengono concessi i duvet days, letteralmente giornate del piumone. Che non vanno intese con 24 ore trascorse sotto le coperte a non fare nulla.

Non si tratta di giorni di ferie o di malattia, ma sono concessi senza che vi sia alcun obbligo di preavviso. Il via a questa iniziativa, tra le altre cose, è databile al 1997, segno che nel mondo del lavoro c’è da tempo chi ragiona tenendo conto di come le persone vivono il tempo libero. Tanto che ci sono aziende che suggeriscono che un dipendente si prenda un duvet day ogni tre mesi.

Si tratta di un metodo efficace affinché i dipendenti possano riposarsi dopo periodi di lavoro particolarmente intensi, ma anche più semplicemente quando ne hanno voglia. Questo, di conseguenza, può migliorare la loro produttività e anche il loro benessere.

Come testimoniano le parole di Tracy Nolan, direttrice creativa di Glass Digital. Intervistata da Almara Abgarian, di Metro UK ha detto – tra le altre cose: “La possibilità di usufruire dei giorni di piumone all’ultimo minuto significa che i dipendenti hanno anche la flessibilità di rimanere a casa quando si sentono stanchi, o il tempo è brutto o ci sono, per esempio, scioperi dei mezzi di trasporto. Le ragioni possono essere le più svariate, ma il diritto a stare a casa è il medesimo. Finora il personale ha tratto davvero vantaggio da questa politica e abbiamo ricevuto molti feedback positivi senza alcun impatto sulla produttività. I desideri e le esigenze della nostra forza lavoro sono fortemente incentrati sui millennial, quindi siamo nella posizione privilegiata per poter introdurre politiche come questa”. Anche gli altri datori di lavoro erano concordi con la positività di questa iniziativa.

Perché ne avremmo bisogno tutti

In Italia c’è qualche azienda che inizia a investire sul tempo libero dei dipendenti e sulla loro qualità della vita, con l’introduzione – ad esempio – di settimane di lavoro più brevi. E i duvet days sono un’altra iniziativa interessante, perché garantisce la possibilità di concedersi del temo per sé, senza una reale motivazione o senza doverlo anticipare, che incide sul benessere e sulla qualità del lavoro.

Del resto, è cosa nota che non è importante per quanto tempo si fa una cosa, ma come la si esegue. Più si è riposati, più si lavora meglio e in maniera efficace. E allora ben venga la settimana corta.

In questa riflessione si inserisce l’iniziativa di Giuseppe Conte che ha proposto la “settimana corta” in Commissione Lavoro. Come si legge su Adnkronos l’esponente del M5S ha spiegato cdi che cosa di tratta: “Ridurre in via sperimentale l’orario di lavoro da 40 a 32 ore a parità di retribuzione”.