Le donne di potere a destra incarnano gli ideali femminili?

Le donne leader al potere sono sempre state storicamente poche, ma si concentrano più a destra, perché? Come mai?

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Da Roberta Metsola a Ursula von der Leyen e Christine Lagarde, le donne al potere in Europa hanno spesso radici nei partiti di destra.  Se guardiamo all’Italia, durante le recenti elezioni per la Presidenza della Repubblica, i nomi femminili sono stati pochi e tutti legati a partiti conservatori.

Donne leader che incarnano la tradizione

Il concetto di “Glass Cliff”, cioè la situazione dove le donne vengono promosse a posizioni più elevate durante i periodi di crisi o costrizione, diventa rilevante in questo contesto. Questo è stato evidente con Christine Lagarde durante la crisi economica del 2011 (disse anche che le donne avrebbero dovuto utilizzare quel concetto a loro vantaggio) e con Ursula von der Leyen durante un periodo di crescente euroscetticismo.

Molte di queste donne leader, pur provenendo da contesti politici conservatori, incarnano una combinazione unica di caratteristiche tradizionalmente considerate “maschili” e “femminili”. Da Margaret Thatcher a Marine Le Pen, queste figure dimostrano una varietà di stili di leadership che sfidano le aspettative di genere.

Se da un lato alcuni politologi suggeriscono che le donne conservatrici possano sfruttare immagini tradizionali della femminilità per guadagnare consensi elettorali, dall’altro lato emerge la presenza di tratti “maschili” nelle loro carriere e personalità. Quando le donne leader provengono da ambienti conservatori, come nel caso di Metsola o del ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati, possono essere interpretate come un tentativo di emulare il comportamento maschile per guadagnarsi il rispetto e il consenso dei loro colleghi maschi conservatori. Queste donne conservatrici spesso si allontanano dalle questioni femministe e si concentrano su politiche tradizionalmente associate agli uomini conservatori, come la sicurezza nazionale o l’immigrazione. Questo modello è stato incarnato in modo esemplare da Margaret Thatcher.

La scarsità a sinistra

L’ascesa delle donne leader di destra mette anche in luce una lacuna significativa nel panorama politico europeo: la scarsità di donne leader progressiste con ideali di sinistra. Mentre i partiti di sinistra dovrebbero teoricamente promuovere l’uguaglianza di genere, la loro rappresentanza ai vertici del potere rimane limitata.

Uno spiraglio c’è. Le elezioni presidenziali francesi più recenti hanno visto la presenza di candidate femminili soprattutto sul versante della sinistra, ciò indica che le donne possono emergere nei momenti di crisi politica.

La sinistra italiana ha lottato per promuovere la leadership femminile e affrontare le questioni di genere in modo efficace. Sebbene ci siano stati sforzi per rendere i partiti più inclusivi, come il Partito Democratico con la sua segretaria Elly Shlein, ci sono ancora molte sfide da affrontare.

Giorgia Meloni è un esempio di femminismo?

La figura di Giorgia Meloni come femminista non convince le attiviste e le politiche per i diritti delle donne. Esse mostrano una certa diffidenza, poiché Meloni tende a promuovere un’immagine tradizionale della donna, incentrata sui ruoli materni e sui valori patriottici e familiari. Questa visione viene interpretata come “donnismo” anziché femminismo, in quanto non rappresenta pienamente la lotta per l’uguaglianza di genere.

Giorgia Meloni ha dichiarato in passato di essere una donna, una madre e una cristiana. Tuttavia, la sua vita ha dimostrato che conciliare queste identità, insieme al ruolo di inquilina di Palazzo Chigi, è un compito arduo che richiede sacrifici e compromessi su almeno uno di questi fronti. La questione sul femminismo di Giorgia Meloni è stata oggetto di lunghe discussioni: quando le è stato fatto notare che avere un figlio fuori dal matrimonio e convivere non rispondeva al modello tradizionale di famiglia, ha risposto che “la gente si deve fare gli affari suoi”.

Sembra credere che non abbia bisogno di compagni ingrati da gestire, avendo già una figlia e il Paese da prendersi cura. Il suo messaggio più rivelatore è la chiusura della sancita separazione, in cui dichiara che coloro che hanno sperato di indebolirla hanno fallito.

Mentre essere chiamata “il Presidente del Consiglio dei Ministri” può suscitare critiche riguardo a un presunto potere esclusivamente maschile, allo stesso tempo apre la porta alla riflessione sulla libertà di scegliere come essere chiamata.