Don Giuseppe Diana, il ricordo dell’uomo che ha sfidato la camorra

A soli 36 anni il prete che aveva sfidato apertamente e senza paura la camorra viene assassinato brutalmente nella sua chiesa

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Redazione

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Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa.

Il 20 marzo del 1994, il giorno dopo l’omicidio, Papa Giovanni Paolo II in occasione dell’Angelus aveva scelto così di commemorare Don Giuseppe Diana. Non solo un presbitero, ma anche un attivista e un insegnante di vita, un uomo del popolo assassinato dalla camorra il 19 marzo per il suo grande e coraggioso impegno contro la mafia.

Chi era Don Giuseppe Diana

L’impegno civile e religioso ha caratterizzato l’intera vita di Don Giuseppe Diana, lo stesso che gli è costato una morte efferata e brutale. Non era solo il parroco di San Nicola di Bari, ma era l’uomo del popolo, perché di quello si prendeva cura con tutte le sue forze.

Nato a Casal di Principe il 4 luglio del 1958 da una famiglia di proprietari terrieri, Giuseppe entra nel seminario vescovile di Aversa a soli dieci anni, frequentando la scuola media e il liceo classico. Una scelta, questa, che spinge i genitori a fare dei grandi sacrifici, ma doverosi per far sì che il loro bambino non cresca tra le strade di un paese difficile come quello di Casal di Principe.

La sua bontà d’animo, e quella voglia di fare e agire per gli altri, vengono subito riconosciute all’interno del seminario, al punto tale che il Vescovo Antonio Cece lo spinge a continuare gli studi a Roma. Ma dopo un inizio brillante, Giuseppe vive un breve periodo di profonda crisi che lo allontana dalla chiesa e lo porta a iscriversi alla Facoltà di Ingegneria dell’università Federico II di Napoli. Bastano tre mesi, però, per rendersi conto che il suo posto è un altro.

Giuseppe Diana tornò nel seminario a Posillipo, senza mai più lasciare quella strada. Nel marzo del 1982 è ordinato sacerdote.

L’impegno civile

A partire dal mese di settembre del 1989, Don Giuseppe Diana diventa il parroco di San Nicola di Bari a Casal di Principe, il paese che gli ha dato i natali. Da quel momento non smetterà mai più di occuparsi del suo popolo e degli altri.

Si confonde tra la gente, gira per il paese per parlare con gli altri, col suo popolo. Realizza un centro di accoglienza con i suoi risparmi personali per aiutare gli immigrati, per dare una seconda possibilità agli ultimi della società. Sono loro che difende, soprattutto dalle grinfie dei clan camorristici. Invita i giovani a farsi avanti, a diventare parte integrante e attiva della comunità mentre chiede, senza paura, alla camorra di mettersi in disparte.

Ed è contro la camorra che combatte la sua più grande battaglia. La condanna, solleva le coscienze, aiuta gli altri. Non ha paura neanche di fare nomi e cognomi, di denunciare la camorra casalese che in quegli anni ha il dominio assoluto sul territorio. È la voce di tutti, ma è una voce scomoda.

L’assassinio

Il 19 marzo del 1994, pronto per celebrare la santa messa del giorno viene brutalmente assassinato nella sagrestia della sua chiesa. Sono 5 i colpi di pistola sferrati sul presbitero senza pietà: due alla testa, uno al viso, uno alla mano e l’altro al colo.

Don Giuseppe Diana, a soli 36 anni, muore all’istante mentre i colpi rimbombano nella camera clericale ieri e oggi.

Don Giuseppe Diana
Fonte: ANSA
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