Parole, usate per raccontare storie, per scrivere poesie, saggi. Parole che hanno lasciato il segno, fatto riflettere e sognare. Dacia Maraini è una donna delle parole, le amalgama a suo piacimento, le mescola grazie alla sua immaginazione e allo sguardo con cui osserva il mondo, creando libri, racconti, riflessioni. I tanti capolavori che ha dato alle stampe segnano la sua lunga carriera come scrittrice e fanno parte della storia della letteratura italiana.
Premiata con alcuni dei più prestigiosi riconoscimenti, ha usato la sua penna per dare vita a romanzi senza tempo come Memorie di una ladra, La lunga vita di Marianna Ucria, Buio, ma anche Chiara di Assisi, Un corpo felice o Vita mia, l’ultimo suo romanzo datato 2023 e pubblicato da Rizzoli.
Una vita piena la sua, che si intreccia con quella di altri intellettuali e che è cadenzata dalle sue tante opere letterarie, in cui spazia muovendosi senza paura tra un genere narratvo e l’altro. Non stupisce che la sua produzione comprenda racconti, narrativa per l’infanzia, poesia, teatro, saggi e anche la sceneggiatura. Una vita fatta di successi, amori, dolori e molto altro: la biografia, le opere e la sfera privata di Dacia Maraini.
Indice
L’infanzia di Dacia Maraini e la prigionia in Giappone
È il 13 novembre del 1936 che a Fiesole (Firenze) nasce Dacia Maraini, destinata a diventare una delle scrittrici italiane di maggior successo. La sua famiglia è culla di cultura e arte e lei cresce in questo ambiente ricco di stimoli.
Il padre, infatti, è un antropologo, orientalista e scrittore di nome Fosco Maraini, la mamma invece è una pittrice di nobili origini: Topazia Alliata. Se si va indietro con il suo albero genealogico, poi, si scopre che i nonni paterni sono stati Antonio Maraini, scultore e critico d’arte che ha fatto parte del Partito Nazionale Fascista, e Yoi Crosse, scrittrice inglese. Da parte di mamma, invece, i nonni erano un gastronomo e una cantante lirica, ovvero Enrico Maria Alliata di Villafranca e Oria Maria Amelia “Sonia” Ortúzar Ovalle de Olivares.
L’infanzia Dacia la trascorre in Giappone, dove va a vivere nel 1939 e resta fino al 1945. Qui nascono le sorelle della scrittrice: Yuki e Antonella, ma qui lei e la sua famiglia vengono anche portati in un campo di concentramento, quando l’Italia rompe i legami con l’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un periodo profondamente doloroso, tanto difficile che lei non ne ha mai parlato molto, aprendosi solamente nel suo ultimo romanzo: Vita mia del 2023. Alla rivista Oggi in merito alla stesura di questo libro ha detto in un’intervista: “Scrivevo una pagina e mollavo lì per mesi. Ma, come dice la senatrice Segre, anche se dà dolore abbiamo il dovere di testimoniare”.
Quella che racconta del Giappone è una vita inizialmente bella, in un luogo in cui si sentiva integrata, fino a quando la storia, la politica, la guerra e le alleanze non ha cambiato tutto: “Dopo la firma dell’armistizio i giapponesi chiesero agli italiani presenti nel Paese di dichiarare fedeltà alla Repubblica di Salò. Convocarono i miei genitori separatamente: entrambi rifiutarono senza consultarsi, nonostante le minacce di essere rinchiusi in un campo di concentramento. Mamà provò solo a chiedere che noi bambine fossimo rimandate in Italia, dai nonni. Quando le risposero che al massimo potevano metterci in orfanotrofio, rifiutò seccamente. Così, ci deportarono”.
Un periodo doloroso, ma importante, la scrittrice infatti ha spiegato nella stessa intervista: “Non ho mai rimproverato i miei per quella scelta. Il loro fu un grande esempio morale, mi ha segnato per la vita”.
Nel 1945 sono potuti tutti tornare in Italia e a 18 anni, poi, Dacia è andata a vivere con il padre dopo che i genitori si sono separati. Mentre è nel 1962 che inizia a scrivere a ottenere consensi come autrice. E a diventare un nome importantissimo e fondamentale per la letteratura italiana.
La carriera e i libri di Dacia Maraini
Il primo successo letterario di Dacia Maraini è il romanzo La vacanza, datato 1962. Prima la scrittrice aveva già scritto, dando anche vita a una rivista letteraria, ma è solo nel 1962 e con la storia di Anna, una ragazza di 14 anni che esce dal collegio per trascorrere le vacanze con il padre, che per lei si spalancano le porte del mondo della scrittura.
Il romanzo tra l’altro riceve la prefazione di Alberto Moravia. E da quel momento Dacia non smette mai di dare voce a storie, di raccontare. Molti dei suoi romani indagano la sfera del femminile, parlano delle donne come Memorie di una ladra del 1972, oppure Donne in guerra del 1975. Tra i suoi romanzi indimenticabili, poi, non si può non citare La lunga vita di Marianna Ucria del 1990 che le permette di ottenere il Premio Campiello, oppure Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza del 2013. Dacia Marini ha vinto anche il prestigioso Premio Strega grazie alla raccolta di racconti Buio del 1999.
Molti dei suoi romanzi sono stati portati sul grande schermo, come L’età del malessere (il libro è stato pubblicato nel 1963, il film nel 1968), oppure Teresa la ladra, il film del 1973 vede nel ruolo della protagonista Monica Vitti ed è tratto da Memorie di una ladra. E, ancora, Marianna Ucria per la regia di Roberto Faenza, film del 1997 Da ricordare anche la collaborazione per la stesura della sceneggiatura del film Il fiore delle Mille e una notte di Pier Paolo Pasolini.
Saggi, libri per bambini, poesie e teatro sono alcuni degli altri ambiti in cui Dacia Maraini lavora come scrittrice. Collabora alla celebre rivista letteraria Nuovi Argomenti, che era stata inizialmente fondata da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Gli amori di Dacia Maraini: la sua vita privata
In un’intervista rilasciata a L’Espresso Dacia Maraini ha spiegato di aver amato molto nella sua vita: “Ho amato tanto, l’amore è stata una componente importante nella mia vita. E non parlo solo di amore per una persona. Parlo anche di amore per i libri, per i viaggi, per la conoscenza. L’amore è impeto di vita. È desiderio di conoscere e di mettermi in rapporto con gli altri. Quando si dice che l’amore finisce, credo che sia solo il sesso, che è misterioso e imprevedibile, a svanire. Quando non c’è più attrazione, se c’è stato vero amore resta un senso profondo di solidarietà, resta la tenerezza”.
Ma quali sono gli uomini con cui ha intrecciato relazioni importanti? Il primo è stato il marito Lucio Pozzi, celebre pittore sposato nel 1959. Il loro matrimonio è durato pochissimo, infatti si sono lasciati solamente quattro anni dopo. Dacia Maraini ha raccontato in un’intervista rilasciata a La Repubblica che era incinta al momento dell’addio, ma quel figlio lo ha perso al settimo mese.
È al termine della stesura del suo primo libro che conosce Alberto Moravia, un incontro che avviene in un bar e che si tramuta nell’occasione giusta per chiedergli di scriverle la prefazione del romanzo. Ma non solo, perché da quel momento inizia una lunga relazione d’amore tra i due durata molto tempo: “All’incirca 15 anni – si legge su La Repubblica -. Quando ci mettemmo insieme era già separato da Elsa Morante che in quel momento viveva una passione travolgente per Luchino Visconti. Era attratta dall’ambiguità sessuale. Nonostante ciò non volle mai divorziare da Moravia”.
La loro relazione in seguito è finita, ma non è accaduto lo stesso al profondo legame. Così ha detto la scrittrice nella medesima intervista: “A un certo punto ci siamo resi conto che non ci incontravamo più. Alberto aveva le sue storie e io le mie. Ma tra noi è restata una gratitudine e una solidarietà bellissime”. E se tra i due è stato grande il sentimento è anche vero che non hanno mai collaborato dal punto di vista professionale, come lei stessa ha spiegato durante la chiacchierata con il quotidiano.
L’ultima relazione nota è stata quella che la celebre scrittrice pare abbia intrecciato con Giuseppe Moretti, un artista e attore più giovane di lei di 25 anni, mancato nel 2007.
I successi e i premi di Dacia Maraini
I premi non sono il simbolo del talento e non sono neppure il punto di arrivo a cui ambiscono gli scrittori, ma sono senza dubbio il coronamento di una carriera lunga e ricca di soddisfazioni. Conti alla mano sono circa sessant’anni che Dacia Marini scrive, destreggiandosi nei più disparati generi letterari, e altrettanti che ottiene prestigiosi riconoscimenti. Troppi per essere citati tutti, ci limitiamo a una veloce panoramica di alcuni.
Il suo esordio da scrittrice coincide con il primo riconoscimento del suo talento, quando nel 1962 riceve il Premio Formentoe de las Latras, qualche anno dopo poi è la volta del Campiello nel 1990. Vanno citati i Premio Flaiano per la narrativa, il Mondello e – naturalmente – lo Strega nel 1999.
Ha ottenuto anche diverse lauree honoris causa, il Premio Letterario Internazionale Viareggio Répaci alla carriera e ha diverse cittadinanze onorarie. Ultimo premio in ordine di tempo il Pegaso d’Oro, che le è stato consegnato nel 2024.
Riconoscimenti importanti, che non sono altro che il sottolineare il profondo valore dal punto di vista culturale delle parole di Dacia Maraini, una scrittrice che sa raccontare, stupire, intrattenere con le sue storie. Una scrittrice che lascia un segno: indelebile ed eterno.