Enzo Jannacci è stato uno dei protagonisti della musica e dello spettacolo italiano. Uno dei più grandi artisti che il Bel Paese abbia avuto: geniale, ironico, fuori dagli schemi, carismatico, intellettuale. Autore di alcuni brani diventati tormentoni come “Vengo anch’io. No tu no” e “Portaci da bere uno shot di birra”, è considerato tra i pionieri del rock and roll italiano. Caposcuola del cabaret italiano, artista poliedrico e tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra, è stato autore di quasi trenta album, alcuni dei quali rappresentano importanti capitoli della storia della canzone italiana. È inoltre tra i cantautori con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con quattro Targhe e un Premio Tenco.
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Le origini, gli esordi e il sodalizio con Giorgio Gaber
Vincenzo Jannacci, detto Enzo, nasce a Milano il 3 giugno del 1935. È figlio di Giuseppe, un maresciallo dell’Aeronautica militare Italiana che aveva partecipato alla Resistenza, e di Maria, una sarta comasca. Dopo gli studi al liceo Scientifico, si diploma in armonia, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Nel 1969 si laurea in medicina, poi si trasferisce in Sudafrica per la specializzazione in chirurgia. Studia anche alla Columbia University di New York e al Queens College. Già prima di laurearsi comincia a pubblicare lavori discografici e fino alla pensione affiancherà sempre la musica alla sua professione di medico. Jannacci ha infatti dichiarato di essersi sentito sempre un medico prima che un artista del mondo dello spettacolo. A vent’anni, durante gli studi, comincia a frequentare i locali di cabaret di Milano, come il noto Derby, e mette subito in mostra le sue doti di intrattenitore e presentatore. Si avvicina al jazz che suona in alcuni club mianesi e scopre il rock and roll. Nel 1956 diventa tastierista dei Rocky Mountains, la cui voce è Tony Dallara. Alla fine dell’anno, nonostante il grande successo, lascia il gruppo e conosce Adriano Celentano entrando nel gruppo del Molleggiato: i “Rock Boys”. Due anni più tardi, pur continuando a suonare con la band di Celentano, forma un duo con Giorgio Gaber, noto con il nome di “I Due Corsari”.
La carriera musicale, il cinema, la Tv e il teatro
Jannacci è prolifico, continua a collaborare con Celentano, pubblica album con la Dischi Ricordi e collabora con la casa discografica a vari progetti anche per cantautori come Umberto Bindi, Luigi Tenco e Gino Paoli. Nel frattempo canta con l’amico Gaber e suona come jazzista con musicisti come Stan Gets, Gerry Mulligan e Franco Cerri. Con “I due corsari” pubblica successi come “Birra”, Fetta di limone” e “Tintarella di luna”. Nel 1963 segue come pianista la tournée di Sergio Endrigo e inizia a esibirsi come cabarrettista al Derby Club dove conosce Dario Fo e Cochi e Renato, Partecipa alla pellicola di Carlo Lizzani “La vita agra”. A dicembre 1964 pubblica il disco d’esordio “La Milano di Enzo Jannacci” contenente il capolavoro “El portaa i scarp del tennis”. L’autore poi esordisce anche in Tv cantando il brano a “La fiera dei sogni” di Mike Bongiorno. L’anno successivo Jannacci ritorna a teatro con lo spettacolo 22 canzoni, scritto a quattro mani con Dario Fo. Sempre con Fo e con Fiorenzo Fiorentini, realizza l’album “Vengo anch’io… no tu no”, trainato dall’omonimo brano che diventa in breve tempo campione di vendite in cima alle classifiche italiane. Jannacci viene invitato in diverse trasmissioni televisive come “Quelli della domenica”. Altra canzone che riscuote grande appreezzamento è “Ho visto un re”, cantanto insieme a Dario Fo. Entrambi i pezzi sembrano a un primo ascolto ironici e nonsense ma sono invece infusi di metafore. Il primo parla dell’emarginazionedi un personaggio da un gruppo per il solo gusto di avere qualcuno di cui ridere. Il secondo è una satira sprezzante sulla società e diventa il simbolo del ’68. Nel periodo della specializzazione medica all’estero, la notorietà di Jannacci subisce un calo. Tuttavia il cantautore continua a scrivere nuove canzoni che vengono successivamente pubblicate. Negli anni ’70 è protagonista anche di un episodio del film di Mario Monicelli, “Le coppie”, de “L’udienza” di Marco Ferreri e redige due piece teatrali: “Il poeta e il contadino” e Saltimbanchi si muore”. Dal 1974 comincia con successo a comporre colonne sonore per il cinema, tra i film ci sono “Pasqualino Settebellezze”, L’Italia s’è rotta”, “Sturmtruppen” e “Saxofone”. Lo stesso anno è autore, con Cochi e Renato, della celebre sigla di Canzonissima “e la vita, la vita”.
Il rapporto con il pubblico
Da metà anni ’70 fino ai primi anni ’80 Jannacci si dedica soprattutto alla professione di medico. Pubblica quattro album ma dirada le apparizioni in Tv e non si esibisce dal vivo. Esce dalla semioscurità nel 1979, poi l’incontro con Paolo Conte che diventa un punto di riferimento per Enzo. Insieme pubblicano successi come “Sudamerica” e “Bartali”. Il cantautore riprende anche le tournée in giro per l’Italia ed è protagonista sia in Tv che a teatro. Nel 1989 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con “Se me lo dicevi prima” sul tema della droga. Nel 1991 torna all’Ariston con “La fotografia” e riceve il premio della Critica. A Sanremo torna anche nel 1994 e nel 1998, intanto è presentissimo un po’ ovunque nel mondo dello spettacolo prendendo parte a importanti programmi televisivi, spettacoli teatrali e film. Solo nel 2010 inizia a diradare le apparizioni pubbliche a causa di problemi di salute. Jannacci muore a Milano il 29 marzo 2013, all’età di 77 anni, a causa di un tumore di cui soffriva da alcuni anni. Nel 2023 è uscito postumo l’album “Qualcosa da ascoltare”.
Vita privata e curiosità
Il 23 novembre del 1967 Enzo Jannacci sposa Giuliana Orefice dalla quale nel 1972 ha un figlio: Paolo, oggi noto compositore e musicista. Il 1° gennaio 2003, primo giorno di pensione come medico per Jannacci, muore l’amico Giorgio Gaber. Ai funerali, di due giorni dopo, Enzo partecipa e riesce a dire soltanto “ho perso un fratello”. Agli inizi della carriera come chirurgo, tra i primi pazienti vi sono stati i colleghi e amici Teo Teocoli, Massimo Boldi e Renato Pozzetto. Il cantautore ha sempre avuto una grande passione per le arti marziali e ha dedicato molti anni alla pratica del Karate con il maestro Hiroshi Shirai, considerato uno dei più preparati nello stile Shotokan. Enzo ha raggiunto il grado di cintura nera ed è diventato lui stesso insegnante di questa disciplina. Riguardo alla religione si è definito “ateo laico molto prudente” e alle volte “credente”. Nel 2009 però ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla vicenda di Eluana Englaro a riguardo del tema dell’eutanasia definendosi estremamente contrario al fine vita. “La vita è importante anche quando è inerme e indifesa – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera – fosse mio figlio mi basterebbe un battito di ciglio”.