“Il mistero e la macchinazione ci attraggono”: Stella Fabiani racconta i suoi “Delitti di Lusso”

"Delitti di Lusso - American Files": 10 casi veri, vicende oscure e misteriose che hanno insanguinato l'America. Stella Fabiani ci racconta i suoi true crime

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Se amate il mistero, le atmosfere eleganti, se vi appassionano gli intrighi e i delitti complicati non potete perdervi Delitti di Lusso – American Files, la nuova serie true crime di Stella Fabiani, realizzata da The Biplano Team e prodotta da Storielibere per Audible Original e disponibili su Audible.

Dopo la prima stagione di Delitti di lusso del 2020, Stella Fabiani torna dunque con una seconda serie composta da dieci episodi, incentrati su crimini che hanno sconvolto l’opinione pubblica americana. Sono tutti ambientati nella high society tra la fine dell’Ottocento e il Novecento. Basandosi su verbali, articoli e documenti del periodo, diari e testimonianze, la serie intreccia i fili di vicende oscure e misteriose, restituendo le complessità e le ambiguità di casi realmente accaduti, raccontati in prima persona dai protagonisti.

Come in un romanzo ricco di colpi di scena e di atmosfere suggestive, i personaggi dei dieci crimini di Delitti di Lusso – American Files raccontano i loro punti di vista sovrapponendo le proprie versioni e verità, fino a formare una trama i cui interrogativi non sono mai stati del tutto risolti. A fare da cornice alle interpretazioni degli attori Fabio Pappacena, Gaia Benassi ed Emanuele Maria Basso, un suggestivo sound design, mix di effetti speciali e musiche create ad hoc.

L’autrice Stella Fabiani ci racconta come sono nati i suoi nuovi Delitti di Lusso, come ha scoperto i casi di cui narra e cosa l’ha attratta.

La tua nuova serie di audiolibri si intitola Delitti di Lusso – American Files: ce ne parli?
È la seconda stagione di una serie più ampia che s’intitola Delitti di Lusso. La prima serie raccontava di crimini accaduti in tutto il mondo, mentre la seconda si concentra su delitti avvenuti in uno specifico Paese. Abbiamo scelto l’America. Un’altra particolarità di questa seconda stagione sta nel periodo scelto: abbiamo cercato delitti che partono dalla fine dell’Ottocento e arrivano fino agli anni Settanta del Novecento, dopo c’è stata una rivoluzione culturale che ha cambiato le cose anche nella cronaca nera. La terza novità sta nei protagonisti che appartengono tutti all’alta società, questa è la caratteristica che lega i protagonisti, perché i casi scelti sono degni della penna di Agatha Christie, quindi non d’impulso, ma casi pensati, oscuri, complessi, orditi con cura, con moventi complicati e difficili da comprendere. Quindi c’è molto da raccontare.

I casi che racconti sono storie vere?
Non c’è nulla di inventato nei racconti narrati. Noi lavoriamo in squadra. Siamo un collettivo di creativi: ci sono gli autori, i ricercatori, i criminologi, gli editor, i musicisti e gli attori. Per realizzare i nostri racconti, seguiamo questo iter. Ci troviamo e raccontiamo il caso, visioniamo foto, video in modo che gli attori possono entrare nel personaggio proprio come quando si fa un film. Infatti, abbiamo scelto di lavorare proprio con attori e non con lettori o doppiatori che sono bravissimi, ma gli attori riescono ad assumere la fisicità di chi interpretano, adattando e cambiando la voce a seconda di come noi abbiamo studiato il personaggio. Anche le atmosfere  e le musiche sono molto studiate in modo che il lettore possa immergersi nella realtà e nel tempo in cui è ambientata la storia.

Come inizia la ricerca di queste storie?
Domanda interessante. La ricerca è inizia per caso, nel senso che da sempre mi occupo, leggo e seguo casi di delitti. In questo caso, siamo partiti da una storia di cui avevo letto un reportage e abbiamo cominciato ad approfondire cercando affondo nei documenti, nei verbali. In particolare era il caso del marchese Casati, studiato due anni fa, che a Roma uccise la moglie e che per tanti anni passò come un delitto d’onore. Invece sotto c’era molto di più. Lei non era una semplice traditrice, ma era una vittima perché il marito la obbligava ad andare con altri uomini, la fotografava, le aveva impedito di avere figli, la sottoponeva a operazioni per essere sempre in forma. Il marchese aveva un diario, ritrovato nella casa ai Parioli dove vivevano, in cui ha raccontato tutto. Da quel caso abbiamo cominciato il nostro lavoro in cui raccontiamo l’omicida ma sempre con un occhio di riguardo per le vittime. Voglio specificare che noi non siamo psicologi, ma è come se incontrassi l’assassino in treno durante un lungo viaggio e mi facessi raccontare cosa è successo e poi mi facessi raccontare anche dalla vittima il suo punto di vista, il tutto fondato su documenti, scritti, testimonianze che ci sono rimasti.

Stella Fabiani
Fonte: Ufficio stampa
Stella Fabiani

Quanto tempo vi occorre per creare un episodio?
È difficile da quantificare, perché dipende dall’episodio. Per esempio la vicenda di Nathan Leopold e Richard Loeb che ispirò a Hitchcock il film Nodo alla gola è stata molto complicata, poiché le personalità dei due protagonisti erano molto simbiotiche ed è stato difficile distinguerle, o l’episodio Hotel paura che racconta dei delitti di H.H. Holmes mi ha richiesto moltissimo tempo. In particolare, quest’ultimo caso è ambientato a Chicago durante l’Expo ed è stato difficile studiare e ricostruire il momento storico-sociale, oltre a far collimare le diverse versioni del fatto.

Il caso Leopold e Loeb e il caso Von Bulow sono diventati anche film: che cosa hanno di particolare queste vicende?
Il film su Leopold e Loeb non l’ho visto. Ma quello su Von Bulow [Il mistero Von Bulow con Jeremy Irons e Glenn Close ndr] è stato scritto dall’avvocato e dunque è basato sul suo punto di vista. Invece nel nostro racconto abbiamo cercato di recuperare la visione sia di Marta “Sunny” sia di Von Bulow che non ha mai voluto parlare della vicenda perché fece un accordo coi figli che rispettò per tutta la vita. Abbiamo quindi cercato di ricostruire il suo punto di vista attraverso le interviste, le testimonianze che ci sono rimaste, sempre con delicatezza e rispetto, considerando che i figli sono ancora vivi. Le nostre sono ricostruzione molto scrupolose, non aggiungiamo nulla hai fatti. Ricordo ad esempio che nel caso Casati aggiunsi solo nella descrizione della stanza un tappeto.

Scrivi tutto quello che diventa audiolibro, perché non hai mai scelto di pubblicare il classico libro cartaceo?
I motivi sono tanti. Innanzitutto, le mie sono sceneggiature, mentre il libro ha un altro tipo di lessico e di narrazione. Se dovessi pubblicare un romanzo col materiale che ho lavorato, dovrei riscrivere tutto da capo. Scrivere una sceneggiatura mi è più congeniale, perché è più attinente a quello che facevo. Poi l’audiolibro lo sento più vicino a me ed è un modo per avvicinare anche i giovani alla lettura. Oggi stare seduti sul divano a leggere un libro, fa strano. Ma tutti ci sentiamo in colpa se ci prendiamo del tempo per leggere. Invece con l’audiolibro posso nel contempo portare a spasso il cane, fare la spesa, andare in auto. La concentrazione non se ne va anche se faccio contemporaneamente altro.

Il true crime è un genere che piace molto alle donne: secondo te perché?
La mia motivazione è questa: le donne sono complicate e sono attratte da tutto ciò che è stimolante. Nel senso che non sono attratte dall’omicidio in sé ma da tutto ciò che lo circonda, dalle motivazioni, dalle circostanze, dalla macchinazione, dal mistero. E poi le donne sono naturalmente più vicine alla vita e di conseguenza alla morte. In generale le donne sono più riflessive.

Hai accennato al tuo precedente lavoro: da produttrice di Mengoni come sei arrivata al true crime?
Ho cominciato scrivendo per diverse riviste, anche per Cioè, poi mi sono ritrovata nel campo musicale, anzi ci sono da sempre perché mio padre faceva il manager, mia madre e mio marito suonavano, così ho cominciato a produrre. Intanto, appena sono comparsi i primi audiolibri ho iniziato a scrivere, ho sempre creduto nel loro successo. Ho iniziato così a preparare un progetto con lo stesso team con cui lavoro adesso. Però è stato interrotto, quando un pomeriggio una mia amica mi ha portato delle registrazioni in cui un ragazzino cantava delle cover. Ho capito subito che questo ragazzo aveva stoffa e l’ho fatto arrivare subito in studi. Ma questo lavoro ci ha preso anni, perché Marco [Mengoni ndr] non aveva ancora trovato il suo stile personale e quindi abbiamo lavorato con lui per tanto tempo per farlo cantare non solo con la testa ma anche con la pancia. Poi è partita la sua carriera e questo mi ha preso altri anni. Quando il successo è diventato grande, ho deciso di ritirarmi, perché non ero in grado di gestirlo. Come dice il mio ufficio stampa, io mi occupo di lucidare i diamanti grezzi. Così sono tornata al mio progetto di audiolibri, la prima serie è uscita due anni fa ed è ancora tra le più ascoltate.

A parte Agatha Christie hai qualche altro autore o autrice che ami particolarmente?
A me piacciono le vecchie signore in giallo. Amo molto P.D. James, mentre non amo molto Patricia Cornwell, l’autrice dei gialli che ha per protagonista Kay Scarpetta. Mi piacciono di più le romanziere classiche che ammantano i delitti di una certa eleganza. Un’autrice che amo molto è Fred Vargas, una medievalista che ha creato personaggi meravigliosi. Poi Simenon che per me è letteratura, non semplici gialli. E poi leggo i classici, Balzac, Flaubert, Dostoevskij…

Tutti scrittori che indagano l’animo umano
Hai colto esattamente nel segno. Ed è quello che facciamo anche noi coi nostri audiolibri.