Tra i volti Rai più amati dai telespettatori italiani c’è senza dubbio quello della giornalista Francesca Fialdini, che sta per calare un tris d’assi autunnale. Reduce da una stagione d’esordio davvero soddisfacente, la Fialdini è appena tornata infatti al timone del suo show domenicale in onda su Rai1 – “Da noi…a ruota libera” – con una conduzione brillante e mai noiosa, gentile eppure autorevole.
Oltre a questo “nuovo debutto”, Francesca tornerà ad ottobre con una seconda edizione di “Fame D’Amore“, il suo programma sui disturbi alimentari in onda su Rai3 e dal 19 settembre ogni sabato pomeriggio su Radio 2 con un nuovo programma dal titolo “Milledonne e un Uomo”.
A pochi giorni dal suo ritorno alla diretta, ci siamo lasciati andare ad una chiacchierata preziosa e delicata – proprio come lei – su cosa significa essere donna oggi, dagli obiettivi per il futuro ad un linguaggio in cui Francesca non si riconosce più. E che infatti prova a cambiare, iniziando proprio dal suo modo di fare televisione.
Un “nuovo debutto”: tutto come da copione?
Anche meglio! La parte più emozionante è stata il ritorno alla diretta, poter parlare con gli ospiti senza i tempi rallentati della registrazione. Per cui, al di là della soddisfazione che abbiamo avuto in termini di ascolto, avevamo già raggiunto il nostro obiettivo il giorno stesso in cui abbiamo realizzata la puntata.
Ho visto una foto che hai pubblicato su Instagram nella quale tieni in mano dei meravigliosi girasoli dopo la puntata. Chi te li ha mandati?
Le mie telespettatrici, ricevo regali solo ed esclusivamente da donne che si sono affezionate al mio programma. Ho tante ragazze che vivono “A ruota libera” come se fosse una cosa che le riguarda, e questo mi fa molto piacere. Ci tengono a farmi sentire che ci sono, mi offrono sempre il loro sostegno e il loro punto di vista. In direct rispondo spesso e nascono anche dei rapporti belli, che continuano a prescindere dalla televisione: loro si confidano e io cerco di esserci come posso. Quei trentasette girasoli sono di una ragazza sarda con la quale mi sento da più di un anno e ogni puntata mi manda un pensiero. E non è l’unica: ci sono Katia, Antonella e tante altre ragazze la cui vicinanza è stata particolarmente importante durante il lockdown: uscivo dal camerino e trovavo sempre dei cioccolatini, dei fiori, dei bigliettini o cd con della musica.
Ti danno anche consigli per i tuoi programmi?
Loro non osano, semmai sono io a chiedere cosa vorrebbero. Mi raccontano come mi vedono, cosa percepiscono su di me piuttosto che sui miei programmi. É più facile che mi chiedano se ho dormito quando mi vedono stanca, oppure se sono felice quando mi vedono giù di corda.
Un pubblico femminile per tre format il cui filo rosso sono proprio le donne.
Mi piacerebbe che la percezione di ciò che è femminilità si sganciasse in modo molto naturale dai cliché che abbiamo sulla parola “donna”, che troppe volte diventa un aggettivo. Sappiamo benissimo tutti che le donne non sono per forza legate alla loro immagine, eppure anche in questi giorni un candidato alle prossime regionali si è permesso di dire che una donna è bella solo se porta il rossetto. Ecco, non è lì che risiede la femminilità. Lo sappiamo, ne siamo consapevoli, però nel nostro linguaggio è ancora troppo presente questo modo di parlare della donna. E per chi è figlia degli anni ’80 e si è misurata con un mondo completamente nuovo rispetto a quello che esisteva prima, è naturale cercare di usare un linguaggio che sia quanto più comune ma anche innovativo possibile. Ecco perché parlare di donne nella loro normalità, emancipate dal controllo di una società ancora molto patriarcale, per me è fondamentale. Pensa che delle ragazze di vent’anni mi scrivono che non possono usare i social liberamente perché i loro fidanzati non vogliono. E questo succede in Italia, oggi. Non è più sopportabile.
Pensi che la tv abbia qualche colpa in questo?
In realtà oggi moltissimi spazi televisivi appartengono alle donne, che possono semmai giocare a piacimento con la propria immagine per scelta e non perché qualcuno glielo imponga. Decidere di essere sexy quando vogliono, così come serie e autorevoli quando lo ritengono opportuno. In tv stiamo andando nella direzione giusta, ma paradossalmente nella nostra quotidianità no.
A proposito di donne e tv, secondo molti “Da noi… a ruota libera” si configura – anche per una questione di spazi – come un concorrente di “Domenica Live”. Tu senti una rivalità con Barbara D’Urso?
Non posso sentire rivalità con la D’Urso. Sono assolutamente consapevole di fare un programma vincente e competitivo per la mia rete e già questo lo ritengo un risultato importante. Ovviamente sono analisi sulle quali i social e i blog puntano molto, ma se ti devo parlare da donna non mi sento in alcun modo concorrente di un’altra donna che appartiene ad un’estetica televisiva e ad un modo di vivere la propria femminilità totalmente diverso dal mio.
Come vivi la tua femminilità, hai dei particolari segreti di bellezza?
Il mio segreto di bellezza è non avere segreti di bellezza.
Totale naturalezza?
Sì, credo già che non avere un appuntamento fisso con l’estetista aiuti. Cerco di vivere nel miglior modo possibile il rapporto con il mio corpo. Certo, ci tengo, ma non è neanche per me un’ossessione.
Stai vivendo bene il traguardo anagrafico che ti attende fra poche settimane?
Devo dire di sì. Sono contenta del mio corpo e ho un ottimo rapporto con la mia immagine. Non faccio praticamente nulla per esaltarlo: non sono una che ha una routine di bellezza quotidiana e deve utilizzare per forza una determinata crema sennò va in panico. Non seguo neanche una dieta particolare, anzi sono molto disordinata a tavola.
Funziona bene questo metodo su di te.
Penso di essere fortunata, ho una nonna di 93 anni che non dimostra assolutamente l’età che ha e mia mamma a sua volta è una donna molto bella senza aver mai fatto granché. Possiamo definirla una tempra di famiglia.
Come festeggerai questi quarant’anni?
Cade di domenica, per cui sarò in diretta. So che festeggerò con il pubblico e sarò lì con loro, sicura che le mie “girls” di cui abbiamo parlato prima si faranno vive.
E altro che girasoli, questa volta.
Esatto, si alza l’aspettativa. (ride)
La decina è un traguardo importante, ti sei data degli obiettivi per i prossimi anni?
Parliamoci chiaro, ho dedicato i primi quarant’anni soprattutto al lavoro. Non tanto per senso del dovere, ma perché mi piace talmente quello che faccio da essere per me naturale. Trovo eccitante questo mestiere, mi aiuta a completarmi anche come donna. Però ecco, se devo essere sincera, l’obiettivo che ho per i prossimi anni è quello di trovare un po’ più di equilibrio nella mia vita privata.
Intendi stabilità?
No, la parola stabilità non mi piace. Non vorrei mai un rapporto stabile ma fiacco. Però vorrei sicuramente una vita privata più equilibrata e armonica rispetto al lavoro che faccio.
Un figlio potrebbe aiutare in questo equilibrio?
Se arrivasse un figlio sarei sicuramente felice e cambierebbe probabilmente anche la prospettiva e lo sguardo che ho sulla maternità e sull’essere una donna con responsabilità di quel tipo. Però non lo vado a cercare per forza, non farei qualcosa a tutti i costi pur di avere un bambino. Avere dei figli è un dono, non un diritto. Se verranno sarò contenta, se questo non accadrà valuterò la possibilità di un affido o di un’adozione, metterò comunque a disposizione il mio amore in qualche modo. Ma non andrò mai a cercare la maternità a tutti i costi.
Hai sempre rivelato poco della tua vita privata: sei una persona riservata?
Sono riservata perché penso che nonostante il mio lavoro abbia un impatto pubblico, io non sono pubblica. Nel corso degli anni ho imparato a custodire i miei sentimenti e i miei rapporti, di qualunque genere essi siano. Questo perché tanti anni fa, quando ho cominciato a fare questo mestiere, mi sono ritrovata assediata dai fotografi mentre ero in un momento di svago, al mare con gli amici. Quando poi i loro hanno visto quelle foto, mi hanno detto: “Se andare al mare con te significa questo, non ci veniamo più”. Giustamente i miei amici non avevano scelto la popolarità, la notorietà, non immaginavano di finire sulle pagine delle riviste. E me l’hanno fatto notare. Mi sono sentita responsabile e colpevole nei loro confronti, anche se ero stata – a mia volta – fotografata di nascosto. Ho riflettuto molto nel corso degli anni su questo avvenimento: il mio lavoro non può impattare sulla vita privata in questo modo, fino a far sì addirittura che i miei amici non possano trascorrere una giornata al mare con me. Da quel momento ho deciso di far di tutto per proteggere questa sfera, proprio perché prendo seriamente i rapporti: le amicizie, i sentimenti, l’amore. Quest’ultimo oggi è diventato un gioco: se non metti una foto su Instagram con un uomo, sembra che non hai una vita privata. Invece secondo me la vita privata, ovvero la parte più importante di ciascuno di noi, va tutelata. Va custodita.
La tua carriera ha avuto inizio in radio, non una qualunque: Radio Vaticana. Ora stai per tornare proprio in radio con un nuovo programma che va in onda su Radio 2. Ti piacerebbe intervistare Papa Francesco?
Certo che sì, questo Pontefice ha uno sguardo sul mondo e sul futuro che è decisamente controcorrente e non ha paura di utilizzare frasi e parole che possono suonare come un rimprovero. Si propone sempre con una visione ecologica, interviene nei discorsi economici per ricordarci che l’economia circolare sarebbe in questo momento una formula migliore rispetto al capitalismo sfrenato che altro non fa se non alzare muri che dividono il nord e il sud del mondo. Incide con i suoi messaggi su come dovremmo porci rispetto alla società in cui viviamo. Non che in passato non lo abbiano fatto anche altri Pontefici, ma lui lo fa costantemente e lo vive come messaggio evangelico. Ci ricorda che dovremmo essere tutti uguali e che certe discriminazioni non portano ad uno sviluppo, ma sono anzi la nostra condanna: c’è in atto un cambiamento climatico sempre più pericoloso, uno stile di vita che non ci possiamo più permettere e adesso persino questo nemico invisibile – il Covid – che può colpire tutti e su cui già sono in atto speculazioni. Per cui è chiaro che questo Papa diventa un punto di riferimento e un personaggio del genere è assolutamente da intervistare. Mi piacerebbe però farlo in maniera informale, una chiacchierata non con l’autorità ma con l’uomo che sta smuovendo le coscienze di tante persone anche lontane dalla Chiesa.