“Equilibriste”, alle donne che sopravvivono (felici) tra mille acrobazie

Un libro che racconta con ironia la vita di una donna mamma, moglie e lavoratrice. E che riesce a trovare il tempo di fare tutto, ed essere felice

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Pubblicato: 26 Febbraio 2025 12:35

“Matilde Magnifico ha tre figli, un lavoro a tempo pieno e un marito. Mentre corre tutto il giorno tra casa, ufficio, scuole, pediatra, amiche e parenti vari, racconta il percorso di chi cammina sul filo sottile che sta tra la vita di madre e la vita di donna. Giornate di ordinario impegno si alternano a imprevisti di ogni genere, mentre la vita di coppia procede fra momenti di vicinanza e condivisione degli impegni familiari e altri basati sulla chat dello smartphone. La ricerca del punto di mezzo, a non demordere pensando di dover scegliere se lavorare o se fare solo la mamma. A fare da controcanto c’è MIA, acronimo di Mum Intelligence Agency, una ghost mum che a volte è la voce della coscienza, altre la voce di una mamma più esperta, altre ancora di un’amica che sa di cosa stiamo parlando. Tra la famiglia e il lavoro, la ricerca dell’equilibrio continua a essere una sfida. Soprattutto per una donna”.

Equilibriste (AltreVoci Edizioni), nuovo libro della giornalista Silvia Volpi, narra, in maniera ironica, ma consapevole le difficoltà che le donne affrontano per far conciliare lavoro, maternità e gestione familiare.

Perché questo libro e perché la scelta di MIA, ghost mum consigliera della protagonista?
Raccontare le giornate di una donna che si muove tra famiglia e lavoro ritengo che sia oggi un atto che ha del coraggioso. Eppure necessario. C’è bisogno di fare cultura intorno al mondo delle donne e delle famiglie di oggi e la ricerca dell’equilibrio tra i vari impegni di ogni coppia è un argomento a cui dare spazio e rilevanza. Per parlare alle lettrici e ai lettori in maniera franca e diretta ho messo dentro un personaggio che è una voce fuori campo che dialoga con la protagonista durante tutta la storia. Mia è un’amica, una mamma al di sopra di tutto, una confidente, a volte anche un’esperta a cui affidarsi.

Qual è la difficoltà/lamentela che senti più frequentemente dalle mamme intorno a te e che ti ha ispirata maggiormente?
Il tempo. È il grande incubo di molte di noi. Il tempo per la famiglia, per il lavoro, per se stesse ma anche il tempo degli imprevisti, o quello dei desideri. Sembra che le donne si sentano soffocare dal tempo che manca e che corre via.

Secondo la tua esperienza, qual è la cosa più difficile per una mamma-lavoratrice?
Sentirsi a posto nei vari ruoli – sia a casa che nella professione -, non lasciare che il senso di colpa abbia il sopravvento. La madre lavoratrice sente addosso il peso di ciò che non riesce a fare, pur mettendo impegno e energie ogni giorno nei vari meandri della sua vita.

Hai 3 figli e un lavoro: pensi che sia davvero una mission impossible oggi lavorare e riuscire ad avere più di un figlio?
È impegnativo, sicuramente. Ma non mi chiedo, né l’ho mai fatto fino a qui, se sia possibile oppure no. La maternità e la professione sono due fette della nostra ricca torta: com’è possibile pensare di dover rinunciare all’una o all’altra? La protagonista del libro a un certo punto dice proprio che non possiamo dimetterci da uno dei tanti nostri ruoli. Ed ecco la necessità di cercare e trovare il punto di mezzo, l’equilibrio.

Secondo il rapporto 2024 di Save The Children (che si chiama proprio “Le equilibriste”) 1 mamma su 5 lascia il lavoro appena diventa madre e il tasso di natalità si è abbassato drasticmente. C’è ancora molta strada da fare, che dici?
Sì, c’è strada da fare. In questo periodo ancora di più. Da una parte c’è la conquista di nuovi e importanti diritti, il riconoscimento di ruoli e capacità, l’evoluzione delle relazioni di coppia rispetto alla genitorialità. Dall’altra abbiamo dati preoccupanti, come quelli sulla natalità e sulle donne che lasciano il lavoro diventando madri. La vita vera tende a imporci il ritmo e a volte anche le scelte. Servono aiuti concreti alle donne e alle famiglie e c’è bisogno di fare e diffondere la cultura delle donne, intese come uno dei due elementi chiave della società. Puntare l’obiettivo solo sul mondo-uomo o solo sul mondo-donna non credo che sia una soluzione, insieme abbiamo ancora molta strada da fare.

Pensi che le altre mamme d’Europa siano “equilibriste” quanto le italiane?
Non è uguale dappertutto. Anche i dati dicono che la madre lavoratrice non vive la stessa situazione in Italia o in Norvegia, in Romania o in Francia. Sono diversi i Paesi, l’economia, le strategie governative, perfino le tradizioni. L’Europa si sta muovendo con nuove regole e normative per favorire la conciliazione vita-lavoro e questo è senz’altro un passo avanti nel riconoscimento dei diritti. Ciò che invece accomuna le equilibriste di Paesi diversi è quello che la protagonista della storia chiama acrobazie della mente e del cuore. Matilde Magnifico sostiene che la funambola non sia una metafora della donna tra famiglia e lavoro intesa in senso fisico, per dire di chi si tiene in bilico sulla fune della quotidianità. E’ un’abilità mentale e un’elasticità emotiva. E non c’è geografia che tenga, accomuna tutte. Invece cambiano aiuti e strumenti, questi sì non sono uguali dappertutto.

Lo vedresti bene questo libro al cinema? E quale attrice potrebbe prestarsi bene al ruolo di Matilde?
Raccontare al cinema una donna come Matilde Magnifico vuol dire mettersi davanti al quotidiano di tante famiglie e finalmente guardarsi con gli occhi dello spettatore. Credo che serva molta cultura intorno alle donne, il cinema e la tv sono canali ottimi per raccontarci e quindi stimolare riflessioni e accompagnare i nostri comportamenti. Magari una produzione prendesse “Equilibriste” e ne facesse un film o una serie. Tra le attrici italiane vedrei bene Serena Rossi, sarebbe una Matilde perfetta. Guardando un po’ più in là, tra le straniere mi piace quell’equilibrista di Emma Stone.

In Alzati e corri direttora, altro tuo libro, la protagonista, donna direttrice di una giornale, ogni mattina si alza all’alba e corre, non solo per iniziare la sua giornata “di corsa” ma anche per ritagliarsi l’unico spazio per sé. Quanto pensi sia importante riuscire a farlo per ogni donna?
Avere spazi solo per sé è necessario per ogni donna, anzi per tutte le persone. Quando parliamo di vita spesso sopraccarica come può succedere a chi porta avanti famiglia e lavoro, il valore di uno spazio per sé aumenta: se non si fa in modo di ritagliarselo rischiamo di finire sopraffatte dalle esigenze di tutti e tutto e di tralasciare quel po’ di respiro che ci ossigena per tutta la giornata. La protagonista del giallo Alzati e corri, direttora lo fa attraverso la corsa ogni mattina prima di cominciare con gli impegni della giornata. Poi scopre che da quella pratica sportiva, da quei chilometri con le scarpe da running riesce a tirare fuori punti di vista che non sapeva di possedere, anche pensieri belli che utilizza sia in famiglia che al lavoro.

Un tuo consiglio, sintetizzato in poche parole, ad ogni donna-mamma-lavoratrice?
Aiuti, organizzazione e autoironia, intanto questo che nel quotidiano può risolvere. Nel libro se ne parla molto, anche con consigli pratici. Poi una considerazione: complicazioni e imprevisti fanno parte della vita vera, quindi ci riguardano tutte e tutti. Non viviamo nei film o nelle favole ma siamo protagoniste di storie autentiche. Riserviamoci attenzioni, sostegno e ammirazione come si addice alle vere protagoniste!