Claudia Galanti, una delle showgirl più belle della tv. Classe 1981, originaria del Paraguay, è stata inviata, valletta, co-conduttrice, due volte naufraga all’Isola dei Famosi, spesso al centro del gossip per le sue relazioni con uomini importanti. Ha vissuto tante difficoltà nella sua vita, la più grande la perdita della figlia Indila Carolina nel 2014, ma Claudia ha sempre cercato di uscirne buttandosi a capofitto in nuovi progetti, e trovando nell’amore, per i figli, per la famiglia e negli ultimi tempi per la cucina la medicina ai suoi mali. L’abbiamo raggiunta mentre stava preparando degli impasti per la pizza, test per i nuovi piatti di FOODBEATS, il suo progetto di “Food Delivery” (cibo a domicilio) che sta avendo molto successo.
Domanda d’obbligo: da cosa (e perché) è nata questa passione per la cucina?
La passione per la cucina è nata da piccola, grazie a mia nonna che era italiana. Era lei che gestiva la cucina di casa, anche se tutta la mia famiglia, sia da parte di mamma che di papà, è sempre stata amante del mangiar bene. Erano tutti ottimi cuochi. Crescendo, poi, sono sempre stata quella che cucinava per gli amici, e alla fine l’ho studiata professionalmente, quando è arrivato il momento giusto per farlo.
E quando è arrivato?
È successo in un momento particolare della mia vita, in cui avevo bisogno di tenere la testa occupata. E la cucina mi ha aiutata a farlo. È stata la mia medicina.
Hai viaggiato molto nella tua vita. Quale cucina ti ha ispirata e ami di più?
Amo molto il cibo di Madrid, di Barcellona, della Spagna in generale, che trovo abbia una cucina all’avanguardia. Poi ovviamente c’è la cucina tradizionale italiana, che è imbattibile. L’importante resta sempre e comunque, per ogni cucina, la materia prima: la sua qualità e il suo rispetto. Cuocerla al punto giusto, non alterarla, non coprire mai i sapori. Ci sono delle regole precise per avere una giusta riuscita.
FOODBEATS: ci racconti cos’è, come è nato, che obiettivi ha?
FOODBEATS è un progetto nato durante la quarantena, quando eravamo tutti confinati. Frutto di una idea del mio socio (Matteo Rombolotti, ndr) che voleva mettere a punto un nuovo progetto di “delivery food” (pranzo a domicilio), creando una food-experience diversa, coinvolgendo i clienti, facendoli cucinare con noi. Noi prepariamo la base: facciamo la pre-cottura a bassa temperatura, la marinatura, poi chi acquista i nostri box finisce la cottura a casa, in padella o al forno, a seconda del piatto. Ci sembrava più carino e stimolante un’idea del genere, anziché far arrivare a casa un piatto già pronto solo da scaldare. In questo modo invece ognuno può metterci del suo, sentire di aver fatto parte del processo di creazione. Anche se il grosso iniziale lo faccio io, con la regolazione degli ingredienti
Vivi a Parigi: quanto c’è di italiano e quanto di francese nella tua cucina?
La mia cucina è soprattutto mediterranea: non amo coprire i sapori con burro o panna, base di molta cucina francese. Io invece sono più dell’idea che sia meglio prendere materie prima di qualità e renderle nobili, senza mai sovrastarle. La mia cucina è un mix di messicano, per tutto quello che concerne le spezie e il piccante, di giapponese, per quanto riguarda la cottura del pesce, di israeliano per le insalate. Considero la mia cucina è un vero viaggio attraverso i sapori.
Ci sono piatti della tradizione del tuo Paese, il Paraguay, che ami e proponi?
Il mais con la carne, sto studiando delle ricette che usciranno a settembre e che richiameranno proprio la mia terra. In Paraguay mangiamo tanta carne, quindi sto studiando un box grill, tipo Asado: noi daremo una grigliata primaria al carbone, poi si finirà di cuocere in forno a casa con i tempi che darò io.
Cucini insieme ai tuoi bambini?
Non sono mai stata molto brava a giocare con le macchinine o le barbie, quindi ho cercato un modo per trascorrere del tempo di qualità con loro e l’ho trovato proprio con la cucina. Facciamo insieme la pasta fresca, anche colorata, con spinaci, barbabietola, zafferano. Mi ricorda quando cucinavo con mia nonna e spero che un giorno loro abbiano un ricordo altrettanto bello. Cuciniamo anche i tortelloni, i ravioli, la pizza. Mia figlia è bravissima a fare polpette e arancini, addirittura più brava di me. Anche a separare i tuorli dagli albumi: non la batte nessuno. A Parigi cucinavo per un ospedale, in tempo di quarantena causa Covid, e a un certo punto abbiamo avuto un mega ordine di torte: c’erano cento uova da spaccare e Tal Harlow ha fatto tutto da sola.
La cucina può essere anche un’arma di seduzione?
Non saprei, non l’ho mai usata per sedurre, piuttosto come un’arma d’amore. Per dire a una persona: ti voglio bene, ti amo, anche. D’altronde con gli anni sono diventata meno brava a dirlo con le parole, quindi lo dimostro con la cucina. Di armi di seduzione ne ho altre…
A proposito di amore, sei innamorata?
Sono innamorata dei miei figli, della mia famiglia e di FoodBeats, ovviamente!
Torneresti in tv, magari con un programma legato al food?
In realtà non ho mai abbandonato del tutto la tv e lo spettacolo, diciamo che mi sono solo evoluta in un momento in cui ciò che facevo non mi rendeva più felice. Così ho cercato, e trovato, qualcosa che mi appagava di più: la cucina. Ti rispondo quindi che oggi come oggi un programma sulla cucina lo farei, altre cose no.
Cosa farà Claudia tra 10 anni?
Avrò venduto la mia società per un miliardo di euro e vivrò ai Caraibi coi miei figli! Ovviamente scherzo, mi piacerebbe vedermi più matura, sicura e serena. Fare cose che ti piacciono e hanno successo è molto difficile. Se uno ci riesce, ottiene la massima realizzazione personale. Quella che ti porta dritta alla felicità
La tua estate come sarà?
In cucina: starò tutto il giorno a fare test per settembre, stiamo già avendo ordini importanti, perciò non posso muovervi. Mi concederò solo una settimana a fine agosto in Corsica, dove ci sono i miei figli con i nonni. Sono già lì da giugno. Mi videochiamano per farmi vedere il tramonto, io un po’ li invidio, ma sto facendo ciò che amo e sono felice così!