Italo Calvino, uno dei più noti autori del Novecento, fa parte degli artisti di maggiore successo e fama della letteratura contemporanea, di cui conosciamo vita e opere. Nasce nel 1923 a Cuba, nonostante sia italiano (amava infatti definirsi sanremese doc) è uno dei narratori più importanti del secolo scorso.
Ha svolto un percorso che potremmo definire molto variegato e totalmente personale, motivo per il quale – in realtà – non si è mai identificato in un percorso letterario specifico. Le opere che ha scritto sono parecchie, tutte conosciute a livello internazionale, ognuna delle quali approfondisce tematiche importanti legate alla lettura, ai libri classici, ma anche alla vita, all’amore, ai bambini, alla leggerezza.
In questa raccolta DiLei ha scelto per te alcune delle più belle frasi di Italo Calvino, per ricordare questo artista così famoso e importante e gli insegnamenti che ci ha lasciato, insieme alle sue opere. Vediamole insieme.
Indice
Frasi Italo Calvino sulla vita
Italo Calvino nacque esattamente 100 anni fa, il 15 ottobre 1923. Morì poi a Siena il 19 settembre 1985. Come abbiamo detto, è considerato uno dei simboli della letteratura contemporanea italiana, studiato a scuola, uno scrittore tra i più importanti nel nostro Paese. Ecco di seguito alcune delle sue più significative frasi sulla vita, le sue riflessioni più profonde e originali:
- Il mondo si legge all’incontrario.
- La pagina non dev’essere un doppione della vita, sarebbe per lo meno inutile; deve valerla. Dev’essere un fatto tra i fatti, una creatura in mezzo alle altre.
- Quello che veramente ognuno di noi è ed ha, è il passato; quello che siamo e abbiamo è il catalogo delle possibilità non fallite, delle prove pronte a ripetersi. Non esiste un presente, procediamo ciechi verso il fuori e il dopo, sviluppando un programma stabilito con materiali che ci fabbrichiamo sempre uguali. Non tendiamo a nessun futuro, non c’è niente che ci aspetta, siamo chiusi tra gli ingranaggi d’una memoria che non prevede altro lavoro che il ricordare se stessa.
- Il codice penale è sbagliato. C’è scritto tutto quello che uno non può fare nella vita: furto, omicidio, ricettazione, appropriazione indebita, ma non c’è scritto cosa uno può fare, invece di fare tutte quelle cose, quando si trova in certe condizioni.
- È l’ora in cui le cose perdono la consistenza d’ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce: l’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza del mondo.
- L’esperienza è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in te e che ti ha fatto diverso.
- Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse‚ stupide come l’aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso‚ e te l’auguro‚ ragazzo‚ capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo‚ ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine‚ perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani.
- Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
- L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
- Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.
- La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.
- In fondo a ognuno di quegli occhi abitavo io, ossia abitava un altro me, una delle immagini di me.
- Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
- Il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali è una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni.
- Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
- Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.
- Ci sono quelli che si condannano al grigiore della vita più mediocre perché hanno avuto un dolore, una sfortuna; ma ci sono anche quelli che lo fanno perché hanno avuto più fortuna di quella che si sentivano di reggere.
- Non sapeva cosa avrebbe voluto: capiva solo quant’era distante, lui come tutti, dal vivere come va vissuto quello che cercava di vivere.
- Non ci sono altri giorni che questi nostri giorni. Che mi sia dato di non sprecarli, di non sprecare nulla di ciò che sono e di ciò che potrei essere.
- Contano due principi: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire.
- Mio zio era allora nella prima giovinezza: l’età in cui i sentimenti stanno tutti in uno slancio confuso‚ non distinti ancora in male e in bene; l’età in cui ogni nuova esperienza‚ anche macabra e inumana‚ è tutta trepida e calda d’amore per la vita.
- La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un’architettura interna.
- Anche ad essere si impara.
Frasi Italo Calvino sulla leggerezza
Italo Calvino voleva invitare tutti a prendere la vita con leggerezza, e diceva che “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. E quindi insegnava a vivere eliminando odio, rancore e sentimenti negativi dal profondo dell’anima e del cuore.
Una filosofia di vita che secondo Calvino dovrebbe valere per tutti, che aiuta a vivere più serenamente, senza essere sopraffatti dalla negatività e dal malessere. Dare peso solo a ciò che è essenziale, questa è la chiave della felicità, della leggerezza, secondo l’autore, senza mai farsi trasportare da quel che è accessorio, e non necessario per la vita. Ecco alcune frasi di Italo Calvino sulla leggerezza, che DiLei ha scelto per te e che potrebbero esserti utile per vivere più serenamente:
- La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso.
- Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca.
- La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
- Rilassati, raccogliti, allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.
- Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.
- Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
Frasi Italo Calvino sull’amore
Quale autore nella storia della letteratura non ha scritto almeno un pensiero sull’amore? Anche Italo Calvino ci ha lasciato alcune frasi sull’amore. Nel 1970 fu pubblicata una raccolta di quindici racconti intitolata “Gli amori difficili”, dove l’autore non lascia molto spazio al romanticismo, anzi, al centro delle narrazioni di Italo Calvino ci sono appunto le “pene d’amore”, per quei sentimenti non corrisposti, amori che non accadono, la difficoltà della comunicazione nei rapporti umani, che rende impossibili gli incontri:
- Quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari. E pensò: ecco, questo modo d’essere è l’amore. E poi: l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo.
- Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.
- Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.
- Ogni incontro di due esseri al mondo è uno sbranarsi. Vieni con me‚ io ho la conoscenza di questo male e sarai più sicura che con chiunque altro; perché io faccio del male come tutti lo fanno; ma‚ a differenza degli altri‚ io ho la mano sicura.
- L’amore riprendeva con una furia pari a quella del litigio. Era difatti la stessa cosa, ma Cosimo non ne capiva niente.
- Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.
- Chi ama vuole solo l’amore, anche a costo del dolore.
- “Mi fai soffrire apposta, allora”.
“Sì, per vedere se mi ami”. - Così sempre corre il giovane verso la donna: ma è davvero amore per lei a spingerlo? o non è amore soprattutto di sé, ricerca d’una certezza d’esserci che solo la donna gli può dare?
- Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
- Quell’amore che ha l’uomo cacciatore per ciò che è vivo e non sa esprimerlo altro che puntandovi il fucile.
- La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.
Frasi di Italo Calvino sui bambini
Italo Calvino è uno degli autori italiani (e non solo) più amati in assoluto, protagonista della scena della letteratura italiana del Novecento. Un vero e proprio genio trasversale, che ci ha lasciato opere importanti e ricche di significato, così piacevoli da leggere, insieme ad alcune citazioni sui bambini e i giovani:
- È triste essere come lui, un bambino nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non poter mai far parte dei loro giochi. Ma Pin un giorno diventerà grande, e potrà essere cattivo con tutti, vendicarsi di tutti quelli che non sono stati buoni con lui: Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com’è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa. Ecco, Pin ora andrà via, lontano da questi posti ventosi e sconosciuti, nel suo regno, il fossato, nel suo posto magico dove fanno il nido i ragni.
- “Papà” dissero i bambini, “le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov’è il capolinea delle mucche?”
“Niente a che fare coi tram” spiegò Marcovaldo, “vanno in montagna.”
“Si mettono gli sci?” chiese Pietruccio.
“Vanno al pascolo a mangiare l’erba.”
“E non gli fanno la multa se sciupano i prati?” - Quella sera per la prima volta ci sedemmo a cena senza Cosimo. Lui era a cavallo d’un ramo alto dell’elce, di lato, cosicché ne vedevamo solo le gambe ciondoloni.
- L’uomo porta dentro di sé le sue paure bambine per tutta la vita. Arrivare a non avere più paura, questa è la meta ultima dell’uomo.
- Ciò che i genitori m’hanno detto d’essere in principio. questo io sono: e nient’altro. E nelle istruzioni dei genitori sono contenute le istruzioni dei genitori dei genitori alla loro volta tramandate di genitore in genitore in un’interminabile catena d’obbedienza.
- I grandi sono una razza ambigua e traditrice, non hanno quella serietà terribile nei giochi propria dei ragazzi, pure hanno anch’essi i loro giochi, sempre più seri, un gioco dentro l’altro che non si riesce mai a capire qual è il gioco vero.
Frasi Italo Calvino sui libri
Italo Calvino dà un’enorme importanza ai libri e alla lettura, soprattutto ai grandi classici, tanto da dedicarvi un’opera “Perché leggere i classici”, è una raccolta di saggi pubblicata postuma nel 1991.
Opera in cui lo stesso autore spiega come le letture fatte da giovani spesso sono poco proficue e danno al lettore solo modelli, termini di paragone con cui confrontarsi. La lettura in profondità avviene solo in epoca adulta, secondo Calvino.
E lui stesso definisce classico il libro che sa esercitare una forte influenza sia quando resta indelebile nella memoria, sia quando viene rimosso, dettando però alcuni comportamenti dell’inconscio. Vediamo le frasi di Italo Calvino sui classici:
- In gioventù ogni libro nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.
- Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall’esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne.
- Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà.
- Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
- Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.
- I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
- Trasformare dei fatti in parole non vuol dire cedere alla retorica dei fatti, né cantare il bel canto. Vuol dire mettere nelle parole tutta la vita che si respira a questo mondo, comprimercela e martellarla.
- Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
- La lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre.
- Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
- Forse, in fondo, il primo libro è il solo che conta, forse bisognerebbe scrivere quello e basta, il grande strappo lo dai solo in quel momento, l’occasione di esprimerti si presenta solo una volta, il nodo che porti dentro o lo sciogli quella volta o mai più. Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l’estrema giovinezza. Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no (e non lo saprai se non dopo cento, centocinquant’anni; i contemporanei non possono essere buoni giudici), di lì in poi i giochi son fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile…
- Il Buon Lettore aspetta le vacanze con impazienza. Ha rimandato alle settimane che passerà in una solitaria località marina o montana un certo numero di letture che gli stanno a cuore e già pregusta la gioia delle sieste all’ombra, il fruscio delle pagine, l’abbandono al fascino d’altri mondi trasmesso dalle fitte righe dei capitoli.
- Le cose che il romanzo non dice sono necessariamente più di quelle che dice, e solo un particolare riverbero di ciò che è scritto può dare l’illusione di stare leggendo anche il non scritto.
- Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importanti della gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anch’essi cambiano, nella luce d’una prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e l’incontro è un avvenimento del tutto nuovo.