La forza di raccontare. Ricordando Maria Grazia Cutuli

Il 19 novembre veniva pubblicato il suo ultimo articolo, al quale stava lavorando da settimane nonostante la pericolosità. Perché l'unica cosa che contava per lei era raccontare al mondo ciò che i suoi occhi vedevano

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 18 Novembre 2021 11:15Aggiornato: 18 Novembre 2021 11:23

Il 13 settembre del 2001, mentre il mondo era ancora scosso dagli attentati dell’11 settembre, Maria Grazia Cutuli volava verso l’Afghanistan come inviata per il Corriere della Sera. Quella era per lei l’occasione di conoscere, scoprire, capire e raccontare al mondo ciò che i suoi occhi vedevano, attraverso la scrittura e i suoi articoli.

Purtroppo, però, i suoi grandi sogni vengono spezzati il 19 novembre dello stesso anno, quando nei pressi di Sarobi, mentre provava a entrare nella capitale afghana, viene assassinata insieme a Julio Fuentes, inviato di El Mundo, e altri due corrispondenti dell’agenzia Reuters. Quello stesso tragico giorno, il Corriere della Sera pubblica il suo ultimo pezzo: un’indagine sulla presenza di un deposito di gas nervino situato nella base operativa di Osama bin Laden. Con quella scoperta rivelata, Maria Grazia Cutuli, diceva addio per sempre al mondo. Ma il mondo non lo dimenticherà mai.

Ricordando Maria Grazia Cutuli

Sono passati ormai venti lunghi anni da quell’assassinio. Eppure nessuno ha mai dimenticato la giovane giornalista. Non l’hanno fatto i colleghi italiani e internazionali e non lo hanno fatto neanche in Afghanistan dove, nel distretto di Injil, in provincia di Herat, è sorta una scuola in suo onore. E chissà se i talebani, adesso al potere, rispetteranno la memoria di quella donna forte e coraggiosa che ha osato sfidarli, o se di lei proveranno a cancellare la memoria.

Nei racconti dei colleghi che la conoscevano bene, il ritratto di Maria Grazia Cutuli è nitido e chiaro. Tutti la ricordano come una donna libera e indipendente, intelligente e curiosa. Aveva scelto di intraprendere una sola strada, una passione, una vocazione, quella della scrittura. E così tenne fede ai suoi sogni durante la sua breve vita distrutta da diversi colpi di arma da fuoco che, vigliaccamente, la colpirono alla schiena.

Una storia da raccontare

Ma chi era quella giovane giornalista che voleva raccontare il mondo? Nata a Catania il 26 ottobre del 1962, Maria Grazi Cutuli si appassionò subito alla scrittura e dopo la laurea in filosofia, conseguita presso l’Università di Catania, iniziò a collaborare con alcuni giornali locali.

Trasferitasi a Milano, diventò una giornalista professionista, e iniziò a collaborare con l’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite maturando esperienza nel campo della politica estera. Così ecco l’incarico che aspettava da una vita, un lavoro al Corriere della Sera.

Con gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, la giovane giornalista venne inviata in Afghanistan. Per Maria Grazia quella era la sua grande occasione, non poteva sapere, però, che sarebbe stata anche l’ultima. Il 19 novembre, mentre si trovava con alcuni colleghi sulla strada verso Kabul, venne uccisa brutalmente con dei colpi d’arma da fuoco che la colpirono alla schiena senza lasciarle scampo.

Dopo 16 anni dalla tragedia gli uomini che uccisero a sangue freddo la giornalista, Mamur e Zan Jan, sono stati condannati in Italia 24 anni di reclusione. Reza Khan, considerato a capo della banda, fu condannato a morte nel suo Paese nell’autunno del 2024.

Per Maria Grazia Cutuli sono stati istituiti tre premi giornalistici, alcune scuole italiane portano il suo nome e libri e documentari parlano di lei. Nel 2008 è nata a Catania anche la Fondazione Cutuli, a lei dedicata. Adesso la giornalista è una via di Milano, un piazzale a Catania, una strada di Roma. È un pezzo di storia del Paese destinato a vivere eternamente nella nostra memoria.