Non c’è una sola persona, appassionata di cinema o di teatro, che non abbia nel cuore e nella mente uno spazio tutto dedicato a lei, alla nostra antidiva per eccellenza. Un’icona, un’attrice talentuosa e versatile, un’anticonformista. Perché sì, Mariangela Melato era esattamente così. E oggi, a distanza di anni dalla sua morte, nessuno ha potuto dimenticare la sua grandiosa e imperfetta intensità.
Era imperfetta Mariangela Melato, come lei stessa ha ribadito più volte nel corso della sua vita. Eppure era straordinaria. In quella carriera, che ha costruito da sola con fatica e sacrificio, sapendosi trasformare ora in un personaggio drammatico e ora in uno comico, ma sempre intenso e autentico, e nella sua vita personale, quella che ha tenuto al riparo dagli scandali. Lei che era così sfuggente. Lei che non dava mai spettacolo, se non sul palco.
Chi era Mariangela Melato
«Una donna di grande valore, modestia, signorilità, cultura, ironia, intelligenza e soprattutto con una grazia e nobiltà d’animo fuori dal comune»
Queste le parole utilizzate da Renzo Arbore per ricordare la donna dietro l’attrice, in occasione della messa in onda di un documentario dedicato a Mariangela Melato trasmesso dalla Rai dopo la sua scomparsa. Lui che era stato legato alla donna sentimentalmente per molti anni. Noi, che non possiamo che concordare con queste parole.
Considerata la più grande attrice italiana di tutti i tempi da Giancarlo Giannini, Mariangela ha dovuto fare tutto da sola, perché la vita non le ha regalato niente. Ed è stata questa caparbietà, e il coraggio di affrontare la vita a testa alta contando solo sulle proprie forze, che le ha permesso di entrare nel mondo dello spettacolo. E fare rumore.
Figlia di Adolfo, vigile urbano, e della sarta Lina, la Melato nasce in una casa di ringhiera del quartiere Brera il 19 settembre 1941. Un’infanzia caratterizzata dalla salute cagionevole: Mariangela soffre infatti di una fastidiosa malattia della pelle a causa della quale non riesce a frequentare la scuola pubblica. Trascorre quegli anni in un istituto milanese dedicato ai bambini con problemi di salute. È proprio lì che scopre la sua passione per la recitazione. “Non giravano tanti soldi a casa mia” – racconterà successivamente – “Ricordo anche molte sale d’aspetto dei medici e, nella prima adolescenza, noiosissimi ricoveri in ospedale, tra adulti ai quali non avevo molto da dire. Non ci sono ville nella mia infanzia. Non ci sono governanti né viaggi nelle capitali d’Europa”.
Dopo le scuole dell’obbligo inizia a lavorare come commessa alla Rinascente, in piazza Duomo.
Non puntavo certo sulla bellezza e dunque il mio primo comandamento è stato quello di voler essere brava, avere stima di me stessa, e ho continuato non accontentandomi delle posizioni poi conquistate
I successi e la carriera dell’antidiva
Mariangela lavora, il suo spirito di iniziativa e la sua bravura le permettono di diventa vetrinista. La sera frequenta corsi di danza, pittura e teatro. Sono gli anni in cui si avvicina anche alla recitazione. Diventa allieva di Esperia Sperani, attrice e insegnante di recitazione.
Il suo talento viene subito notato al punto tale che, da giovanissima, entra a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli. Non ha ancora vent’anni Mariangela, ma la sua luce ha già abbagliato gli occhi di chi la guarda.
Dopo diverse esperienze teatrali arriva l’anno della consacrazione con il debutto al cinema. È il 1969 e Mariangela Melato compare in Thomas e gli indemoniati, la pellicola diretta da Pupi Avati. Nel 1972 ottiene il grande successo popolare: è Fiore, l’amante milanese del giovanissimo Giancarlo Giannini nella pellicola Mimì metallurgico ferito nell’ onore di Lina Wertmuller.
È inarrestabile, Mariangela. Eppure è sempre sfuggente e riservata. Non fa i capricci sul set e va d’accordo con tutti perché rispetta il lavoro degli altri. Lavorare con lei è sempre un piacere, dicono i suoi colleghi. Lei, invece, non si lascia molto andare a dichiarazione e interviste. Non le interessa quell’aspetto: vuole solo dedicarsi alla recitazione.
Interpreta personaggi intensi e diversissimi tra di loro, riuscendo comunque a catturare l’attenzione dello spettatore in egual modo. È una comica e un’attrice drammatica, ed è anche una bravissima ballerina. Nel 1980 recita al fianco di Renzo Arbore, con il quale si lega sentimentalmente per tantissimi anni, nel Il pap’occhio.
Con il debutto sul palcoscenico del Sistina, nel ruolo di Belcore in Alleluja brava gente, viene consacrata all’unanimità come artista poliedrica.
Da questo momento in poi non si fermerà più. La ritroveremo ancora al cinema in Aiutami a sognare di Pupi Avati e in Domani si balla. Conquisterà anche il piccolo schermo, pur restando sempre legata al teatro, il suo primo amore.
Accetto di fare soltanto ruoli che trovo interessanti, non lasciandomi abbagliare dal solo danaro
Una donna libera
Per tutta la sua vita Mariangela è stata una donna libera. Di prendere le sue scelte, di inseguire i suoi sogni e di fare tutto ciò che desidera, senza scendere a compromessi, mai. Anche se questo ha significato conoscere la solitudine. Ancora oggi è considerata un’icona del femminismo per l’autodeterminazione che ha contraddistinto tutta la sua vita e la sua carriera.
Sì perché quella di Marianna era una scelta che non riguardava il denaro, né la voglia di stare sotto i riflettori, quanto più la devozione nei confronti di una passione spropositata. È per questo che lo spettacolo, lei, lo dava solo sul palco. Senza altri esibizionismi.
La gente di me sa quello che deve sapere. Non credo che mi ami meno perché non racconto gli affari miei
L’amore folle con Renzo Arbore
Una grande appassionata della vita e del teatro che non ha rinunciato all’amore, come dimostra quella magica e travolgente storia con Renzo Arbore, definita da lui stesso folle e straordinaria.
Negli anni ’70 i due si sono conosciuti e si sono amati. Si incontrano per caso al Teatro Sistina e lui la nota subito. Senza pensarci troppo la invita a casa sua e lei ci va, ma insieme alla sorella. Non ci è voluto poi molto da quel primo e bizzarro appuntamento affinché i due diventassero una coppia fissa.
Il loro è stato un amore fortissimo, passionale, un po’ tumultuoso ma sempre rispettoso. Lei, con lui, non smette di ridere. Ma la vita a un certo punto li allontana per tanto tempo. Ma distanti non riescono a stare, così nel 2007 si rincontrano e scoprono che il cuore non ha mai smesso di battere, l’uno per l’altra. Continueranno a stare insieme fino alla fine. Fino a quel 11 gennaio del 2013 quando, consumata da un tumore al pancreas, Mariangela Melato muore.
In un’intervista concessa al Corriere della Sera, Renzo Arbore ricorda così la loro storia: “Non immaginabile, molto anomala la nostra. Ci ha sempre tenuti legati un filo. Io viaggiavo e compravo regali per lei, quando potevo la chiamavo per telefono, ci raccontavamo le nostre storie. Una donna straordinaria nel senso letterale del termine, di quelle che difficilmente si incontrano”.
Il teatro è una storia d’amore senza fine. Non so se la vita darebbe esperienze altrettanto appaganti