Quando quel pomeriggio del 2 novembre 2021 Letizia di Spagna atterrava in Paraguay per la sua missione umanitaria, un vecchio e indelebile ricordo si è manifestato nella mente di tutti coloro che hanno seguito, amato e conosciuto le gesta dell’indimenticabile Lady D.
Quel giubbotto di protezione, il coraggio di scendere in campo per una guerra sociale e la scelta di diventare portavoce di missioni umanitarie ci hanno fatto tornare indietro nel tempo, nel suo tempo, quello della principessa del Galles.
Iconiche sono le istantanee che immortalano Diana Frances Spencer, conosciuta semplicemente come Lady Diana, tra le mine antiuomo. Era il 1997 e le immagini che poi fecero il giro del mondo furono scattate in Angola. Foto che, a oltre vent’anni trascorsi dalla sua morte, fanno ancora pensare, parlare e discutere. Così come lo fa lei, e sempre lo farà, per aver cambiato l’immagine dei royal, per aver sensibilizzato l’opinione pubblica su tante tematiche importanti: le vittime della mine antiuomo, ma anche i malati di AIDS.
Lady D tra le mine. Così ha cambiato il mondo
Come un disegno nella mente del quale non riusciamo a sbarazzarci, così sono le foto della principessa del Galles che cammina tra le mine antiuomo pochi mesi prima da quel tragico incidente sotto il tunnel de l’Alma a Parigi. C’è Diana che muove i passi su un terreno minato e pericoloso, lo stesso che miete ancora tante, troppe vittime.
Fa sua la battaglia contro le mine antiuomo, così come tutte le altre. È la principessa che non ha paura di stringere la mano a un uomo malato di Aids, è quella che abbraccia Madre Teresa di Calcutta perché come lei crede che il mondo possa essere salvato dalla speranza, e da altri uomini.
Lady D è la portavoce di tutte le persone del mondo. Di quelle più deboli, di quelle sfortunate, di quelle che tutti considerano reiette. Tutti ma non Diana, una donna fragile ma fortissima che ha saputo innestare il cambiamento reale quando nessuno aveva avuto il coraggio di farlo.
Lei lo fa. Accantona la corona e gli abiti lussuosi e impolverati per scendere in strada, per camminare tra le persone, nonostante i pericoli e le insidie che questo comportano. Diventa così la principessa del popolo.
Il Nobel della Pace e l’effetto Diana ieri e oggi
Una principessa che scende su un campo da guerra è qualcosa che fa discutere. Tutti parlano di Letizia di Spagna e delle sue missione umanitarie, lo hanno fatto anche con il principe Harry che, seguendo le orme di sua madre, ha ripercorso le sue stesse tappe in Angola.
Ma la prima principessa che lo fa, non crea solo notizia, ma un precedente che non si può dimenticare, soprattutto se quella stessa royal diventa anche paladina delle guerre sociali. È per questo che quando nel 1997 il premio Nobel per la Pace viene dato alla campagna contro le mine, i giornali hanno parlato dell’Effetto Diana. Perché impossibile era non riconoscere l’importanza delle azioni di Lady D.
Le aveva combattute quelle battaglie, non solo a parole, ma con i fatti. Andando sul campo, visitando le vittime degli effetti ancora tragici che questo strumento di guerra sparge nei Paesi del mondo intero. Una strage silenziosa che fa più vittime tra i civili che in guerra, che ha distrutto la vita di migliaia di persone nel mondo tra morti e mutilazioni.
Le mine antiuomo oggi
E non è bastata la messa al bando delle mine con il trattato del 1997. Nonostante, infatti, siano state distrutte più di 50 milioni di mine anti uomo nel mondo, le vittime di questo strumento di guerra sono ancora troppe. Il Landmine Monitor 2020, trattato presentato a Ginevra lo scorso anno, non solo ha raccolto tutte le politiche attive nel mondo per la regolarizzazione delle mine, ma anche evidenziato i dati tragici sulle morti attuali.
Il numero delle vittime civili, infatti, è altissimo e quasi la metà di queste sono bambini. Da quando il tratto del ’97 è entrato in vigore, sono esplose più di 5500 mine causando incidenti tragici e letali, tra Afghanistan, Colombia, Iraq, Mali, Nigeria, Ucraina e Yemen, e che hanno colpito soprattutto i bambini che hanno una percentuale del 43% nel bilancio totale.
Sono ancora tantissime le mine antiuomo attive oggi. In tutti i Balcani, infatti, ce ne sono almeno 150000. Così come sono tante quelle in Siria, circa 60000, rappresentando un vero e proprio pericolo per donne e bambini che, secondo il rapporto dell’Onu, sarebbero disseminate in almeno 429 aree.
L’eredità di Lady Diana
Per alcuni, quella lasciata da Lady D è un’eredità ingombrante che costringe a un eterno confronto con il ruolo regale ricoperto. Altri, invece, la trattano con rispetto e onore perché è così che merita di essere considerata. La verità è che l’eredità di Lady Diana oggi aleggia sull’intera società e sul mondo dei royal e va a raccolta, accolta, perché è della principessa il merito di aver cambiato il mondo così come lo conoscevamo.
Il compito è toccato naturalmente a Harry che, già nei scorsi anni, è entrato in contatto con Halo Trust, la stessa organizzazione no-profit che già ai tempi di Lady Diana stava lavorando incessantemente per sminare il Paese africano, anche se in piena guerra civile. Ma riguarda tutte principesse e le future regine di oggi e di domani che non possono ignorare tutto ciò che ha fatto Lady D.
Lei che ha è stata la prima ad aprire un reparto specializzato a sostegno dei pazienti malati di Aids all’interno dell’ospedale Middlesex di Londra, rendendo ancora più forte la sua azione con quel gesto di stringere le mani a tutti i pazienti dell’unità. Ed è stata sempre lei a scendere in strada e mischiarsi con i senzatetto tra le strutture londinesi per ricordare a tutti che anche le persone che vivono ai margini della società hanno diritto a una possibilità.
Lady Diana è stata in Indonesia, in India, in Zimbabue e in Nigeria accarezzando e abbracciando senza remore tutti i malati di lebbra, diventando la madrina della missione ONG internazionale cristiana Leprosy Mission. E tutte le cose straordinarie che ha fatto, e che oggi ci sembrano quasi appartenere alla normalità, alla sua epoca sono state rivoluzionarie. Così come lo è stata lei.