Johanna Bonger, la storia della donna che ha reso celebre Van Gogh

Il suo nome era Johanna Bonger e fu la donna che fece conoscere al mondo intero l'opera di Vincent Van Gogh, suo cognato

Tutti conosciamo Vincent Willem Van Gogh, il pittore olandese che ha influenzato l’arte del XX secolo. L’artista della Notte Stellata e dei Girasoli, degli autoritratti, dei campi di grano e dei cipressi. Conosciamo il suo talento straordinario e quell’immensa eredità che ci ha concesso in dono, ma anche la sua storia, quella fatta di fragilità e di disturbi mentali, di quella morte prematura avvenuta in circostanze misteriose.

Quello che non tutti sanno, invece, è che la fama artistica del pittore olandese, riconosciuta soprattutto in seguito alla sua morte, deve tutto a una donna: Johanna Bonger. Fu proprio lei, donna olandese e moglie di Theodorus Van Gogh, fratello di Vincent, a permettere al mondo intero di conoscere l’opera straordinaria del pittore olandese.

Chi era Johanna Bonger

Il nome di Johanna Bonger è sconosciuto a molti, e la sua fama non è paragonabile a quella del pittore olandese. Eppure è stata proprio lei a ricoprire un ruolo chiave per l’affermazione di Vincent Van Gogh nella scena artistica internazionale.

Nata ad Amsterdam il 4 ottobre del 1862, Johanna Bonger cresce in un ambiente ricco di stimoli artistici, culturali e musicali. I suoi genitori, infatti, amano organizzare dei piccoli spettacoli teatrali nella loro abitazione. Questo porterà Johanna, quinta di sette figli, ad appassionarsi alla musica, e in particolare al pianoforte, e alle arti.

È una ragazza curiosa e brillante, e la sua voglia di esplorare il mondo la porta a Londra, dove segue un corso di formazione in lingua inglese. All’età di 22 anni diventa insegnante di inglese in una scuola per ragazze a Utrecht. È in questo periodo che farà un incontro destinato a cambiare per sempre la sua vita, quello con Theo Van Gogh, antiquario olandese e fratello di Vincent.

Se per Theo la conoscenza con Johanna si traduce in un vero e proprio colpo di fulmine, lo stesso non si può dire per lei che rifiuta il suo corteggiamento. Tutto cambia, però nel giro di pochi mesi. Quando l’uomo torna da lei con una proposta di matrimonio accetta, e i due si sposano ad Amsterdam il 17 aprile del 1889.

I ricordi di quegli anni sono custoditi da Johanna Bonger in un diario che scrive dall’età di 17 anni. È in quello stesso diario, studiato dagli storici e dai critici dell’arte, che compare più volte il nome di Vincet, suo cognato.

Vi presento Vincent Van Gogh

Dopo soli due anni dal matrimonio con Theo, Johanna diventa vedova a causa di un’infezione da sifilide che colpisce suo marito. Rimasta sola, insieme a suo figlio neonato Vincent Willem, eredita un appartamento a Parigi, al 54 di rue Lepic nel quartiere Montmartre.

E non dimenticare, mio caro, che Parigi è Parigi. Non c’è che Parigi: per quanto difficile possa essere qui la vita, e anche se divenisse peggiore e più dura, l’aria della Francia libera il cervello e fa bene, un mondo di bene. (Lettera di van Gogh al collega Horace Lievens)

È in quello che trova oltre 200 opere firmate da Vincent. Si tratta di quadri, disegni e illustrazioni che però non hanno alcun valore economico. Tutti le consigliano di disfarsi di quelle opere, ma lei non solo sceglie di tenerle, ma ripromette a se stessa di presentare il talento del suo defunto cognato al mondo intero.

Dopo la morte di Vincent e di suo marito Theo, raccoglie tutte le lettere che i due fratelli si erano scritti negli anni, pubblicando la corrispondenza in un volume nel 1914. Si occupa anche di ricostruire la storia dell’intera famiglia Van Gogh.

Fino alla sua morte, avvenuta nel 1925, si prese cura dell’eredità lasciata da Vincent Van Gogh. Regalò alcune delle opere agli amici più cari del pittore, mentre le altre le donò ai musei e alle esposizioni del periodo, facendo così conoscere l’opera di suo cognato in tutto il mondo.