Ettore Majorana, il ragazzo di via Panisperna

La scomparsa di Ettore Majorana, fisico di grande prestigio e parte integrante del gruppo dei ragazzi di via Panisperna, è ancora oggi avvolta dal mistero

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Redazione

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Tanto geniale nel calcolo e nell’approfondire nuove teorie, tanto schivo e impenetrabile: questo è il ritratto che molti dei conoscenti fanno di Ettore Majorana, uno dei fisici più importanti degli anni ’30 che portò avanti le sue ricerche con Enrico Fermi e “i ragazzi di via Panisperna”.

Ammirato da tutti, lo “strano Ettore” nel 1938 scompare improvvisamente nel nulla, alcuni pensano si sia suicidato, altri che abbia deciso di far perdere le sue tracce. La cosa certa è che il fisico, che ha partecipato alle prime ricerche sull’atomo, ha lasciato dietro di sé un alone di mistero e di domande per anni irrisolte.

Ma chi era realmente Ettore Majorana e come mai non ci sono state più notizie su di lui? Ripercorriamo la sua storia.

La genialità precoce

Lo studio e la passione per la conoscenza è il tratto distintivo della famiglia Majorana, a cominciare dal nonno Salvatore Majorana Catalabiano, un avvocato che ha partecipato all’insurrezione contro i Borboni, fino ai fratelli di Ettore, tutti studiosi o professori universitari. Lo stesso Ettore, nato a Catania nel 1906, dimostra fin da subito un’intelligenza fuori dal comune e una passione per i numeri.

Tra gli otto e i nove anni si trasferisce a Roma dove completa le elementari e il ginnasio con risultati eccellenti, tanto da terminarlo un anno prima. Inizialmente orientato verso la facoltà di ingegneria su consiglio di Emilio Segrè si iscrive al corso di fisica dimostrando un’intelligenza superiore per quanto riguarda l’ambito teorico. La sua genialità attira l’attenzione di Enrico Fermi e di tutti gli altri ragazzi di via Panisperna.

Un abile teorico

Ettore è sempre un passo avanti agli altri, riesce a formulare teorie e a fare scoperte che hanno dell’incredibile, ma ogni volta che giunge a teorizzarle rifiuta sempre di pubblicarle. Il sostegno dei ragazzi di via Panisperna è un punto di riferimento per lui. Fermi, infatti, lo spinge a recarsi a Lipsia dove conosce Heisenberg e Bohr e realizza alcune pubblicazioni. Tornato dalla Germania lo studioso appare più schivo di prima, tanto da decidere di frequentare sempre meno l’Istituto di via Panisperna perché probabilmente sta affrontando un periodo di depressione.

Continua a studiare e a formulare nuovi teoremi che ancora oggi portano il suo nome, conquistando nel 1937 la cattedra di fisica teorica all’università di Napoli “per chiara fama”. Nel capoluogo campano rimane solo un anno, perché nel 1938 scompare misteriosamente, le ultime tracce che si hanno su di lui sono quelle relative a un postale che andava da Palermo a Napoli.

Le teorie sulla scomparsa di Majorana

La scomparsa di Majorana ha del misterioso e del geniale, un po’ come tutta la sua figura che per molti anni ha lasciato diversi dubbi. Inizialmente le persone che lo conoscevano hanno pensato al suicidio, a conferma della tesi c’era quell’atteggiamento sempre più isolato dopo l’esperienza tedesca e un biglietto indirizzato dallo stesso Majorana, alla famiglia e al suo amico Carrelli, scritto prima di imbarcarsi per Palermo, il cui tenore faceva pensare al suicidio.

Ma un biglietto del giorno successivo indirizzato allo stesso Carrelli in cui Majorana diceva che “Il mare mi ha rifiutato”, il prelievo di una grande somma di denaro (l’equivalente di cinque suoi stipendi dell’epoca) e la scomparsa del passaporto hanno fatto allontanare questa teoria.

Questi elementi hanno portato a pensare anche a una fuga del fisico perché con i ragazzi di via Panisperna aveva “bombardato” alcuni nuclei di uranio con dei neutroni gettando così le basi della bomba atomica. Majorana aveva intuito la pericolosità della scoperta e sentendosi turbato aveva deciso di sparire.

Le teorie sulla sua vita dopo la fuga non hanno tardato ad arrivare, inizialmente si pensava si fosse rinchiuso in un convento, negli anni Settanta invece circolava la notizia che fosse diventato un clochard. Altri ancora sostenevano che vivesse in Argentina. Oltre ad avere la testimonianza di persone del posto e accademici che sostenevano di conoscere Majorana, a supporto di questa tesi c’è una foto degli anni ’50 in cui accanto al criminale nazista Adolf Eichmann c’è una persona che somiglia molto al fisico siciliano. Secondo questa ricostruzione, lo studioso sarebbe andato in Germania, non si sa se per sua volontà o obbligato al servizio del Terzo Reich, poi dopo il crollo del regime avrebbe deciso di emigrare a Buenos Aires.

Le sorelle di Ettore Majorana
Fonte: Getty Images
Il fisico Ettore Majorana in posa con le sue due sorelle

Una testimonianza che ha riaperto il caso

La pista dell’Argentina ha trovato un ulteriore supporto in seguito alle dichiarazioni di Francesco Fasani, un immigrato in Sud America che nel 2008 alla trasmissione “Chi l’ha visto?” ha dichiarato di aver conosciuto un uomo di nome Bini che aveva circa 50 anni e somigliava a Majorana. Queste dichiarazioni hanno spinto la procura di Roma a riaprire il caso nello stesso anno. Dopo 7 anni di indagini si è arrivati al verdetto che Majorana fosse fuggito in realtà in Venezuela dove avrebbe vissuto fino al 1959.

A supporto di questa tesi c’è una foto scattata a Bini-Majorana comparata con quella del padre alla sua stessa età e che avrebbe la stessa fisionomia, inoltre ci sono altri dettagli interessanti. Ad esempio, la stessa procura ha esaminato a fondo una cartolina datata 1920 e che si trovava nella vettura di Bini-Majorana.

In poche parole si trattava di una lettera inviata da Quirino Majorana, zio di Ettore e anche lui fisico di grande prestigio, a un collega americano, tale Conklin. Nel documento si parlava di alcuni lavori effettuati in laboratorio per comprendere meglio la forza di gravità, ma è il fatto che sia stata scritta da un parente stretto dello scomparso che ha fatto propendere i giudici per la tesi della nuova identità. Per quel che riguarda i motivi della fuga, c’è chi ha tirato in ballo la grande passione del fisico siciliano per Luigi Pirandello e in particolare per uno dei suoi romanzi più celebri, “Il fu Mattia Pascal”.

Nel libro, infatti, il protagonista non esita a crearsi un’identità nuova di zecca dopo aver fatto credere a tutti di essere passato a miglior vita, un finto suicidio insomma. Majorana avrebbe voluto dunque emulare le gesta di uno dei personaggi letterari dai lui più amati. La vita del celebre fisico è stata costellata costantemente da una grandissima riservatezza, la stessa che ha poi avvolto in maniera impenetrabile il mistero della scomparsa.