Emma Watson e quella lezione sul femminismo che tutti dovremmo imparare

"Se smettiamo di definirci l’un l’altro in base a cosa non siamo, e cominciamo a definire noi stessi in base a chi siamo, possiamo essere tutti più liberi"

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Emma Watson non è solo Hermione Granger, o la dolce Belle nel remake del 2017 di La bella e la bestia. L’attrice e modella britannica è una persona che ha combattuto diverse battaglie e lo ha fatto sempre a testa alta. Oggi è un’attivista, nonché portavoce dei valori femministi che qualcuno le ha accusato di tradire, perché in uno scatto posato ha mostrato un po’ troppo, solo per alimentare sterili polemiche.

Questa polemica non fa altro che mostrare quanto siano diffuse delle percezioni errate di cosa sia il femminismo e di cosa implichi essere femministe. Il femminismo riguarda il dare alle donne la possibilità di scelta, non è un bastone con il quale delle donne bastonano le altre donne. Il femminismo è una questione di libertà, di liberazione e di uguaglianza. Non riesco davvero a capire cosa abbiano a che fare le mie tette con tutto questo.

Oggi Emma Watson è impegnata per i diritti civili ed è tra le prime file di HeForShe, una campagna di sensibilizzazione che invita ed esorta gli uomini a battersi per la parità di genere. Per dare più valore al suo intenso attivismo ha fondato anche un book club, dal nome Our Shared Selves, per invitare tutte le persone a discutere di temi legati alle parità di genere attraverso la lettura di libri importanti.

Emma Watson, attrice e attivista

Il 7 luglio del 2014, l’attrice è stata nominata Goodwill Ambassador, ovvero ambasciatrice di buona volontà da parte dell’Un Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la parità di genere. Il riconoscimento le è stato conferito per il suo impegno nella divulgazione dei messaggi di uguaglianza attraverso tutte le sue attività.

Nello stesso anno, alla sola età di 24 anni, Emma Watson ha tenuto un discorso sui diritti delle donne davanti al segretario generale dell’ONU, al presidente dell’Assemblea Generale, al direttore esecutivo di ONU Donne e a una platea fatta di uomini e donne. Era il 21 settembre del 2014 e le sue parole sono passate alla storia.

Ancora oggi, quel discorso sul femminismo è ricordato come i più importanti degli ultimi tempi visto che i temi affrontati dall’attrice sono oggi più attuali che mai.

Emma Watson sul femminismo, il suo discorso iconico

Ho visto uomini resi fragili e insicuri da un’idea distorta di quello che significa successo per un maschio. Nemmeno gli uomini hanno la parità di genere. Non parliamo spesso di uomini imprigionati dagli stereotipi di genere ma io vedo che lo sono, e che quando ne sono liberi, le cose cambiano di conseguenza anche per le donne.
Se gli uomini non devono essere aggressivi per essere accettati, le donne non si sentiranno spinte a essere arrendevoli. Se gli uomini non devono avere il controllo, le donne non saranno controllate. Se smettiamo di definirci l’un l’altro in base a cosa non siamo, e cominciamo a definire noi stessi in base a chi siamo, possiamo essere tutti più liberi.

Voglio che gli uomini prendano su di sé questo impegno, in modo che le loro sorelle, madri e figlie possano essere libere dai pregiudizi, ma anche perché ai loro figli sia permesso di essere vulnerabili e umani, rivendicando quelle parti di loro che hanno messo da parte e diventando così la versione più vera e completa di loro stessi.

Nel suo discorso, la Watson, è partita dalla sua esperienza personale, spiegando cos’è che oggi la spinge a combattere le battaglie in nome della libertà:

Magari starete pensando: che vuole questa tipa di Harry Potter? E che cosa ci fa sul palco dell’ONU? Una buona domanda. Me la sono fatta anch’io. Non so se ho le qualifiche per essere qui. Tutto quello che so è che mi importa di questo problema e che voglio far sì che le cose migliorino. Avendo visto quello che ho visto e avendone l’opportunità, sento che dire qualcosa è una mia responsabilità.

Nella mia agitazione per questo discorso, e nei miei momenti di insicurezza, mi sono fermamente detta: se non io, chi? Se non ora, quando? Se avete dei dubbi simili ai miei, quando vi si presentano delle occasioni, spero che queste parole vi siano d’aiuto. Se credete nella parità, potreste essere voi uno di quei femministi involontari di cui ho parlato prima. E per questo, mi complimento con voi.