La magnifica casa di Salvador Dalì: ogni stanza è una struttura biologica

In Spagna c'è un piccolo villaggio di pescatori dove Salvador Dalì costruì la sua splendida casa, oggi diventata un museo dedicato al grande artista

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Giulia Sbaffi

Web Content Editor

Appassionata di belle storie e di viaggi, scrive da quando ne ha memoria. Quando non è in giro o al pc, riempie di coccole i suoi amati gatti.

Uno dei più grandi geni del surrealismo del ‘900, “papà” di opere d’arte che hanno segnato la storia, ma anche un uomo dalla personalità eclettica ed estremamente affascinante: Salvador Dalì è una delle personalità più intriganti dello scorso secolo, e la sua splendida abitazione non è da meno. Si tratta di una villa situata a Port Lligat, piccolo villaggio lungo la costa spagnola affacciata sul Mediterraneo, dove visse per tanti anni assieme a sua moglie Gala. Scopriamo la sua storia incredibile.

Dove si trova la casa di Salvador Dalì

Salvador Dalì, nato a Figueres (piccola città della Catalogna), trascorse la sua giovinezza a Madrid per studiare all’Accademia di San Fernando. Quindi passò molto tempo a Parigi, dove affinò la sua arte. Tornato a casa, per emanciparsi dalla figura ingombrante di suo padre, decise di costruire il suo buen retiro in un luogo che gli aveva rapito il cuore: stiamo parlando di Port Lligat, piccolo villaggio di pescatori situato lungo la famosa Costa Brava, nella provincia di Girona. Situato in posizione riparata e frequentato praticamente solo per la pesca dell’aragosta, questo grazioso angolo di paradiso divenne il posto prediletto del grande artista, che vi modellò a sua immagine e somiglianza una villa meravigliosa, dove visse fino alla morte della sua amata.

L’affascinante storia della casa dove visse Dalì

La storia della casa di Port Lligat ha inizio nel lontano 1930: dopo aver rotto ogni rapporto con suo padre, Salvador Dalì cercò un luogo dove vivere – e da cui lasciarsi ispirare. Lo trovò in questa piccola oasi spagnola, caratterizzata da paesaggi da sogno, posti isolati e una luce meravigliosa. Così, grazie ai soldi anticipati da un mecenate per l’acquisto di una delle sue opere, l’artista decise di acquistare una capanna di pescatori, appartenuta alla vedova Lidia Noguer: i suoi figli vi tenevano gli attrezzi per la pesca, e il tetto era in pessime condizioni.

Dalì e sua moglie (all’epoca ancora compagna) Gala iniziarono così, con grande umiltà, una vita di isolamento ben diversa da quella parigina. Un paio d’anni dopo, la coppia acquistò una seconda capanna: insieme alla prima, divenne il nucleo principale dell’abitazione. Stiamo parlando di una casetta modesta, costituita da un ingresso, un’unica stanza adibita a sala da pranzo, soggiorno, laboratorio e camera da letto, oltre ad una piccola cucina. Un piccolo annesso fungeva da zona di servizio. Nel corso degli anni successivi, Salvador Dalì ampliò la sua proprietà annettendo altre piccole capanne, componendo una struttura a dir poco originale.

Per ben 40 anni, la casa non smise mai di prendere forma. Ne venne fuori una costruzione labirintica, costituita da piccole stanze collegate da stretti corridoi, dislivelli con scalini e persino vicoli ciechi. Come amava dire l’artista, ogni stanza era una vera e propria struttura biologica. Sin nei minimi dettagli, inclusi gli arredi e le decorazioni, rispecchiavano appieno la personalità eclettica di Dalì e di sua moglie Gala, con influenze anche molto diverse tra loro. Le finestre, inoltre, erano tutte di forme e proporzioni diseguali, ma avevano come caratteristica comune la vista pazzesca sulla baia di Port Lligat.

Un giornalista, Josep Pla, descrisse così l’interno della casa: “Il termine esatto forse sarebbe: ‘non esiste’. Non penso ci sia niente di simile, in questo Paese o altrove. Contiene solo ricordi, ossessioni, idee fisse dei proprietari. Non c’è nulla di tradizionale, né ereditato, né ripetuto, né copiato. È tutta mitologia personale indecifrabile. Ci sono molte cose di cui solo i proprietari conoscono il significato. Ci sono opere d’arte di Dalì, oggetti russi della signora Gala, animali imbalsamati, scale da pareti geologiche, libri, cose volgari o molto raffinate”.

La casa, che non aveva ancora assunto il suo aspetto definitivo, venne abitata da Salvador Dalì e da Gala sino alla seconda metà degli anni ’30, quando i due decisero di lasciare la Spagna per un periodo a causa dello scoppio della guerra civile. Vi tornarono solo nel 1948, riprendendo i lavori dove li avevano interrotti. E rimasero nella cornice di Port Lligat vivendo in piena serenità, godendosi l’isolamento. Nel 1982, Gala morì a seguito di complicazioni insorte dopo una caduta: per Dalì, la vita smise di avere un senso. Lasciò così la sua amata casa di Port Lligat e si trasferì presso il Castello di Púbol, che aveva comprato proprio per sua moglie. Infine, si spense anch’esso, per un attacco di cuore, nella sua città natale, Figueres.

La casa-museo, un gioiello da scoprire

Che cosa ne è stato della casa di Salvador Dalì? Per qualche anno, le sue sorti rimasero in sospeso. Infine, la Fondazione Gala-Salvador Dalì decise di trasformarla in un piccolo complesso museale: i lavori ebbero inizio nel 1994, sotto la direzione degli architetti Oriol Clos i Costa e José Ramos Illán. E oggi quella splendida dimora, che un tempo vide tra i suoi ospiti nomi quali il Duca e la Duchessa di Windsor, il Re Umberto di Savoia o la Regina Elisabetta del Belgio, è aperta al pubblico per mostrare il luogo più amato dal grande artista.

Al suo interno, questa costruzione così bizzarra è suddivisa in tre diverse aree. Ci sono le stanze in cui Dalì trascorse i momenti più intimi della sua vita, e sono quelle al piano terra e quelle contrassegnate dai numeri dalla 7 alla 12. Molto affascinanti sono poi il laboratorio e le stanze 5 e 6, dove sono ospitati moltissimi oggetti e cimeli legati alla sua attività artistica. E infine, gli spazi esterni che Salvador Dalì utilizzava per la sua vita pubblica: sono la stanza 13 e i cortili 14 e 15, due splendidi patii. Dal 2009 è possibile visitare anche l’area dell’Oliveto, dove si trova una costruzione circolare davvero molto suggestiva.

Altro non era che uno studio dove l’artista realizzava in particolar modo sculture: presenta bellissimi lucernari in vetro, che offrivano una luce fantastica per le sue opere. C’è inoltre un pianoforte che veniva usato per delle performance artistiche ad uso e consumo dei suoi ospiti, insieme a due proiettori che permettevano di mostrare rappresentazioni audiovisive di Dalì. Mentre all’esterno sono ancora oggi visibili dei recipienti di terracotta forati affinché producessero un rumore sibilante nei giorni di vento.