Un sogno sospeso tra acqua e architettura: la Velarca è molto più di una semplice casa-barca. Ormeggiata a Ossuccio, sul Lago di Como, rappresenta un raro esempio di equilibrio tra ingegneria nautica e alta architettura moderna.
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Un capriccio d’autore
La storia della Velarca affonda le radici nella Milano a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Siamo nel 1959, quando i coniugi Emilio e Fiammetta Norsa desiderano un luogo speciale dove ospitare amici e famiglia, lontano dalla terraferma.

Per realizzare questo sogno si rivolgono a uno degli studi più influenti del tempo: i BBPR, acronimo di Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers. Lo studio, reduce dal successo della Torre Velasca di Milano, si trovava in un momento di grande notorietà.
La connessione con il Razionalismo reinterpretato del dopoguerra, espresso nel calcestruzzo della Torre Velasca, è evidente persino nel nome della casa-barca: Velarca nasce infatti dalla fusione tra Velasca e l’Arca di Noè.

La decisione di costruire una casa galleggiante fu dettata da una ragione pratica ma affascinante: il terreno acquistato dai Norsa sulle sponde del lago non era sufficiente per edificare una villa. Al massimo, si poteva ricavare un giardino, un orto o un barbecue. La casa, quindi, doveva necessariamente stare in acqua. Così si pensò di collegare un vecchio barcone alla terraferma tramite un pontile.
Nel 1962, gli architetti scrissero che l’elemento chiave del progetto non era solo l’idea di abitare su una barca, ma il rapporto armonico tra la barca ferma, il pontile, lo specchio d’acqua e il giardino: un microcosmo di spazi vicini e interconnessi, da attraversare e vivere in continuità.
L’incontro tra nautica e design milanese
Per dare forma alla Velarca, i BBPR non partirono da zero ma da un pezzo di storia locale: lo scafo di una vecchia gloria del Lago di Como. Si trattava di una gondola lariana lunga 19 metri, la Corriera Tremezzina, che all’inizio del Novecento trasportava merci e persone tra le sponde del lago.

Sopra questo scafo robusto, gli architetti aggiunsero il volume abitativo, conciliando la funzionalità nautica con un’estetica fortemente milanese, attenta al paesaggio, alla qualità progettuale e alla precisione artigianale della costruzione.
Il risultato è un ambiente in cui legno, luce e acqua dialogano costantemente. Le pareti e il ponte presentano rivestimenti in teak e mogano, materiali classici della nautica di pregio, mentre i pavimenti interni sono coperti in linoleum bluette, lo stesso colore scelto nel progetto originale.
Interni ingegnosi e dettagli funzionali
L’eccellenza del design della Velarca si manifesta appieno negli interni, dove l’arredo è organizzato in modo simmetrico e definito da soluzioni multifunzionali.

La zona giorno è dominata dal tavolo “a forbice”, formato da due piani rotanti su un unico supporto. I divani si trasformano in letti, e le cuccette ribaltabili, simili a quelle dei treni-letto, rappresentano un perfetto esempio di design compatto e intelligente.
La cuccetta superiore, per esempio, è sospesa al soffitto tramite cinghie di cuoio. Gli interni, realizzati in legno di castagno, sono stati restaurati con cura, mantenendo i colori originali delle tende e dei cuscini.