Quando il talento batte l’inganno: la rivincita di Margaret Keane

Dipingeva bambini dagli occhi grandi. Suo marito si prese il merito, ma lei si riprese tutto: la voce, l’arte, la dignità

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 5 Giugno 2025 13:11

È conosciuta in tutto il mondo come la pittrice dei grandi occhi: ritratti di bambini, donne e animali dagli sguardi spalancati, profondi, spesso malinconici, diventati un’icona della cultura pop americana. Ma Margaret Keane non è stata solo un’artista originale e visionaria. È stata soprattutto una donna che ha combattuto contro l’inganno, il maschilismo e il silenzio per riprendersi la paternità , anzi, la maternità, della propria arte.

Nata Peggy Doris Hawkins nel 1927 a Nashville, Tennessee, Margaret era affetta da problemi di udito fin da piccola, proprio per questo sviluppò una sensibilità particolare per gli sguardi, che sarebbero diventati la cifra stilistica della sua opera pittorica. Dopo un primo matrimonio e la nascita di una figlia, sposò l’agente immobiliare Walter Keane, fu lui a intuire il potenziale commerciale dei suoi quadri: un giorno prese un’opera firmata semplicemente “Keane”, il loro cognome comune, e la vendette spacciandola per propria. Da quel momento iniziò la truffa: Margaret dipingeva in silenzio, lui raccoglieva fama, soldi e applausi.

Per anni Walter Keane fu celebrato come un innovatore dell’arte americana, mentre Margaret restava nell’ombra, convinta che, in quanto donna, nessuno avrebbe comprato i suoi quadri. Finché non trovò il coraggio di reagire, dopo il divorzio, si trasferì alle Hawaii, dove nel 1970 dichiarò pubblicamente di essere la vera autrice dei famosi “big eyes”. Denunciò l’ex marito e nel 1986, davanti alla Corte federale delle Hawaii, il giudice ordinò un test pubblico: entrambi dovevano dipingere uno dei celebri ritratti in aula. Margaret lo fece in meno di un’ora. Walter si rifiutò, accampando un dolore alla spalla. Fu la prova decisiva: lei era la vera artista, lui fu condannato al risarcimento (mai pagato) di 4 milioni di dollari.

MARGARET KEANE (AMY ADAMS) in BIG EYES
IPA
MARGARET KEANE (AMY ADAMS) in BIG EYES

Quella di Margaret Keane non è solo la storia di un furto d’autore, è il racconto di una manipolazione subdola, narcisistica, orchestrata con metodo. Walter Keane non le ha portato via solo le firme sui quadri: le ha tolto il diritto di credere nel proprio talento, l’ha spinta a pensare che, in quanto donna, la sua arte non sarebbe mai stata presa sul serio. Eppure Margaret sapeva di essere brava, lo sapeva nel profondo, ma era prigioniera di una trappola emotiva abilmente costruita, in cui il carnefice si mascherava da salvatore: “Lascia che sia io a vendere i quadri, nessuno li comprerebbe se sapessero che li ha fatti una donna”. Un uomo che aveva paura della sua grandezza, che non voleva una compagna, ma uno specchio che riflettesse la sua falsa immagine di genio, Walter si era nutrito della sua luce, della sua visione, del suo dono. Per questo Margaret non è solo una pittrice straordinaria: è una pioniera, una simbolo di resilienza femminile in un mondo che per troppo tempo ha zittito le voci delle artiste, rubando loro spazio, riconoscimento, storia.

La sua battaglia in tribunale è stata più di una causa legale: è stata una restituzione pubblica di dignità. E il gesto del giudice delle Hawaii, mettere una tela bianca davanti a entrambi e chiedere semplicemente di dipingere, ha avuto la potenza di una parabola. Walter non sapeva da dove cominciare, Margaret ha disegnato uno dei suoi ritratti più belli, quello che lui non sapeva fare, lei lo portava dentro. E da quel giorno tutto è cambiato, Margaret ha ripreso in mano la sua arte, la sua firma, la sua vita. È diventata famosa per meriti suoi, ha ispirato Tim Burton, ha visto la sua storia trasformarsi in un film, ma soprattutto ha cambiato il destino di tante donne che, guardandola, hanno capito che non bisogna mai credere a chi cerca di spegnerti, anche quando lo fa con le parole mascherate da amore. Perché l’amore che ti nega, ti annulla. E quello non è amore, è controllo.

E poi c’è un dettaglio bellissimo, che pochi conoscono: gli occhi grandi delle Superchicche, il celebre cartone animato, sono ispirati proprio ai bambini di Margaret Keane. È così che la sua arte ha continuato a parlare ai bambini, alle bambine, e a chi ha bisogno di ricordare che anche nel dolore può nascere bellezza.

Margaret non ha solo firmato i suoi quadri: ha firmato un riscatto. Per sé, e per tutte le donne a cui è stato detto che non erano abbastanza.