Whitney Houston torna a cantare. Ma è un ologramma

Whitney Houston torna in concerto grazie a un ologramma otto anni dopo la sua tragica morte.

Pubblicato: 26 Febbraio 2020 10:07

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Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

“Buonasera a tutti e benvenuti, questa è Whitney Houston ed è dal vivo”. A parlare così è nientemeno che la grande cantante che, sul palco di Sheffield, in Inghilterra, ha dato il via al primo concerto di un lungo tour che la porterà in giro per il mondo. Live emozionanti, ma dal sapore agrodolce perché Whitney non c’è ormai da otto anni e quello che appare sul palco è il suo ologramma.

La Houston aveva solo 48 anni quando venne trovata esanime in una vasca da bagno della Suite 434 del Beverly Hilton Hotel, in cui alloggiava. I medici decretarono la morte causata da un collasso cardiaco dopo un prolungato uso di alcol, droghe e farmaci (nel 2015 la stessa tragica sorte sarebbe toccata all’amatissima figlia Bobbi Kristina Brown). Whitney aveva tutto – talento, fama, soldi -, ma era convinta di non avere niente, e nell’ultimo periodo la sua esistenza, segnata da scandali e profonde sofferenze, era diventata un buco nero.

Era l’11 febbraio 2012 quando il cuore della Houston smise di battere, inghiottito dal suo dolore personale. Ma la sua musica, quella, non è mai morta, e torna a vivere sul palco grazie a un ologramma. Whitney non c’è più, ma a ricrearla ci pensano luci e pattern, proiettate su un telo quasi invisibile. E all’improvviso sembra che nulla sia cambiato, che quel terribile giorno non sia mai esistito e che la popstar sia ancora fra noi.

Il primo concerto è già stato un successo, con la Houston impegnata a cantare brani come Wanna Dance with Somebody (Who Loves Me), I Have Nothing e I Will Always Love You. Circondata da ballerini che eseguono le coreografie create da Fatima Robinson, storica collaboratrice della popstar, e l’ologramma che risponde persino al grido “I love you Whitney!” di alcuni fan.

Un’operazione nostalgia che ha diviso il pubblico, fra chi accusa gli organizzatori di sfruttare la memoria della cantante e l’amore dei fan solo per fare soldi, e chi invece considera il tour come un’occasione unica per omaggiare Whitney. Pat Houston, ex manager ed esecutrice testamentaria della popstar, ha però le idee chiare.

“Avevamo parlato di fare un concerto unplugged, o un qualche altro tipo di serata intima – ha detto a Rolling Stone, svelando uno degli ultimi desideri della Houston -. Era un suo sogno. Non abbiamo deciso di fare spettacolo da un momento all’altro. È qualcosa che voleva fare Whitney, e guardarlo mi commuove perché è davvero vicino a quel che avrebbe voluto. L’unica cosa che manca è la sua presenza fisica”.

Splendida, con una voce potente e un’anima altrettanto fragile, Whitney Houston ha lasciato il segno nella storia della musica. È bello sognare che, dopo otto anni senza di lei, sia ancora lì, su quel palco, come se fosse riuscita a sconfiggere quel destino ineluttabile, a spezzarne le trame che l’avevano avvinta. Ma non è così ed è forse questa la cosa che fa più male.