Un altro grande appuntamento con Verissimo, quello del 24 aprile, che ha visto tornare in studio anche Monica Guerritore. Attrice di successo, caratterizzata da un ecclettismo fuori dal comune, è anche mamma, moglie e nonna.
Una donna dai mille angoli, che fonda le sue radici nel rapporto con la famiglia: “Il fatto che sia andata in collegio presto, per merito di mia madre, mi ha dato la grande forza di cavarmela da sola. mi ha permesso di vivere da sola, a 15 anni, quando ho iniziato a lavorare con Strehler. Di mio padre ricordo poco, è morto quando ero molto giovane. Lui preferiva il figlio maschio, ma da grande ho capito. Era uno scienziato, non era un uomo da famiglia”.
L’amore per Gabriele Lavia, quello della vita, è stato il motore della sua vita. Da lui, ha avuto le figlie Maria e Lucia, che ha educato all’indipendenza:
“Io mi sono accorta di aspettare un bambino, gravidanza che ho vissuto con grande serenità. Ho fatto Macbeth fino all’ottavo mese, dopodiché ho sempre portato Maria a lavoro. Dopo che è nata Lucia, non le ho potute più portare. Sono una mamma possibile, non drammatizzo spesso. Sono più anglossassone, più che latina. Una ragazza deve avere la sua vita in mano, deve dipendere dall’amore. La dipendenza che si crea con la madre è una pigrizia che porta alla dipendenza tra le cose. Bisogna cercare la propria strada nella solitudine della gioventù”.
Quando il dramma della malattia si è imbattuto su di lei ha saputo affrontarlo con grande coraggio, nonostante il timore dei primi momenti:
“La mia ginecologa mi aveva fatto fare un’ecografia. La dottoressa aveva fatto un segnetto e dopo un po’ di tempo ho rifatto l’esame. Sono stata dal dottor Veronesi, che mi ha operato subito. Mi sono dedicata a parlarne, perché le donne non devono avere nessuna paura. Tutto si può affrontare. Non bisogna avere paura delle conseguenze”.
Ed è proprio nel momento più duro che ha dovuto fare i conti con una nuova sofferenza, quella legata alla malattia della mamma. Affetta per anni dal morbo di Alzheimer, ha alternato momenti di grande dolore a scorci di lucidità. Ora che non c’è più, la sua presenza è rimasta costante:
“Mia madre è sempre stata forte ma molto affettuosa. Quando mi sono operata, è arrivata con ritardo nel pomeriggio e ho pensato che non volesse preoccuparmi. In quel momento, ho capito che si era rotto qualcosa di affettività tra me e lei. La malattia ha rescisso i sentimenti e questo è stato il campanello d’allarme. Questa è una forma di protezione. Quando se n’è andata, non era più lei. Ho sentito che l’anima si liberava dal corpo.
Da due anni, Monica Guerritore è anche nonna della piccola Tea: “Mi piace sentire la parola nonna. Sembra quasi un diminutivo. Per me è come se fosse un’altra figlia. Mi fa molto piacere essere entratat nella famiglia di mio genere, ho conosciuto una Sardegna fantastica”.