Marilyn Monroe ci lasciava 60 anni fa, ma il suo mito è intramontabile: attrice tra le più famose di Hollywood, icona di stile e femminilità, una donna che con la sua vita intrisa di sentimento, dolore e mistero ha segnato tutte le generazioni a venire. E no, non è un’esagerazione quando si parla della bionda più celebre di sempre. Voluttuosa, “svampita”, sogno proibito di ogni uomo ma sfortunata in amore. Il mito di Marilyn resta vivo e con esso nodi che ancora non si sono sciolti, a cominciare proprio dalla sua prematura morte avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962.
Il mistero sull’identità del padre
La vita di Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane Mortenson, è stata una vorticosa altalena di alti e bassi. E tutto ha avuto inizio proprio dalla sua infanzia, affatto serena come dovrebbe esser quella di ciascun bambino. Nata il 1 giugno 1926 a Los Angeles, Norma non ha mai saputo chi fosse veramente suo padre, colpevole di aver abbandonato la famiglia quando lei era ancora piccolissima.
La madre Gladis aveva problemi psichiatrici e i ricoveri in ospedale erano all’ordine del giorno. Così Norma, la futura Marilyn, è rimbalzata da una famiglia affidataria all’altra, finché a 9 anni è stata collocata in un orfanotrofio.
Una carriera iniziata in sordina
Sembra incredibile, eppure per Marilyn Monroe anche la carriera non ha avuto un percorso semplice. Dopo aver iniziato l’attività di modella, nel 1947 ebbe una parte nel suo primissimo film (Dangerous Years) ma senza alcun riconoscimento. Lo stesso accadde per film come A Ticket to Tomahawk e Right Cross. Era il 1950 e ancora di Marilyn nessuno parlava.
Ma proprio quello fu il fatidico anno della svolta, quando il regista Joseph L. Mankiewicz la scelse per Eva contro Eva. Il film vinse un Premio Oscar e da quel momento la carriera di Marilyn fu in costante ascesa. Gli anni Cinquanta le sono valsi un Golden Globe come miglior attrice in A qualcuno piace caldo, film diventato un vero e proprio cult, poi un ruolo da protagonista in Gli uomini preferiscono le bionde, al fianco di Jane Russell, per arrivare a Quando la moglie è in vacanza con l’iconica scena dell’abito bianco che scopre le gambe in metropolitana. A quel punto Marilyn Monroe aveva già fatto la storia.
Il matrimonio con Joe DiMaggio durato 274 giorni
A fronte della brillante carriera che l’ha contraddistinta, per Marilyn la vita privata ha continuato a essere un vero disastro. L’attrice si è sposata tre volte e tutti i suoi matrimoni si sono conclusi con divorzi per nulla “dolci”. Il primo risale al 1954 e la vide convolare a nozze con Joe DiMaggio, star del baseball da record nonché tra i personaggi più amati del momento, ma il loro matrimonio durò appena 274 giorni.
Si dice che tra i due le cose non andarono bene sin dall’inizio e che il primo litigio fosse avvenuto già durante il viaggio di nozze in Giappone. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso era un’altra: il campione di baseball a quanto pare rimase “disgustato” dalla scena in cui Marilyn scopre le gambe in Quando la moglie è in vacanza e per questo non le rivolse più la parola per giorni. Un comportamento che lei in sede di divorzio definì una “crudeltà mentale”.
A distanza di tempo, però, i due cominciarono a sentirsi di nuovo fino a diventare grandi amici. Si dice che Joe fosse uno dei suo più cari confidenti e che proprio lui, dopo la morte, si occupò delle esequie dell’attrice.
La teoria del complotto sulla morte di Marilyn
Uno dei momenti più iconici della vita di Marilyn Monroe è senza dubbio la sua uscita pubblica in occasione del compleanno del Presidente John Kennedy: avvolta in un abito scintillante e sensuale (lo stesso rovinato da Kim Kardashian a distanza di 60 anni), l’attrice intonò Happy birthday Mr President. Di lì a poco sarebbe stata ritrovata senza vita, dopo un’overdose di barbiturici.
Intorno a questa situazione e dopo lo shock iniziale, in molti gridarono al complotto. Si vociferava già da tempo di una relazione tra la diva e il Presidente John Kennedy, che è sempre stato un uomo infedele, ma c’era di più. A quanto pare Marilyn subito dopo ebbe una liaison anche col fratello del Presidente, Bob Kennedy, e i “complottisti” ritengono che proprio lui abbia deciso di impedirle per sempre di parlare: nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.
Tutte teorie che non hanno mai trovato conferma, nonostante l’FBI avesse addirittura riaperto l’indagine negli anni Ottanta. Resta plausibile l’ipotesi del suicidio: l’attrice si è tolta la vita nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962.
Una “bionda geniale”
Complotti presidenziali a parte, una delle voci più assurde che sono circolate su Marilyn Monroe (e per lunghissimo tempo) era quella in merito al suo quoziente intellettivo. Lei che era emersa tra le dive di Hollywood come uno “stereotipo”, la bionda un po’ svampita e alla ricerca di un uomo ricco (complici, ovviamente, i personaggi interpretati nei film), a un certo punto divenne protagonista di questa strana diceria.
C’è chi ha messo in giro la voce di un QI di 168, altissimo considerato che la media è compresa tra 90 e 110 (supererebbe perfino quello – mai provato – di Einstein). Che Marilyn non fosse affatto stupida è risaputo, così come che fosse ben consapevole del suo aspetto e dell’immagine che si era creata. Ma chiaramente non esistono prove a supporto di questa presunta “super intelligenza”.