Peppe Vessicchio, le cause della morte: “Precipitata velocemente”

Il Maestro Peppe Vessicchio si è spento a 69 anni l'8 novembre ma pare che il precipitare della malattia che l'aveva colpito si inserisse in un quadro più complesso

Foto di Martina Dessì

Martina Dessì

Lifestyle Specialist

Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

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La scomparsa di Peppe Vessicchio, avvenuta lo scorso 8 novembre, ha scosso davvero tutti, dal suo pubblico ai professionisti che ha seguito passando per i conduttori e personaggi tv che ormai lo identificavano come un amico. Figura amatissima, il Maestro era diventato negli anni molto più di un semplice direttore d’orchestra ma era un volto familiare, un simbolo di eleganza e garbo, un appassionato di musica e un artista che ha lavorato fino alla fine.

Le cause della morte

La notizia della sua morte ha colto di sorpresa i più, lasciando dietro di sé un senso di smarrimento. Fabio Fazio, tra i primi a ricordarlo pubblicamente, ha raccontato con voce commossa che Vessicchio sarebbe dovuto apparire a Che Tempo Che Fa pochi giorni prima della morte. L’incontro era stato rinviato a causa di una tosse insistente che sembrava nulla di serio, ma che in realtà nascondeva un quadro clinico ben più complesso.

Secondo le prime ricostruzioni, il musicista è stato colpito da una polmonite interstiziale, malattia che in pochi giorni si sarebbe aggravata fino a diventare irreversibile. Il peggioramento, descritto dai medici come “precipitato velocemente”, non ha lasciato spazio ad alcun tentativo di recupero, che ha portato al tragico epilogo.

Un lento declino e la scelta di non fermarsi

Dietro la rapidità della sua morte, però, si nascondeva un percorso di fragilità che sarebbe durato per mesi. Pare che le sue condizioni di salute fossero già compromesse e che il Maestro avesse deciso di affrontarle in silenzio, continuando a lavorare e a coltivare i suoi progetti. Non voleva pietà né attenzioni, solo la libertà di restare fedele a se stesso e alla sua arte.

Fino agli ultimi giorni, Vessicchio aveva continuato a occuparsi della promozione del suo libro dedicato a Mozart, un lavoro di ricerca e passione che rappresentava il suo ultimo grande progetto. Anche durante il ricovero in ospedale, non aveva interrotto i contatti con colleghi e allievi: inviava messaggi, parlava di arrangiamenti, scambiava idee, come se la malattia fosse soltanto un ostacolo passeggero.

Questa ostinata dedizione racconta molto del suo modo di essere: riservato, rigoroso, eppure profondamente umano. La musica era per lui una compagna di vita, una forma di pensiero e di dialogo costante con il mondo. Non si è mai concesso pause, neppure quando il fisico gli chiedeva di rallentare. Aveva anche sentito Fabio Fazio, per comunicargli che non poteva essere ospite di Che Tempo che Fa perché la salute non glielo permetteva.

Peppe Vessicchio si è spento a 69 anni, circondato dall’affetto dei suoi cari. I funerali si terranno in forma privata, come voluto dalla famiglia che ha chiesto il massimo riserbo, ma il suo nome continua a circolare in televisione, sui social e nelle parole di chi lo ha conosciuto o semplicemente amato da lontano.

Il Festival di Sanremo, senza di lui, non sarà più lo stesso. Ma nemmeno Amici di Maria De Filippi, dove ha svolto per anni il ruolo di docente di canto. In queste ore sono in tanti a ricordarlo, per il suo grande talento artistico ma anche per quegli occhi buoni che brillavano dietro il sorriso sincero che concedeva al suo pubblico, per il quale era diventato perfino un’icona pop.

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