34 chili in meno, un letto a una piazza in mezzo alla giungla, un elisoccorso nel cuore della notte e un cartello affettuoso che lo aspettava a casa: “Bentornato babbone”. L’avventura di Mario Adinolfi all’Isola dei Famosi 2025 è stata un percorso a ostacoli, nel corpo e nell’anima. E ora che è stato dimesso dall’ospedale, il giornalista rompe il silenzio. Tra attacchi, cadute e dichiarazioni infuocate, si racconta con una sincerità che – tra alti e bassi – sorprende.
Mario Adinolfi: il ricovero e la a paura
“Ho avuto paura” confessa Mario Adinolfi con una voce che, pur segnata dalla fatica, non rinuncia all’ironia. Durante la permanenza sull’Isola dei Famosi 2025, il giornalista ha perso ben 34 chili: una trasformazione che ha avuto un prezzo alto. “Una notte ho avuto un malore e mi hanno prelevato con l’elisoccorso. Non si sono viste tante mie cadute, anche dal letto. Dolore e spavento”, racconta.
Il peso iniziale? 221 chili. La dieta imposta dalla natura selvaggia – riso, pollo, umidità tropicale e notti su un giaciglio a 40 cm da terra – ha fatto il suo corso. “Quello non era un letto, era una trappola: una volta ho cercato di girarmi e ci ho messo così tanto che mi sono addormentato e poi sono caduto”. Ironico, ma diretto. Al suo ritorno a casa, gli spaghetti all’assassina lo hanno accolto con il conforto che solo una carbonara pugliese può dare. Ma lui promette: “Voglio continuare a dimagrire. Anche a casa”.
Non mancano accenni polemici: “Mi hanno chiamato macigno privilegiato su un importante quotidiano. Ma se una persona pesa 225 chili e riesce a restare su una spiaggia dove si affonda a ogni passo, forse qualche rispetto lo merita”. Il confine tra provocazione e body shaming, per Adinolfi, è stato superato più volte.

La figlia Clara, il dolore per Ielma e la fede che vacilla
L’Isola per lui è stata anche altro: un gesto d’amore verso sua figlia Clara, che lotta contro l’anoressia. “Attraverso la mia esperienza volevo dirle che l’impossibile si può affrontare. Quando sono tornato, mi ha sorriso e ha voluto farsi fotografare con un cartello: Bentornato babbone. Per me è stato un miracolo”. Con la moglie Silvia, riservata e silenziosa, il legame si è rafforzato: “Ho sempre inserito la stima dentro l’amore. E la stima per lei si è moltiplicata”.
C’è poi una ferita mai rimarginata: la perdita della sorella Ielma, morta suicida nel 1997. “È una bomba atomica che ha devastato la mia famiglia. Una delle mie figlie le somiglia moltissimo. Porterò con me quel dolore finché avrò fiato”. Parla anche del divorzio dalla prima moglie e della crisi di fede che ne è seguita: “Non mi sono sentito abbandonato dalla Chiesa, ma da Dio. Ho avuto un comportamento sconsiderato, non lo nego”.
Le accuse, la nomination di Loredana e il “non sono un mostro”
Ma l’esperienza televisiva ha avuto anche i suoi lati più aspri. “Non ho mai invocato i fucili contro gli omosessuali. Né odio le donne. Non sono un mostro orrendo”. La replica arriva dritta, dopo una nomination infuocata di Loredana Cannata, che lo aveva attaccato definendo le sue idee come “violente e mortali”. Con lei, però, pare essere tornato il sereno: “Siamo diventati amici. Ci rivedremo presto”.
E sul concetto di “sottomissione femminile”, Mario chiarisce: “Nel Vangelo la sottomissione non è dominio, ma amore. La pietra su cui si fonda la Chiesa sta sotto, sostiene. Come possono dire che sono misogino? Ho una moglie, un’ex moglie, una madre, tre figlie femmine. Le donne sono la mia vita”.
Quanto alla frase sui “fucili” per opporsi alla Legge Cirinnà, Adinolfi insiste: “Era una provocazione verbale. È tutto documentato. Ho fatto il Family Day, parlavo in piazza. Ma pacificamente, sempre”.
Il tema del pregiudizio lo tocca nel profondo. “All’inizio dell’Isola percepivo un astio che non aveva nemmeno avuto il tempo di conoscere chi fossi. Mi sentivo odiato. È stato devastante”.