“Il valore del tempo che resta”. Da quando Eleonora Giorgi ha condiviso pubblicamente la diagnosi di tumore, ha iniziato un percorso preciso: sensibilizzare sulla malattia, sulla prevenzione, sfoggiando il suo sorriso più bello e consegnandoci una lezione. Che è il valore del tempo che resta a fare la differenza. Quel tempo da riempire con i suoi figli, il nipotino Gabriele, che ama tantissimo. La sua famiglia al completo, unita nella felicità, nonostante tutto.
Eleonora Giorgi parla del tumore e del valore del tempo
Eleonora Giorgi parla della sua lotta al tumore in una lunga intervista a Vanity Fair. L’adenocarcinoma al pancreas l’ha portata a operarsi, a sottoporsi alla chemioterapia e a valutare una terapia sperimentale in America. La malattia non è vissuta da tutti allo stesso modo. Questo è un punto focale da non dimenticare mai. Alla Giorgi, il tumore ha dato una prospettiva differente, un nuovo punto di vista. E, sebbene nelle intemperie, ha scelto di vedere il lato positivo.
“Chi scopre di essere malato vive innanzitutto un’incredibile solitudine. Parlarne per me è stato liberatorio. Non è stata ‘vanità’. Io sono cresciuta con il pubblico. Avevo diciannove anni quando è iniziata la mia carriera. Ma non è questo: parlarne è stato un modo per mettere ancora più a fuoco il valore del tempo che resta. Un mese, un anno, una vita: non importa. Ciò che conta è quello che voglio ora: stare con i miei figli, con la mia famiglia, con gli affetti. Mi sono riparata in questo bozzolo d’amore”. E in quello stesso bozzolo c’è molta più di vita rispetto alla sua esistenza di prima.
L’amore per la famiglia
“C’è un tempo per ogni cosa: oggi è finalmente arrivato quello di cogliere tutto l’amore che mi circonda”. Eleonora Giorgi immagina il futuro – il tempo che le resta – come pieno d’amore. “Se sopravviverò, non posso dire se guarirò ma se comunque le cose si metteranno un po’ meglio, io alla vita di prima non voglio tornare. Voglio passare tutto il tempo che mi resta così, con l’amore che ho finalmente riscoperto. Mi sono stufata di fare la Giorgi. Preferisco fare la babysitter al mio nipotino”.
Durante il percorso contro il tumore, ha incontrato tante persone: il professor Santoro, primario oncologo dell’Humanitas di Milano, o l’oncologo Luca Marchetti e suo padre. Chirurghi, medici, infermieri, ma anche persone, giovani malati, intorno ai trent’anni. “Io ho settant’anni, ho avuto la mia vita, e che vita! Di cosa posso lamentarmi? Ma se avessi trent’anni, sarei incavolatissima”.
La sua vita sta trascorrendo circondata dai suoi affetti e soprattutto è arricchita dai tanti momenti con il nipotino Gabriele: “Quando gioco col mio nipotino lui nemmeno si accorge che sono malata. Quindi non glielo dico”. Ha un’unica richiesta: “Ho chiesto che se morirò non voglio che gli dicano che me ne sono andata. Lo vivrebbe come un tradimento. Mi piacerebbe che gli dicessero che sono diventata un angelo e che veglierò sempre su di lui”. La sua, ormai, è una consapevolezza nuova, diversa. Dettata dal momento che sta vivendo, ma anche dall’enorme desiderio di vivere nel tempo, nel “qui e ora”.