Vaporosa criniera biondo platino, smokey drammatico sugli occhi e carisma tutto pepe: sin dalla sua prima apparizione pubblica l’immagine di Donatella Rettore corrisponde, a tutti gli effetti, alla precisa definizione di icona. A renderla tale non sono soltanto la sua musica ed i suoi testi, dagli albori sfacciati e all’avanguardia, ma anche quell’aura audace ed irriverente che sa catturare alla perfezione l’animo da rocker a renderla, semplicemente, Rettore.
Donatella Rettore, l’inizio incompreso di un artista fuori dagli schemi
È stato un approccio alla musica decisamente mal digerito dal pubblico, quello di Donatella Rettore: del tutto fuori contesto in un solido panorama classico-romantico quasi totalmente dominato da uomini, nel 1977, con il suo omonimo album toccava temi delicati quali l’abuso sessuale, la droga ed il sociale servendosi di un linguaggio pop-rock, trasgressivo e ambiguo, inizialmente rimasto incompreso.
Tutto è cambiato, improvvisamente, tra il 1979/80 con il successo di Splendido splendente, un inno alla chirurgia estetica e a un mondo distopico, e la successiva Kobra, al centro di polemiche e censure a causa dei riferimenti espliciti presenti nel testo. Una personalità sin troppo all’avanguardia, insomma, per l’epoca e, forse, anche per quella odierna.

Ben più di qualche passo avanti a tutti, Rettore – così si fa chiamare dal 1978 – fu tra le prime a carpire l’importanza dell’immagine di chi fa il suo mestiere, iniziando a portare sul palco look androgini e futuristi, di ispirazione glam e punk, ma con un forte connotato sensuale in un momento storico in cui la televisione era ancora bigotta, impersonando il cambiamento che si iniziava, appena, ad annusare.
Lo scenografico stile di Donatella Rettore, tra glam e provocazione, ieri e oggi
Vi è chi segue pedissequamente la moda e vi è chi la detta, anticipandola. È il caso di Donatella Rettore la quale, sin dagli anni Settanta, ha impiegato la propria immagine come una pura e semplice estensione della sua voce, esattamente come questa potente, trasgressiva, fuori dal coro. La sua riconoscibile estetica è da allora una miscela esplosiva di glam, punk/rock e disco, il tutto condito con inattesi accenti teatrali.

Tra gli elementi ricorrenti nel suo guardaroba spiccano latex, tocchi di animalier, corsetti, piume, mantelli e stivali: ogni look da palcoscenico è sempre stato una provocazione, più un’affermazione di libertà e identità che banale forma, per lei. Basti pensare che le sue scelte stilistiche, così distanti dal gusto comune, hanno anticipato molto tempo fa quell’estetica queer e genderless che oggi spopola.
Perfettamente calate nel ruolo di autentica trasformista, le mise della Rettore sono mutate con il tempo pur mantenendo costante un alto tasso di stravaganza: la si vede in foto sfoggiare un outfit dal vago sapore grunge anni Duemila, con bustino nero dotato di zip frontale, jeans a vita extra bassa decorati con stampe e scritte in stile graffiti.

A far da degno accompagnamento alla vasta miriade di ensemble imprevedibili che hanno costellato la sua carriera sono state acconciature eccentriche e vaporose: il tratto distintivo della madre di Lamette è infatti sempre stata la chioma, che negli anni (salvo poche parentesi, tra cui quella rosa) ha sempre portato riccia e folta. Bionda e leonina, questa rispecchia per filo e per segno la sua natura indomabile, ribelle e selvaggia rimasta intatta nel tempo.
Perché è esattamente così: prima ancora che tutto questo facesse spettacolo lei lo era già, e a distanza di quasi cinquant’anni l’attitudine punk che l’ha resa inconfondibile non l’ha mai abbandonata.
Tutt’ora Donatella Rettore si fa portavoce della stessa femminilità libera e indomabile e, anche se dagli anni Novanta in poi la sua presenza si è fatta sempre più intermittente, ogni suo ritorno in scena è clamoroso come allora: oggi partecipa a reality, lancia nuovi brani disarmanti e si racconta senza mai tradire se stessa, il tutto con la medesima grinta ingombrante di un tempo.