Dolores O’Riordan, il passato doloroso, il tragico incidente e il ricordo

A tre anni dalla morte di Dolores O'Riordan, restano aperti gli interrogativi su quella tragica notte e risuona il racconto del suo passato doloroso

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Redazione

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Era il 15 gennaio del 2018 quando Dolores O’Riordan, leader dei Cranberries, venne trovata morta nella vasca da bagno di una camera dell’Hotel Hilton a Park Lane, Londra. Una morte tanto improvvisa quanto tragica che ancora oggi non ha una spiegazione, sia per i fan che per chi l’ha conosciuta e amata. Donna forte, con un passato doloroso alle spalle, e al tempo stesso fragile, Dolores era caduta tante volte e altrettante si era rialzata. Sino a quel drammatico giorno in cui tutto si è spezzato per sempre.

Il passato doloroso di Dolores O’Riordan

Una combattente: è così che in tanti, ancora oggi, a tre anni dalla morte, ricordano Dolores O’Riordan. Una donna che sin da piccola aveva imparato a fare i conti con il dolore. Cresciuta in un paesino dell’Irlanda in una famiglia molto cattolica, dagli 8 ai 12 anni subisce abusi da una persona molto conosciuta della sua città. Una ferita che non si rimarginerà mai e che condizionerà per sempre l’esistenza di Dolores, privata della sua infanzia e costretta a convivere con un segreto che la divora dentro. Negli anni prova ad andare avanti, ma il trauma, inevitabilmente, pesa. Combatte contro la depressione, i disturbi alimentari e l’alcolismo. Nel 2011, al funerale del padre, si ritrova faccia a faccia con l’uomo che aveva abusato di lei quando era solo una bambina. L’incontro la trascina nuovamente in un vortice di sofferenza, proprio quando ne stava uscendo. Nel 2013 la cantante dei Cranberries racconta di aver tentato il suicidio. “Ho cercato di andare in overdose. Se sono ancora qui suppongo che sia per i miei tre figli”, confessa al Belfast Telegraph.

L’amore di Dolores O’Riordan per il marito Don Burton, i figli e il divorzio

Chiunque al suo posto sarebbe crollato, ma Dolores, così piccola eppure così straordinariamente forte, si rialza sempre. È l’amore a spingerla ad andare avanti. Quello per Don Burton, manager dei Duran Duran, che diventa suo marito, ma soprattutto il suo angelo custode. La coppia si sposa nel 1994 e per vent’anni vive un legame indissolubile, segnato anche dalla nascita di tre figli: Molly Leigh, Taylor Baxter e Dakota Rain. Per loro la cantante di Zombie continua a lottare contro i suoi demoni. Ma il dolore c’è, non smette di tormentarla, e riaffiora quando nel 2014 la O’Riordan è costretta ad affrontare il divorzio da Don Burton, perdendo ogni certezza.

La morte di Dolores O’Riordan

Nel gennaio del 2018 Dolores vola a Londra per registrare una cover di Zombie, il suo brano più famoso, con i Bad Wolves, band metal americana. Nessuno sa ancora cosa sia accaduto di preciso in quella stanza d’hotel e a cosa stesse pensando la cantante. Forse quella tragica sera il dolore, che per la sua intera esistenza aveva cercato di cancellare, era tornato a riaffacciarsi e lei aveva provato a soffocarlo con l’alcol. Di certo a portare alla morte Dolores O’Riordan sono state una serie di coincidenze, fra cui la scelta di fare un bagno caldo quando era già in preda a una intossicazione da alcolici. Sola, in quella stanza d’hotel, mentre il vento freddo dell’inverno spazzava le strade di Londra, aveva combattuto ancora una volta quei demoni, uscendone sconfitta.

Le ultime ore di vita di Dolores O’Riordan

Nel corso di questi tre anni in molti hanno provato a ricostruire le ultime ore di vita di Dolores O’Riordan, soprattutto per smentire la tesi secondo cui si sarebbe suicidata. Fra i suoi ultimi contatti ci sono quelli con Dan Waite, produttore e amico, a cui lascia un messaggio in segreteria all’1.12 per commentare, con entusiasmo, il nuovo progetto musicale. “Ciao Dan, sono Dolores! Sono a Londra, sono all’Hyatt Park Hilton – recita la voce dell’artista sul nastro registrato -. La cover dei Bad Wolves di Zombie suona dannatamente bene”. Quella stessa notte Dolores chiama anche la madre Eileen. “Sono stata l’ultima a parlarle la notte in cui è morta, era domenica sera”, racconterà lei poco dopo, senza scendere nei dettagli riguardo la conversazione, ma con la certezza che la cantante sia stata vittima di un tragico incidente.

I Cranberries ricordano Dolores O’Riordan

A ricordarla, a tre anni dalla morte, è soprattutto la sua band, i Cranberries. Noel Hogan, fondatore e chitarrista del gruppo, non si dà pace da quel drammatico 15 gennaio. L’artista è convinto che Dolores volesse continuare a vivere e che, ancora una volta, il destino le abbia giocato un terribile tiro mancino. “Avevamo scritto un nuovo album e stava costruendo una nuova casa in Irlanda, voleva tornare lì, dove tutto era iniziato, senza più girare il mondo – ha spiegato a Rolling Stone -. Era molto legata alla madre e voleva starle accanto. Erano anni che non beveva, fino a quella notte. Aveva ritrovato una sua forma di serenità dopo tutto quello che le era accaduto. Si era messa alle spalle i problemi, ne aveva scritto tanto nell’ultimo album”. Forse nessuno aveva colto davvero la portata del dolore che si portava dentro Dolores O’Riordan, nemmeno chi le stava più accanto e l’aveva vista tante volte lottare. Una sofferenza che lei aveva spesso raccontato nelle sue canzoni e che era stata acuita dalla fama. Voleva solo cantare, ma i riflettori, inevitabilmente, erano rimasti puntati su di lei.

“Nei primi tempi siamo finiti in un vortice di popolarità. Eravamo giovani e inesperti – ha ricordato Hogan -. A quei tempi non avevamo una vita al di fuori della band, però potevamo sempre scomparire nelle nostre famiglie. Lei no. Tutta l’attenzione era su di lei. Per Dolores è stata durissima. Era la leader del gruppo, una donna, i media volevano parlare sempre con lei, tornava a casa e non poteva uscire, la gente la fermava ovunque. Per questo motivo è andata a vivere a Toronto per tanto tempo in una sorta di bosco dove poteva fare le sue lunghe passeggiate e questo la rilassava molto. Gestire la fama è stato per lei qualcosa di enorme, non aveva tregua. Ma lì era tornata ad avere una vita normale. Poi, sai, le sono successe cose che hanno riacutizzato la sua fragilità, ha divorziato dopo 20 anni di matrimonio”.

E a riascoltarla oggi Zombie, la sua canzone più celebre, suona come un grido d’aiuto che forse non è mai stato compreso appieno. “Another head hangs lowly. Child is slowly taken. And the violence, caused such silence. Who are we mistaken?”, canta. “Un’altra testa pende verso il basso. Un bambino è portato via lentamente. E la violenza, ha causato così tanto silenzio. Ma chi stiamo fraintendendo?”.