Vincenzo Mollica a “Che tempo che fa”: “Con mia moglie da 50 anni grazie a Gaber”

Il giornalista è stato ospite di "Che tempo che fa" dove ha raccontato molto della sua vita: l'intervista di Fabio Fazio a Vincenzo Mollica

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Martina Dessì

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Un amore lungo 50 anni che oggi è la sua certezza. Vincenzo Mollica è stato ospite di Che tempo che fa dove, davanti a Fabio Fazio, ha raccontato della sua unione con Rosa Maria. Ha ricordato anche di come si sono conosciuti e dell’intervento di Giorgio Gaber che, grazie alle sue canzoni, li avrebbe fatti innamorare. Oggi, lo storico giornalista Rai si gode la pensione e cerca di vivere ogni giorno al massimo, nonostante le tante difficoltà causate dalla cecità, dal diabete e dal Morbo di Parkinson.

Rosa Maria, il grande amore di Vincenzo Mollica

La sua intervista era attesissima e non poteva essere che da lui, da Fabio Fazio, colui col quale per anni ha condiviso il lavoro in Rai. È stato sul balcone del Teatro Ariston per le storiche anteprime dei suoi Festival di Sanremo e oggi si ritrovano per raccontarsi degli anni del riposo, quelli in cui Vincenzo Mollica non vuole cedere neanche un minuto della sua vita che continua a vivere al massimo. E nella sua vita c’è anche lei, Rosa Maria, al suo fianco da 50 anni.

Sono debitore a Gaber. Quest’anno ho fatto 70 anni di vita, sono 50 anni che sto con mia moglie Rosa Maria e lo devo a Giorgio Gaber. Io avevo un vespino arancione, studiavo alla Cattolica dove studiava lei. Una sera c’era uno spettacolo di Gaber, ci andai con Rosa Maria e galeotto fu quel concerto. Ci siamo innamorati e da allora per 50 anni, non ci siamo più lasciati”. La coppia ha una figlia, Caterina, nata nel 1977″.

Poi, l’incontro con Giorgio Gaber al quale ha raccontato tutto: “Quando ho intervistato Giorgio gliel’ho detto: ‘Io e Rosa Maria ci siamo innamorati grazie alla passione per le tue canzoni’. E Giorgio mi ha detto: ‘Si vede che sono servite a qualcosa’”.

La cecità e il rapporto con Andrea Camilleri

Vincenzo Mollica ha sempre parlato con invidiabile disinvoltura della malattie che l’hanno colpito. In particolare della cecità: sapeva fin da bambino che sarebbe diventato non vedente totale e si è preparato a lungo per questo momento. Per molto tempo, ha condiviso la sua condizione con lo scrittore Andrea Camilleri: “Mi disse che quando avrei perso la vista – lui l’aveva persa qualche tempo prima – i sogni sarebbero diventati più vividi. I colori sarebbero diventati più nitidi. Prima di dormire lui non contava le pecorelle, si ripassava i quadri. Mi disse che dopo aver perso la vista, tutti gli altri sensi tornavano in soccorso: ‘Io che non avevo più gusto e olfatto, mi è tornato il gusto e riconosco il sapore della pasta ‘ncasciata’”.

Ha poi una medicina infallibile per i giorni più difficili ed è quella che ha sempre assunto, da tutta una vita: “Come sto? Diciamo che mi arrangio. Praticamente siamo a uno stadio che precede il rincog**onimento. Quando ci sono le giornate nere, basta avere un sorriso in tasca e io quel sorriso cerco di averlo sempre. Anche in queste giornate in cui non ci vedo, un sorriso di emergenza bisogna averlo. La memoria restituisce cose fantastiche”.