“Le Iene”, Elena Di Cioccio: “Sieropositiva da 21 anni, in trattamento per sempre”

Elena Di Cioccio ha scelto di parlare della sieropositività a "Le Iene": il monologo intenso, crudo, diretto

Foto di Serena De Filippi

Serena De Filippi

Lifestyle Editor

Lifestyle e Content Editor che scrive da tutta la vita: storie, racconti, libri, articoli, con una passione per i trend del momento.

Un monologo intimo e privato, quello di Elena Di Cioccio nella puntata de Le Iene del 28 marzo: un monologo in cui si è messa a nudo, e ha raccontato la sua vita oltre le telecamere. Nella trasmissione di Davide Parenti, l’ex Iena e conduttrice del programma ha voluto parlare di se stessa. “Ciao, sono Elena Di Cioccio, ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva”.

Le Iene, il monologo di Elena Di Cioccio sulla sieropositività

Elena Di Cioccio è stata uno dei volti più amati de Le Iene. Una Iena in piena regola, che ricordiamo con enorme affetto. Ha scelto di tornare nel programma, come ospite di Belen Rodriguez, parlando di sé, togliendo l’armatura e scegliendo di dare forza e coraggio a coloro che stanno attraversando il suo stesso cammino. Coloro che magari hanno appena scoperto di essere sieropositivi, o coloro che lo sanno da tempo, come lei, e non sono riusciti a parlarne apertamente.

“Ho l’Hiv, sono una di quelli con l’alone viola. Ero molto giovane quando questa diagnosi stravolse completamente la mia vita. All’inizio ho avuto paura di morire, poi di poter fare del male al prossimo. ‘E se contagi qualcuno?’, mi dicevo, ‘Non me lo perdonerei mai’.  Non è mai successo, non ho mai contagiato nessuno e non sono morta. (…) Se mi chiedi se sono una sopravvissuta, sono passata attraverso psicologi, psicoterapeuti, guri, sciamani. Oggi prendo una pillola sola. Una al giorno. E non sono più infettiva“.

Il percorso di accettazione

Ha scelto la strada della sincerità, ma soprattutto ha deciso di parlare della sieropositività in modo diretto e crudo, ammettendo di avere avuto una compagna “sgradita” durante il suo percorso di vita. La vergogna, così come la paura di contagiare qualcuno. Sentimenti negativi e contrastanti, che a lungo hanno prevalso su qualsiasi felicità.

“In questi  21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa. Ho vissuto la malattia come se fosse una colpa. Pensavo che tra me e l’altro, la persona peggiore fossi sempre io. Mi sentivo sporca, difettosa. (…) Sarò in trattamento per sempre. La malattia è cronicizzata. Non posso permettermi di non prendere i farmaci”.

E ha continuato: “Avevo timore di essere derisa, insultata, squalificata dal pregiudizio che ancora esiste nei confronti di noi sieropositivi. Così per difendermi, ho nascosto la malattia iniziando a vivere una doppia vita. Una sotto le luci della ribalta e un’altra distruttiva e depressa.

Come ha scoperto di essere sieropositiva

Dopo il monologo de Le Iene, è stata condivisa anche una intervista rilasciata a Vanity Fair, dove la Di Cioccio ha parlato della scoperta della malattia. “Era l’11 febbraio 2002 quando ho saputo dagli esami del sangue che ero infetta”. C’è stato anche spazio per ripercorrere quel momento buio della sua vita, dove ha pensato al suicidio. Era in un tunnel, e intanto viveva con due anime, la Iena di giorno, la Elena di notte.

“Sì, Elena di giorno, sana e superperformante, ed Elena di notte, depressa, malata”, nessuno si è mai accorto del suo dualismo interiore. “Mettevo in scena la sicurezza per nascondermi da chi non sapeva, e per rassicurare chi sapeva”. I farmaci antiretrovirali contro l’Hiv si trovano in una scatola sullo scaffale della cucina. C’è scritto “Ti amo” sulla scatola. “Così mi ricordo ogni mattina quello che non sono mai stata in grado di fare: volermi bene”.

Il segreto taciuto a lungo narrato nel suo libro

La forza di togliere l’armatura e di tirare fuori lo “scheletro” dall’armadio non è stata facile da trovare. Perché un “segreto” così ha un peso che può ferire. “Significa che non sei mai onesta con nessuno, è come non vivere. Avevo paura di essere me stessa, temevo di essere squalificata dalla partita. Ma la partita di chi?”. Poi, durante il lockdown, Elena Di Cioccio ha scelto di mettere insieme i frammenti dei suoi diari.

Nella solitudine, chiusa in una casa vuota, si è dedicata al suo libro, alla prima stesura. Cattivo sangue – questo il titolo – presenta al suo interno un ringraziamento speciale. “Mi scuso con chi non sapeva”. E, in un ultimo inno, la verità rende liberi: Elena ha scoperto il suo segreto. Non c’è più il dualismo tra Elena di giorno ed Elena di notte. C’è una donna che ha trovato il coraggio di essere se stessa, a ogni ora del giorno.